ECCO CHI SONO I VERI VINCITORI !
I risultati trimestrali sopra le attese per
due colossi bancari americani quali
Bank of America e Morgan Stanley e
della conglomerata Procter & Gamble
hanno dato ossigeno alle Borse europee, e alleggerito i timori dei rialzi dei
tassi. In Europa l’unica piazza negativa
è Milano (-0,4%) appesantita dalle discese di Tim, Stm e Prysmian.Dai bilanci di una coppia di grandi
banche americane arrivano segnali
che provano a rincuorare investitori
e mercati preoccupati agli inizi del
2022 per le incognite sui bilanci
aziendali, sulla salute dell’economia, sui tassi e sulla politica monetaria. Bank of America e Morgan
Stanley hanno chiuso l’anno scorso
non solo battendo le previsioni, ma
hanno migliorato gli utili anche nel
quarto trimestre dell’anno. Morgan
ha riportato un aumento del 9% e
Bofa del 28 per cento. Altri grandi
marchi della finanza e di Wall Street
finora avevano spesso sollevato il
sipario su performance migliori
delle previsioni ma segnate da declini dei profitti.
In Borsa, in risposta ai conti, Morgan Stanley ha guadagnato fino a più
del 3%; Bank of America in serata poco più dell’1 per cento. Le piazze azionarie sono tuttavia rimaste in preda
al nervosismo: i principali indici
americani, l’S&P 500, il Dow Jones e
il Nasdaq, hanno oscillato tutto il
giorno sopra e sotto la parità e in serata risultavano ribasso anche più di
mezzo punto. In Europa lo Stoxx 600
è salito dello 0,23%, il Dax tedesco
dello 0,2%, il Cac francese dello 0,5%,
l’Ftse londinese dello 0,3 per cento.
Milano è arretrata dello 0,4 per cento.
L’alta finanza americana, concludendo la stagione delle sue nuove
trimestrali, ha tenuto banco. Se a
conti fatti i bilanci delle principali sei
banche sono stati a loro volta contrastati, hanno ugualmente archiviato
un 2021 d’oro: includendo JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e
Wells Fargo, hanno rastrellato profitti record per l’intero anno superiori ai 160 miliardi di dollari. Le performance nell’ultimo trimestre sono
state sostenute dall’investment
banking, anzitutto da un boom di fusioni e acquisizioni che appare destinato a proseguire. Ha invece frenato
il trading, gran motore del business
durante la pandemia. E sono in aumento le spese, da investimenti in
tecnologia a compensi per trattenere talento. I conti, con miglioramenti
nella voce sui proventi netti da interessi, hanno anche suggerito come
gli istituti potrebbero progressivamente avvantaggiarsi di rilanci del
più tradizionale business nei prestiti:
in assenza di rovesci economici, potranno contare su una maggior domanda e accelerati aumenti dei tassi
nel clima di lotta all’inflazione da
parte della Federal Reserve.
Morgan Stanley
Più di altre è stata la società guidata
da James Gorman a salire nelle ultime ore alla ribalta con utili nel quarto trimestre 2021 per 3,7 miliardi, pari a 2,01 dollari per azione contro gli
1,94 attesi. Le entrate sono lievitate
del 7% a 14,5 miliardi. Per l’anno gli
utili sono stati di 15 miliardi, un massimo storico e un’impennata di circa
il 37% dal 2020. L’investment
banking negli ultimi tre mesi è lievitato del 6%; al contrario il trading in
azioni e obbligazioni ha risentito di
un’identica flessione percentuale.
L’attività di gestione patrimoniale,
punto di forza frutto di una strategia di diversificazione in corso da tempo, ha registrato aumenti delle revenue del 10 per cento. I proventi netti
da interessi sono balzati del 16 per
cento. E le spese legate ai compensi
sono aumentate del 18%, meno che
presso alcuni concorrenti.
Bank of America
La banca capitanata da Brian Moynihan si è affiancata a Morgan sollevando il sipario su profitti trimestrali per 7,01 miliardi, pari a 82 centesimi per azione rispetto ai 77 anticipati. Una performance aiutata da
un paragone agevole con il quarto
trimestre 2020, quando aveva fatto
meno bene delle rivali. Ha tuttavia
chiuso il 2021 con utili annuali per
32 miliardi rispetto ai meno di 18
miliardi del 2020. Le entrate trimestrali sono lievitate del 10% a 22,06 miliardi. Hanno brillato le commissioni da investment banking, impennatesi del 25% a 2,38 miliardi,
mentre le entrate da trading sono
scese del 4 per cento. I proventi netti
da interessi - che appunto riflettono
il guadagno della banca sui prestiti,
segmento significativo per la seconda banca Usa alle spalle di JP
Morgan - sono saliti dell’11 per cento. E l’istituto ha riportato una crescita dei prestiti, trimestrale e annuale, del 6 per cento. Le spese legate a compensi sono state contenute
a un incremento del 10 per cento.
Le altre banche
Nei giorni scorsi avevano già riportato i bilanci gli altri grandi marchi
dell’alta finanza statunitense, evidenziando alle spalle delle differenze di performance tratti comuni che
rivelano tanto punti di forza che sfide aperte. JP Morgan ha battuto le
attese ma sofferto un declino del 14%
nei profitti, a 10,4 miliardi, anche se
il “tesoro” record per l’anno è stato
di 48,3 miliardi. Nell’ultimo scorcio
ha frenato il trading, dell’11%, mentre ha marciato l’investment
banking, con le commissioni da
M&A balzate dell’86 per cento. In
miglioramento, come per altre banche, i proventi netti da interessi. Citigroup ha registrato una flessione
dei profitti trimestrali del 26% a 3,2
miliardi, pur superando le previsioni e quasi raddoppiando gli utili annuali a 22 miliardi. In evidenza l’investment banking, il trading ha invece visto le entrate diminuire del 17
per cento. Goldman Sachs ha risentito del primo declino trimestrale
degli utili nell’anno, del 13% a 3,94
miliardi, sotto le attese pur se per
tutto il 2021 i profitti hanno raggiunto i 21,6 miliardi. L’investment
banking nel trimestre è cresciuto del
45 per cento. Hanno però pesato,
con declini del 7% nel trading, le spese nei compensi, salite nel 2021 del
33 per cento. Wells Fargo, la più tradizionale delle grandi banche americane, ha visto i profitti trimestrali
salire dell’86% a 5,75 miliardi, coronando utili annuali per 21,5 miliardi.
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