STUPIDA RAZZA

mercoledì 26 gennaio 2022

Bankitalia rivede al ribasso le stime sul Pil: +3,8%

 

MI SCAPPA DA RIDERE !

La ripresa dei contagi suggerisce cautela nelle previsioni per l’economia. La Banca d’Italia rivede quindi un po’ al ribasso le stime del Pil per il 2022 diffuse nel dicembre scorso, prima della quarta ondata Covid: ora la stima per il 2022 è +3,8%, rispetto al +4% di dicembre, e dal 4,2% della Nadef a ottobre. Il prodotto alla fine della scorsa estate si collocava 1,3 punti percentuali al di sotto dei livelli prepandemici, «li recupererebbe intorno alla metà di quest’anno». Il primo Bollettino economico dell’anno scrive che il Pil salirà del 2,5% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024. Le previsioni si basano su uno scenario con «riflessi negativi nel breve termine sulla mobilità e sui comportamenti di consumo ma senza un severo inasprimento delle misure restrittive» e con un’attenuazione dell’epidemia in primavera. La previsione sull’inflazione rispecchia le tensioni attuali: Bankitalia stima che nel 2022 salga al 3,5% nella media dell’anno in corso (ha chiuso a 3,9% a dicembre e media annua 1,9% nel 2021) all’1,6% nel 2023 e all’1,7% nel 2024: «L’inflazione ha raggiunto livelli elevati nell’ultima parte del 2021, sospinta dalla crescita eccezionalmente marcata dei prezzi dei beni energetici. Gli effetti di questi ultimi si attenuerebbero progressivamente nel corso del 2022 comportando una graduale discesa dell’inflazione», e in più prevede una crescita moderata delle retribuzioni. «Le prospettive di crescita - scrive Via Nazionale - sono soggette a molteplici elementi di rischio, orientati prevalentemente al ribasso. Nel breve termine l’incertezza è connessa con il quadro sanitario, il cui deterioramento potrebbe determinare limitazioni alla mobilità e incidere sulla fiducia di consumatori e imprese in misura maggiore di quanto al momento incorporato nelle stime, ostacolando ulteriormente la ripresa dell’attività economica». Fattori di rischio sono inoltre legati alla possibilità che le tensioni sul lato dell’offerta siano più persistenti e si trasmettano all’economia reale in misura più accentuata, nonché all’eventualità di un più prolungato indebolimento del commercio mondiale. Nel medio termine, le proiezioni rimangono condizionate alla piena attuazione dei programmi di spesa inclusi nella manovra di bilancio e alla realizzazione completa e tempestiva degli interventi previsti dal Pnrr. In questo quadro il rialzo dei contagi e il conseguente peggioramento del clima di  fiducia hanno penalizzato soprattutto la spesa per servizi. In ripresa, sul mercato del lavoro, le assunzioni a tempo indeterminato: «La rimozione del blocco dei licenziamenti in tutti i settori non ha avuto ripercussioni significative», sottolinea Bankitalia. Secondo il Bollettino il numero di contratti di lavoro è quasi tornato alla fine dello scorso anno sul sentiero di crescita del 2018-19. La ripresa dell’occupazione è stata sospinta di contratti a termine, fortemente colpiti dalla pandemia nel 2020 ma dalla seconda metà del 2021 hanno ricominciato ad aumentare anche le assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni. Alla fine dell’anno in corso si stima che l’occupazione tornerebbe sui valori precedenti la pandemia in termini sia di numero di occupati sia di ore lavorate. La ripresa dei consumi delle famiglia prosegue e salirà del 4,4% quest’anno ma nella prima parte del 2022 sarà frenata dall’aumento dei prezzi dell’energia e dall’evoluzione della pandemia che ha già indotto una maggiore cautela nel quarto trimestre e nelle ultime settimane. «Il recupero dei consumi a livelli pre-pandemici si completerebbe con un ritardo di circa un anno rispetto a quello del prodotto». La crescita «tornerà in maniera sostenuta dalla prossima primavera, grazie al miglioramento del quadro sanitario» e al raffreddamento dei prezzi dell’energia.

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