STUPIDA RAZZA

lunedì 24 gennaio 2022

Supply chain, brand, finanza: quando gli Nft vanno oltre l’arte

 



I n Cina a fine mese sarà operativa una piattaforma blockchain a disposizione di singoli e aziende, che dovrà fare a meno delle criptovalute, rigorosamente al bando. La Blockchain Services Network sarà l’infrastruttura pubblica (ma permissionless) incaricata dello sviluppo di Nft, per la creazione e la gestione di quei token non fungibili esplosi nel corso dell’ultimo anno nel campo dell’arte e dei collectibles. I colossi cinesi li stanno già cavalcando, chiamandoli “collectibles digitali” proprio per prendere le distanze dal mondo cripto. Ant Group del gruppo Alibaba e Tencent Holdings sono stati i primi a muoversi, seguiti poi da Jd.com e Baidu. Anche l’agenzia ufficiale Xinhua ha lanciato alla vigilia di Natale più di 100mila immagini via Nft. Oltre che nell’idea in sè, l’innovazione presentata da Pechino sta nella drastica riduzione dei costi: l’emissione di un Nft costerà 0,05 yuan, meno di un centesimo di dollaro. Mettendo così alla portata di tutti quella che Pechino descrive come “tecnologia rivoluzionaria di database”. La blockchain sarà gestita da un gruppo definito di attori, ma sarà aperta a tutti, singoli cittadini e aziende. Per farne che? Per esempio, per la gestione dei diplomi scolastici o il registro delle targhe automobilistiche: forse non andrà a sostituire il Pra locale, ma a ogni targa potranno essere agganciati chilometraggio, numero di motore, storia di incidenti e riparazioni, a disposizione delle compagnie assicurative. La Cina scommette quindi su uno strumento che sta cercando un suo valore oltre l’arte. Le applicazioni potenzialmente sono numerosissime, anche in ambiti che spaziano dall’identità digitale ai servizi della nuova finanza decentralizzata. Per fare un esempio vicino, San Marino ha iniziato a sperimentare il Green Pass via Nft. Cercando di semplificare, il token non fungibile è un “contenitore tecnologico”, un gemello digitale  che rappresenta in maniera unica e immodificabile un bene o un diritto. Chi si è aggiudicato per 69 milioni di dollari ”Everydays” dell’artista digitale Beeple via Nft ha la certificazione della proprietà esclusiva legata all’opera digitale. Per di più ogni eventuale passaggio di proprietà successivo dell’opera prevede automaticamente diritti di compenso a favore dell’autore. Il copyright è uno degli ambiti più interessanti per gli Nft, tanto che la Siae ha già avviato un processo per la progressiva trasposizione in token dei diritti d’autore. Tramite gli Nft sono stati introdotti i concetti di proprietà e di scarsità anche nel mondo digitale, dove per definizione tutto – dai testi alle immagini ai file musicali e video - è replicabile all’infinito. Per questo è stato utilizzato nell’ambito dell’arte, della musica e dei collectibles, dalle immagini dell’Nba americana ai Cryptokitties e agli oggetti utilizzati nei videogame e, in prospettiva, nel mondo virtuale del Metaverso fino al Web3. Ma prima di addentrarci nei mondi virtuali futuribili vediamo come gli Nft possono essere utilizzati già oggi nel mondo business. Un primo ambito in cui i token non fungibili sono stati utilizzati è quello della moda: dal semplice asset digitale da mettere in mostra all’utilizzo per l’engagement del cliente grazie a contenuti esclusivi fino agli oggetti da utilizzare solo nei mondi virtuali, diversi brand della moda, da Gucci a Nike, ne stanno esplorando le potenzialità. Balenciaga e Diesel sono arrivate a creare divisioni apposite per ripensare aziende e business quando magazzino, comunicazione, vendite saranno traghettate nei nuovi mondi virtuali. «Oggi lo spettro di utilizzo degli Nft è limitato ai settori ad alta marginalità con distribuzione digitale – sintetizza Francesco Pagano, head of sales di Qibee, startup svizzera attiva nella creazione di Nft -. La blockchain è un grande liberatore di efficienza anche in chiave di tracciabilità e di supply chain, ma le aziende non riescono a vedere il ritorno di investimenti cospicui: il marketing diventa quindi un grimaldello per dimostrare gli impatti che la tecnologia può avere per far lievitare le vendite». Eppure la rappresentazione univoca del valore insito nell’Nft punta per sua natura ad avere impatti diretti sul conto economico: «In un sistema in cui non tutti i soggetti si conoscono, come la filiera di un’azienda, l’effetto è quello di minimizzare il capitale in termini di fiducia necessaria nei vari processi: non genera fiducia, ma semplifica i processi e quindi riduce i costi», afferma Pietro Grassano, business solutions director Europe di Algorand, azienda che ha creato una piattaforma blockchain alternativa a ethereum per la gestione di Nft e smart contract connessi. Così un consorzio come Italia Olivicola ha utilizzato questi strumenti per il tracciamento della produzione di olio mentre Devoleum è una app decentralizzata per certificare l’olio biologico. In qualche modo legato al concetto di supply chain è la soluzione proposta da Entheosoft che declina la tracciabilità delle informazioni interne alle aziende in chiave di compliance della Gdpr. Strizza l’occhio al mondo dell’arte, ma in tutt’altra chiave, il progetto di AerariumChain, pensato per certificare lo stato delle opere d’arte in fase di spostamento dai musei, tenendo traccia dei singoli passaggi. Qui sorge uno dei nodi che limitano la portata dell’Nft: al netto di opere nativamente digitali, la stragrande maggioranza degli usi di validazione riguarda oggetti fisici, beni e diritti che si formano al di fuori della blockchain: «Nell’ipotesi di un diritto legato a un bene fisico, nell’Nft viene incorporata la certificazione dell’esistenza di quel bene o di diritti ad esso riferibili che sono conseguenza di contratti e atti stipulati off-chain: resta quindi sullo sfondo il problema della veridicità di quello che viene inserito nel “contenitore” digitale dell’Nft», sintetizza Andrea Conso, avvocato esperto di criptovalute. Nella ricerca del valore vero del token non fungibile, ai costi non indifferenti - che però possono essere aggirati con piattaforme sul modello cinese - si aggiunge l’incertezza della corrispondenza con la realtà del bene o del diritto: una volta inserito nella blockchain il dato non veritiero viene replicato all’infinito senza possibilità di poterlo correggere.

Nessun commento:

Posta un commento