STUPIDA RAZZA

giovedì 27 gennaio 2022

La visione di una internet disintermediata e senza padroni

 

Partiamo dalle certezze: nessuno oggi sa con precisione che forma avrà il metaverso, forse neppure Mark Zuckerberg. D’altra parte neanche Tim Berners-Lee quando scrisse le prime righe di codice del World Wide Web immaginava cosa sarebbe nato sopra quella rete. Adesso siamo allo stesso punto: lo sviluppo di tutta una serie di strumenti inizia a delineare una realtà, ancora indeterminata, che punta verso l’internet di terza generazione, il cosiddetto Web3. Ma che per ora si ferma al metaverso (non sappiamo neanche se maiuscolo o minuscolo). Ognuno è pronto a dire la sua. Per il Ceo di Epic Games Tim Sweeney sarà «una componente da diversi trilioni di dollari dell’economia globale». Il Ceo di Nvidia Jensen Huang è sulla stessa linea d’onda: «Una nuova economia più grande di quella attuale». Per il capo di Microsoft Satya Nadella permetterà di «embeddare il computing nel mondo reale e il mondo reale nel computing», per il numero uno della cinese Tencent renderà «il mondo virtuale più reale e arricchirà il mondo reale con esperienze virtuali». Il venture capitalist Matthew Ball aggiunge che sarà «un network interoperabile di mondi virtuali in 3D e real time che potranno essere utilizzati contemporaneamente da un numero infinito di utenti». Zuckerberg, che ci ha puntato 10 miliardi di dollari, lo vede come «un video molto più immersivo, qualcosa in cui una persona potrebbe rimanere tutto il giorno». Possiamo quindi immaginarlo come un luogo online in cui internet si integra con la realtà aumentata e quella virtuale, con esperienze di entertainment, di gaming e di lavoro a distanza. Realtà di questo genere le abbiamo già viste, oltre a quella immaginata da Neal Stephenson nel lontano ’92 nelle pagine di Snow Crash dove per la prima volta è comparso il “metaverso”. Una realtà simile è quella di Second Life - e non è un caso che il suo ideatore Philip Rosedale sia tornato ai Linden Lab per rilanciare uno dei primi mondi virtuali. Ma simili sono anche tanti videogiochi degli ultimi decenni e, se vogliamo, quella realtà ibrida a distanza in cui tutti noi abbiamo vissuto in questi due anni. La vera novità della visione del Web3 è che qualsiasi cosa si faccia nella nuova realtà ciascuno sarà proprietario della propria identità e dei propri asset, che saranno multi piattaforma e interoperabili, potranno essere utilizzato in diverse realtà. Se la prima internet era basata sulla condivisione di testi da “leggere” e la seconda sulla condivisione e sulla possibilità per ciascuno di “scrivere” e partecipare, la parola d’ordine della terza sarà il “possesso”: ciascuno potrà contribuire alla costruzione della nuova realtà con oggetti e diritti di sua proprietà. Il potere - questa la visione - sarà così in mano dei singoli, non più solo a Google, Facebook & Co. Lo strumento abilitante è già disponibile: la blockchain, le criptovalute e i token non fungibili (Nft), volani di decentralizzazione. Sono basati su blockchain i nuovi mondi virtuali come Decentraland e Sandbox. E, guarda a caso, Facebook ha lanciato il Metaverso dopo aver già intrapreso il percorso per la creazione di una propria criptovaluta, una stablecoin legata al dollaro. Ma non ha tenuto conto di dover fare i conti con i diversi metaversi (con la m minuscola) già sviluppati in rete. Per la cronaca Berners-Lee ha messo all’asta il codice sorgente del Web lo scorso anno via Nft (portando a casa 5,4 milioni di dollari). Forse neanche questo è un caso.  

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