STUPIDA RAZZA

lunedì 31 gennaio 2022

Strategia europea per l’agricoltura, rischio tagli alle produzioni italiane

 

Riduzione del 50% dei pesticidi, riduzione del 20% dei fertilizzanti e almeno il 25% dei terreni coltivati a biologico entro il 2030. Questo ha chiesto l’Unione europea ai suoi contadini attraverso la strategia Farm to Fork. Ma quale sarà l’impatto sui raccolti europei di questi tre obiettivi insieme? Per l’Italia, il prezzo da pagare potrebbe essere alto: la produzione di pomodori e quella di mele calerà del 20%, quella di uva da vino addirittura del 24%, mentre per l’olio d’oliva si potrebbe profilare un catastrofico crollo del 40%. Non andrà meglio agli altri grandi Paesi europei: in Francia, per esempio, la vendemmia subirà perdite del 28%. La Germania produrrà il 26% di luppolo in meno per fare la birra e il 15% in meno di grano. La Spagna dovrà rinunciare al 20% delle sue olive e al 30% dei suoi agrumi. Mentre la Polonia, ormai tra i principali produttori europei di mele, dovrà dire addio alla metà del suo raccolto. Numeri pesantissimi. A metterli nero su bianco, dopo un anno di ricerche, è la prestigiosa università olandese di Wageningen, nell’ambito di uno studio commissionato da CropLife Europe e cofinanziato dal Copa-Cogeca. La prima raccoglie le principali industrie europee dell’agrochimica, ed è lecito pensare che siano di parte, ma il secondo è  l’organismo che riunisce le più grandi associazioni degli agricoltori della Ue, e qui è più difficile sostenere che siano tutte indistintamente dalla parte dei pesticidi. «La verità è che questo è già il quarto studio sul tema, dopo quello dell’Usda americana, dell’Università tedesca di Kiel e del Centro di ricerca della Commissione europea» ricorda Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela: il suo, secondo il report, sarà tra i settori più colpiti. «In ciascuno di questi studi le percentuali sono diverse - prosegue - ma quello che le accomuna è il segno meno di fronte alle previsioni sulla produzione. È necessario che la politica si fermi e faccia un supplemento di riflessione. Nessuno vuole fermare il processo verso la sostenibilità, ma appare quanto mai necessario adeguarlo nei metodi e negli strumenti, per mitigarne l’impatto. Se non si adattano i processi, invece del Green deal, avremo solo un Green dream». Un grande sogno, insomma, la cui realizzazione sarà impossibile. Il Copa-Cogeca è pronto a consegnare il nuovo studio nelle mani dei funzionari della Commissione europea. In gioco c’è il futuro del reddito degli agricoltori del continente, già oggi duramente provati dal caro-materie prime e dalla fiammata dei costi dell’energia. Ma c’è anche il futuro dei consumatori: «Il calo quantitativo delle produzioni ci allarma - spiega Davide Vernocchi, coordinatore ortfrutta di Alleanza cooperative - ma a preoccuparci è anche il calo qualitativo dei prodotti, visto che avremo a disposizione meno ritrovati per prendercene cura. Il consumatore sarà disposto a pagare la stessa cifra di oggi, o forse anche qualcosa di più, per un chilo di mele con le macchie nere sulla buccia? O preferirà acquistare quelle cilene, che non dovendo sottostare ai vincoli del Farm tu Fork saranno più belle e meno care?». Secondo lo studio dell’università di Wageningen, con una produzione di uva e olive così ridotta l’Italia andrà anche incontro a un aumento del prezzo del vino e dell’olio di oltre il 20%. Il che aprirebbe la porta a produzioni extra-europee meno controllate. Non possiamo invece riconvertirci in fretta a ritrovati più green, in modo da evitare la debacle nei campi d’Europa? «Sono vent’anni che lavoriamo a ritrovati non chimici e molto è già stato fatto - dice Vernocchi - il problema però è che ci vuole altro tempo e altra tecnologia. Il miglioramento genetico, in particolare, potrebbe essere la nuova frontiera, ma ancora la legge europea non ne permette l’utilizzo».

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