Bankitalia rivede al ribasso le stime sul Pil: +3,8%
MI SCAPPA DA RIDERE !
La ripresa dei contagi suggerisce cautela nelle previsioni per l’economia.
La Banca d’Italia rivede quindi un po’
al ribasso le stime del Pil per il 2022
diffuse nel dicembre scorso, prima
della quarta ondata Covid: ora la stima per il 2022 è +3,8%, rispetto al +4%
di dicembre, e dal 4,2% della Nadef a
ottobre. Il prodotto alla fine della
scorsa estate si collocava 1,3 punti
percentuali al di sotto dei livelli prepandemici, «li recupererebbe intorno
alla metà di quest’anno». Il primo
Bollettino economico dell’anno scrive che il Pil salirà del 2,5% nel 2023 e
dell’1,7% nel 2024. Le previsioni si basano su uno scenario con «riflessi negativi nel breve termine sulla mobilità e sui comportamenti di consumo
ma senza un severo inasprimento
delle misure restrittive» e con un’attenuazione dell’epidemia in primavera. La previsione sull’inflazione rispecchia le tensioni attuali: Bankitalia
stima che nel 2022 salga al 3,5% nella
media dell’anno in corso (ha chiuso a
3,9% a dicembre e media annua 1,9%
nel 2021) all’1,6% nel 2023 e all’1,7%
nel 2024: «L’inflazione ha raggiunto
livelli elevati nell’ultima parte del
2021, sospinta dalla crescita eccezionalmente marcata dei prezzi dei beni
energetici. Gli effetti di questi ultimi
si attenuerebbero progressivamente
nel corso del 2022 comportando una
graduale discesa dell’inflazione», e in
più prevede una crescita moderata
delle retribuzioni.
«Le prospettive di crescita - scrive
Via Nazionale - sono soggette a molteplici elementi di rischio, orientati
prevalentemente al ribasso. Nel breve termine l’incertezza è connessa
con il quadro sanitario, il cui deterioramento potrebbe determinare limitazioni alla mobilità e incidere sulla
fiducia di consumatori e imprese in
misura maggiore di quanto al momento incorporato nelle stime, ostacolando ulteriormente la ripresa dell’attività economica». Fattori di rischio sono inoltre legati alla possibilità che le tensioni sul lato dell’offerta
siano più persistenti e si trasmettano
all’economia reale in misura più accentuata, nonché all’eventualità di
un più prolungato indebolimento
del commercio mondiale. Nel medio
termine, le proiezioni rimangono
condizionate alla piena attuazione
dei programmi di spesa inclusi nella
manovra di bilancio e alla realizzazione completa e tempestiva degli
interventi previsti dal Pnrr. In questo
quadro il rialzo dei contagi e il conseguente peggioramento del clima di fiducia hanno penalizzato soprattutto la spesa per servizi.
In ripresa, sul mercato del lavoro,
le assunzioni a tempo indeterminato:
«La rimozione del blocco dei licenziamenti in tutti i settori non ha avuto
ripercussioni significative», sottolinea Bankitalia. Secondo il Bollettino
il numero di contratti di lavoro è quasi
tornato alla fine dello scorso anno sul
sentiero di crescita del 2018-19. La ripresa dell’occupazione è stata sospinta di contratti a termine, fortemente colpiti dalla pandemia nel
2020 ma dalla seconda metà del 2021
hanno ricominciato ad aumentare
anche le assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni. Alla fine
dell’anno in corso si stima che l’occupazione tornerebbe sui valori precedenti la pandemia in termini sia di
numero di occupati sia di ore lavorate. La ripresa dei consumi delle famiglia prosegue e salirà del 4,4% quest’anno ma nella prima parte del 2022
sarà frenata dall’aumento dei prezzi
dell’energia e dall’evoluzione della
pandemia che ha già indotto una
maggiore cautela nel quarto trimestre e nelle ultime settimane. «Il recupero dei consumi a livelli pre-pandemici si completerebbe con un ritardo
di circa un anno rispetto a quello del
prodotto». La crescita «tornerà in
maniera sostenuta dalla prossima
primavera, grazie al miglioramento
del quadro sanitario» e al raffreddamento dei prezzi dell’energia.
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