L’adozione da parte dell’Unione europea di una
classificazione delle fonti di energia con cui
convogliare investimenti per centinaia di
miliardi di euro in modo da finanziare la
transizione climatica si sta rivelando un
percorso ad ostacoli. Le critiche emerse fin dalla
settimana scorsa sono state confermate anche
ieri, a margine di una riunione ministeriale a
Bruxelles. Il benestare al provvedimento appare
arduo, ma non ancora impossibile.
La proposta di tassonomia – formalmente un
atto delegato adottato dalla Commissione con il
via libera di Consiglio e Parlamento – è stata
oggetto in queste ultime settimane di numerose
opinioni, provenienti da un gruppo di esperti e
naturalmente dai governi nazionali. Le critiche
non sono mancate. Alcuni hanno contestato la
presenza a seconda dei casi del nucleare o del
gas nella classificazione delle fonti energetiche
rispettose dell’ambiente.
«Stiamo ora analizzando le risposte ricevute
dagli Stati membri e dal gruppo di esperti sulla
finanza sostenibile – spiegava ieri Daniel Ferrie,
portavoce della Commissione europea -. La
nostra intenzione è di adottare velocemente
l’atto delegato. È troppo presto per commentare
in dettaglio la sostanza delle opinioni ricevute».
In questo momento prevale a Bruxelles il
desiderio di non modificare in profondità la
delicata proposta presentata a cavallo dell’anno.
La bozza di atto delegato messa a punto
dall’esecutivo comunitario è il risultato di un
sofisticato equilibrio tra diversi interessi
nazionali, sensibilità ambientali, esigenze
economiche. Difficile in queste circostanze
rimettere mano alla sostanza della proposta,
senza mettere a repentaglio l’intera
classificazione. Si tratterebbe quindi di
aggiustare ai margini il testo, ricordando che
alcuni paesi chiedono la presenza del nucleare e
altri la presenza del gas.
In un’intervista ad alcuni media, tra cui
l’Ansa, il commissario al Bilancio, il popolare
austriaco Johannes Hahn, ha annunciato che nel
collegio dei commissari voterà contro il testo, se
questo non verrà modificato rispetto alla bozza
di fine dicembre. Dal canto suo, il ministro
dell’Industria e del clima tedesco Robert Habeck
ha osservato: «La mia opinione politica
personale è che, se l’energia nucleare rimanesse
nella proposta così com’è ora, la Germania
dovrebbe respingerla».
Sappiamo che tra i paesi membri, oltre
all’Austria, anche la Spagna, il Lussemburgo e
la Danimarca hanno criticato aspramente la
proposta comunitaria. L’atto delegato può
solo essere respinto dal Consiglio e dal
Parlamento. In Consiglio c’è bisogno di una
maggioranza qualificata rafforzata,
obiettivamente difficile da ottenere (72% dei
paesi, 65% della popolazione). Più facile forse
bloccare il testo in Parlamento dove basta una
maggioranza semplice.
Secondo le informazioni raccolte qui a
Bruxelles, un voto negativo in Consiglio appare
a tutta prima difficile, sulla base dei paesi che si
sono finora espressi. Mentre in Parlamento c’è
più incertezza perché la vena ambientalista è
evidente. Al tempo stesso, quando si tratta di
votare su un atto delegato della Commissione
europea gli europarlamentari si esprimono più
secondo la linea del loro paese che secondo le
loro convinzioni ideologiche.
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