STUPIDA RAZZA

mercoledì 26 gennaio 2022

Produzione di motori già calata di un terzo

Un terzo dei volumi persi tra 2020 e 2021, un calo che raggiunge il 35% se confrontato con il 2016. Le fabbriche Stellantis dove si producono motori (637.400 l’anno scorso, erano quasi un milione cinque anni fa) in Italia soffrono l’impatto della transizione tecnologica e il calo della domanda sul mercato. Il ceo Carlos Tavares ha visitato questa settimana due dei principali stabilimenti, Termoli e Pratola Serra. Al centro degli incontri il futuro industriale di queste realtà, che dovranno far fronte al progressivo ridimensionamento delle motorizzazioni tradizionali. Un sistema che conta 7.500 addetti diretti tra motori, cambi e basamenti (Teksid) e che negli ultimi cinque anni ha già perso oltre 1.100 addetti. «L’arco temporale che abbiamo di fronte è molto stretto e servono risposte che rassicurino nel breve periodo sia i lavoratori che il Paese. Gli stessi obiettivi annunciati da Stellantis entro il 2030, 70% di elettrico nelle produzioni per Europa e 40% per gli Usa – argomenta Ferdinando Uliano, responsabile settore Automotive per la Fim-Cisl – evidenziano la necessità e l’urgenza di garanzie per le prospettive future di oltre 7mila lavoratori del gruppo che in Italia operano sui motori tradizionali. Quota che raddoppia se consideriamo anche l’indotto collegato». Agli stabilimenti di Termoli - con alle spalle volumi quasi dimezzati in 5 anni – e di Pratola Serra – focalizzato sulle alimentazioni diesel – si affianca la realtà della Vm di Cento, a Ferrara – specializzata in diesel ad alta cilindrata – accanto alle Meccaniche di Mirafiori e la fabbrica di Verrone, entrambi in Piemonte, dove si producono cambi e componenti per i motori a combustione, oltre alla Teksid specializzata in basamenti per motori. «La situazione più critica è certamente quella dello stabilimento di Cento – analizza Uliano – dove gran parte delle produzioni sono sul motore diesel V6, destinato in prevalenza a vetture del mercato nord americano». Lo stabilimento in provincia di Ferrara ha registrato un crollo occupazionale più importante rispetto agli altri poli negli ultimi 5 anni, pari al – 36% della forza lavoro e del 17% dei volumi secondo l’indagine della Fim-Cisl, con cig per un terzo dei lavoratori anche nel corso del 2021. «Nonostante gran parte delle produzioni siano destinate al mercato americano, dove gli obiettivi per elettrico sono meno stringenti che in Europa, si sono riscontrati alcuni blocchi nei progetti di sviluppo del V6 di quarta generazione che ci preoccupano fortemente» aggiunge Uliano. Molto più definita, soprattutto dopo la conferma di Tavares, è la situazione di Pratola Serra, in provincia di Avellino. L’assegnazione dei motori Euro 7 diesel B22 per tutti i veicoli commerciali del gruppo Stellantis è positiva perché consentirà dal 2024 un potenziale raddoppio dei volumi, come stimano i sindacati. «Il nuovo motore – aggiunge Uliano sarà destinato a tutti i veicoli di Sevel e quelli del futuro stabilimento polacco del Gruppo. Certo, restano dei punti di incertezza legati all’erosione della quota di mercato dei diesel a fronte dei nuovi motori elettrici e ad idrogeno e al blocco previsto nel 2040 delle produzioni di motori a gasolio imposto dall’Europa». Il progetto più strategico per Stellantis in Italia, con ricadute sull’intero indotto automotive del Paese, è quello della Gigafactory da realizzare a Termoli. Annunciato da Tavares l’estate scorsa, il progetto sembra però ancora tutto da definire a livello governativo. Con più di qualche incognita che preoccupa il mondo del lavoro. «Senza Gigafactory in prospettiva tutti gli stabilimenti sono a rischio» dice Uliano. I volumi dello stabilimento lucano in particolare si sono quasi dimezzati negli ultimi cinque anni. «Per noi è fondamentale che si apra nei prossimi giorni con i vertici di Stellantis Europa e con il Mise – insiste Uliano – un dialogo su come governare questo processo che vedrà l’erosione nei volumi sui motori endotermici, finalizzato anche a definire quali saranno gli interventi di “reindustrializzazione” sia sul fronte della componentistica elettrica per le nuove motorizzazioni che nell’ambito dei semiconduttori». Serve una strategia, dunque, per spostare la catena delle forniture nel paese.


Nessun commento:

Posta un commento