STUPIDA RAZZA

mercoledì 26 gennaio 2022

Cade anche il Bitcoin: valore sotto i 40mila $, calo del 45% da novembre

 

Momento difficile per il Bitcoin, sceso sotto i 40mila dollari, con un minimo intraday sotto area 38mila. Si tratta del prezzo che esibiva lo scorso agosto. Dai massimi a 69mila toccati il 9 novembre il ribasso arriva al 45%. Come accade sistematicamente, l’andamento di Bitcoin impatta poi su quello delle altre criptovalute che in molti casi stanno ritracciando con proporzioni più elevate. Ai valori attuali la capitalizzazione dell’industria delle criptovalute è scesa di 1.000 miliardi di dollari (a 1.850 miliardi) rispetto al top di novembre in cui aveva sfiorato i 3mila miliardi. Il fattore che ha scatenato quest’ultimo “dump” non sembra però di natura fondamentale - dato che l’industria cripto continua ad avanzare e a contaminarsi con l’economia tradizionale come testimonia il crescente interesse di numerosi colossi su settori come ntf (non fungible token), metaversi e altre applicazioni della blockchain - ma potrebbe essere legato alla crisi geopolitica che, partendo dalle minacce del presidente della Russia Vladimir Putin di invadere l’Ucraina, si è allargata al mondo occidentale. Con il presidente degli Usa Joe Biden che, in prima fila, ha a sua volta minacciato sanzioni severe nei confronti della Russia, paventando persino restrizioni sull’utilizzo di dollari. Ed è qui che questa partita a scacchi coinvolge anche le criptovalute. In che modo? «Con un timing quantomeno sospetto, dopo l’“avvertimento” di Biden sui dollari, la Banca centrale russa ha pubblicato un paper nel quale propone un ban sul trading e il mining di criptovalute - spiega Stefano Bargiacchi», analista crypto Directa sim. Solo una proposta al momento, che però qualche effetto lo ha già avuto. Nella notte tra il 20 e il 21 gennaio - poche ore dopo il paper della banca centrale - su Binance, il più grande exchange al mondo di criptovalute, un anonimo investitore ha prelevato 83 milioni di dollari digitali (Usdt) stando a quanto rilevato da “Whale alert”, un profilo twitter che monitora costantemente le più grandi movimentazioni attribuibili a grandi operatori (detti “balene”) all’interno delle varie blockchain. «Movimenti del genere consentono di collegare l’attuale crisi geopolitica tra Stati Uniti e Russia alle criptovalute - prosegue Bargiacchi -. Di fronte a potenziali divieti o restrizioni è ragionevole pensare che i grandi investitori russi che detengono criptovalute possano prelevarle e metterle in sicurezza in anticipo. La mossa della Banca centrale russa potrebbe essere arrivata per proteggere il rublo da un’eventuale fuga di capitali verso le criptovalute, a seguito delle tensioni crescenti tra i due Paesi». Non va poi dimenticato che in questa fase è forte la correlazione tra l’indice Nasdaq di Wall Street e le criptovalute. Un po’ perché molte aziende tech stanno investendo nel settore ma anche perché Bitcoin tende a soffrire le fasi di turbolenza sui mercati azionari e di de-risking da parte degli investitori istituzionali, il cui peso nel settore crypto è cresciuto negli ultimi anni. Quindi quando alleggeriscono i portafogli dalle componenti più speculative vendono anche criptovalute.

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