il 2021 è stato un anno di grande evoluzione per la blockchain. Andando oltre le quotazioni delle criptovalute, l’intero ecosistema ha registrato un salto di qualità che appare irreversibile: la capitalizzazione delle valute digitali è attorno ai due trilioni di dollari, l’exchange Coinbase si è quotato al Nasdaq, diverse società, Tesla in testa, hanno investito liquidità in cripto, sono nati i primi Etf, la Cina ha operato la stretta finale sul comparto, mentre El Salvador ha avviato un singolare esperimento di bitcoin a corso legale, si è alzato il focus su stablecoin e valute digitali di Banca centrale, l’Europa sta mettendo a punto una regolamentazione ad hoc per i cripto-asset (Micar). Insomma la “tokenized economy” si sta consolidando all’insegna della disintermediazione, in un alveo pur sempre sperimentale. Per la prima volta applicazioni diverse da quelle strettamente finanziarie si sono imposti al grande pubblico. Ne sono un esempio i “token non fungibili” (si veda articolo a fianco), strumento esploso nel corso dell’anno aprendo la strada verso una dimensione di metaverso, di nuovo Web3, che ambisce a ridurre il controllo di Big tech riportandolo nelle mani degli individui all’insegna della decentralizzazione. Un ambizione tutta da verificare, ma che si prefigura come la “next web revolution”, come indica l’Osservatorio Blockchain & distributed ledger del Politecnico di Milano che sarà presentato domani. «L’evoluzione conferma la crescita delle progettualità implementative a scapito degli annunci, di concerto con una crescente consapevolezza di aziende e istituzioni del valore della tecnologia blockchain che si sta affermando come quella che guiderà la nuova evoluzione di internet, il Web3», sottolinea Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio. In questo senso quello che il rapporto indica come “internet of value”, costituito dalle applicazioni incentrate sullo scambio di valore – criptovalute, stablecoin, monete digitali di Banca centrale – mette a portata di mano il “cash on chain”, forme di moneta legalmente riconosciute già pronte per essere utilizzabili su piattaforme blockchain che diventano fondamentali per un web decentralizzato facendo a meno di infrastrutture di pagamento tradizionali. Anche se le categorie non sono poi così nettamente separate, un secondo ambito di applicazione è quello “business”, in cui i processi aziendali tradizionali sono replicati utilizzando le tecnologie blockchain, che si sta sviluppando sulla base di obiettivi differenti. Il 37% dei progetti mappati utilizza strumenti di timestamping, di marcatura temporale per una maggiore verificabilità dei dati, il 59% ha creato piattaforme mirate a un migliore coordinamento delle parti coinvolte, solo il 4% ha sfruttato la programmabilità, portando processi complessi on-chain. «Molti dei progetti che hanno avuto inizialmente successo nel realizzare piattaforme di ecosistema – sottolinea il rapporto -, faticano a generare un valore tangibile che vada oltre la digitalizzazione dei processi di business e l’allargamento ad altri ambiti applicativi». Da segnalare in quest’ambito progetti ambiziosi come Tradelens, legato alla tracciabilità dei documenti nel trasporto intermodale, B3i, per la gestione delle riassicurazioni, Komgo per la trade finance nelle materie prime, e il progetto tutto italiano Spunta per la riconciliazione interbancaria. A conferma della nuova prospettiva, la crescita più forte si è registrata nell’ambito delle applicazioni per il web decentralizzato: anche se ancora minoritari, questi progetti sono quintuplicati a 53 (quelli aziendali sono diminuiti a 116 e quelli di internet of value sono pari a 74, neanche raddoppiati). Si tratta non tanto di replicare processi tradizionali, ma sviluppare soluzioni del tutto innovative mediante applicazioni decentralizzate (dApps) e Nft. Le aziende tradizionali rimangono ancora piuttosto diffidenti di fronte a processi che sembrano sfuggire loro di mano. Ma intanto si vanno sviluppando anche sistemi di governance distribuita come le Dao, organizzazioni decentralizzate gestite direttamente dagli utenti attraverso smart contract su blockchain. In questo mondo che si va delineando l’Italia rimane in una situazione di attesa. Gli investimenti delle aziende sono sui livelli del 2019 - 28 milioni di euro nel 2021 rispetto ai 23 del 2020 e ai 30 del 2019 – trainati sempre dal settore finanziario e assicurativo. Eppure i consumatori italiani sembrano più avanti, visto che, per quanto riguarda le criptovalute, più di un italiano su dieci ha dichiarato di averle acquistate. «L’Italia non deve perdere l’occasione. Si tratta in primo luogo di adottare una strategia di lungo periodo creando le condizioni per lo sviluppo in una logica di ecosistema: ma in questo senso manca ancora una cultura adeguata di collaborazione. A questo bisogna aggiungere anche una generale carenza di adeguate competenze interne alle aziende e un clima complessivo non particolarmente favorevole a questi strumenti», conclude Portale.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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