STUPIDA RAZZA

domenica 23 gennaio 2022

I bilanci delle banche Usa sostengono le Borse europee

 

ECCO CHI SONO I VERI VINCITORI !


I risultati trimestrali sopra le attese per due colossi bancari americani quali Bank of America e Morgan Stanley e della conglomerata Procter & Gamble hanno dato ossigeno alle Borse europee, e alleggerito i timori dei rialzi dei tassi. In Europa l’unica piazza negativa è Milano (-0,4%) appesantita dalle discese di Tim, Stm e Prysmian.Dai bilanci di una coppia di grandi banche americane arrivano segnali che provano a rincuorare investitori e mercati preoccupati agli inizi del 2022 per le incognite sui bilanci aziendali, sulla salute dell’economia, sui tassi e sulla politica monetaria. Bank of America e Morgan Stanley hanno chiuso l’anno scorso non solo battendo le previsioni, ma hanno migliorato gli utili anche nel quarto trimestre dell’anno. Morgan ha riportato un aumento del 9% e Bofa del 28 per cento. Altri grandi marchi della finanza e di Wall Street finora avevano spesso sollevato il sipario su performance migliori delle previsioni ma segnate da declini dei profitti. In Borsa, in risposta ai conti, Morgan Stanley ha guadagnato fino a più del 3%; Bank of America in serata poco più dell’1 per cento. Le piazze azionarie sono tuttavia rimaste in preda al nervosismo: i principali indici americani, l’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq, hanno oscillato tutto il giorno sopra e sotto la parità e in serata risultavano ribasso anche più di mezzo punto. In Europa lo Stoxx 600 è salito dello 0,23%, il Dax tedesco dello 0,2%, il Cac francese dello 0,5%, l’Ftse londinese dello 0,3 per cento. Milano è arretrata dello 0,4 per cento. L’alta finanza americana, concludendo la stagione delle sue nuove trimestrali, ha tenuto banco. Se a conti fatti i bilanci delle principali sei banche sono stati a loro volta contrastati, hanno ugualmente archiviato un 2021 d’oro: includendo JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Wells Fargo, hanno rastrellato profitti record per l’intero anno superiori ai 160 miliardi di dollari. Le performance nell’ultimo trimestre sono state sostenute dall’investment banking, anzitutto da un boom di fusioni e acquisizioni che appare destinato a proseguire. Ha invece frenato il trading, gran motore del business durante la pandemia. E sono in aumento le spese, da investimenti in tecnologia a compensi per trattenere talento. I conti, con miglioramenti nella voce sui proventi netti da interessi, hanno anche suggerito come gli istituti potrebbero progressivamente avvantaggiarsi di rilanci del più tradizionale business nei prestiti: in assenza di rovesci economici, potranno contare su una maggior domanda e accelerati aumenti dei tassi nel clima di lotta all’inflazione da parte della Federal Reserve. Morgan Stanley Più di altre è stata la società guidata da James Gorman a salire nelle ultime ore alla ribalta con utili nel quarto trimestre 2021 per 3,7 miliardi, pari a 2,01 dollari per azione contro gli 1,94 attesi. Le entrate sono lievitate del 7% a 14,5 miliardi. Per l’anno gli utili sono stati di 15 miliardi, un massimo storico e un’impennata di circa il 37% dal 2020. L’investment banking negli ultimi tre mesi è lievitato del 6%; al contrario il trading in azioni e obbligazioni ha risentito di un’identica flessione percentuale. L’attività di gestione patrimoniale, punto di forza frutto di una strategia di diversificazione in corso da tempo, ha registrato aumenti delle revenue del 10 per cento. I proventi netti da interessi sono balzati del 16 per cento. E le spese legate ai compensi sono aumentate del 18%, meno che presso alcuni concorrenti. Bank of America La banca capitanata da Brian Moynihan si è affiancata a Morgan sollevando il sipario su profitti trimestrali per 7,01 miliardi, pari a 82 centesimi per azione rispetto ai 77 anticipati. Una performance aiutata da un paragone agevole con il quarto trimestre 2020, quando aveva fatto meno bene delle rivali. Ha tuttavia chiuso il 2021 con utili annuali per 32 miliardi rispetto ai meno di 18 miliardi del 2020. Le entrate trimestrali sono lievitate del 10% a 22,06 miliardi. Hanno brillato le commissioni da investment banking, impennatesi del 25% a 2,38 miliardi, mentre le entrate da trading sono scese del 4 per cento. I proventi netti da interessi - che appunto riflettono il guadagno della banca sui prestiti, segmento significativo per la seconda banca Usa alle spalle di JP Morgan - sono saliti dell’11 per cento. E l’istituto ha riportato una crescita dei prestiti, trimestrale e annuale, del 6 per cento. Le spese legate a compensi sono state contenute a un incremento del 10 per cento. Le altre banche Nei giorni scorsi avevano già riportato i bilanci gli altri grandi marchi dell’alta finanza statunitense, evidenziando alle spalle delle differenze di performance tratti comuni che rivelano tanto punti di forza che sfide aperte. JP Morgan ha battuto le attese ma sofferto un declino del 14% nei profitti, a 10,4 miliardi, anche se il “tesoro” record per l’anno è stato di 48,3 miliardi. Nell’ultimo scorcio ha frenato il trading, dell’11%, mentre ha marciato l’investment banking, con le commissioni da M&A balzate dell’86 per cento. In miglioramento, come per altre banche, i proventi netti da interessi. Citigroup ha registrato una flessione dei profitti trimestrali del 26% a 3,2 miliardi, pur superando le previsioni e quasi raddoppiando gli utili annuali a 22 miliardi. In evidenza l’investment banking, il trading ha invece visto le entrate diminuire del 17 per cento. Goldman Sachs ha risentito del primo declino trimestrale degli utili nell’anno, del 13% a 3,94 miliardi, sotto le attese pur se per tutto il 2021 i profitti hanno raggiunto i 21,6 miliardi. L’investment banking nel trimestre è cresciuto del 45 per cento. Hanno però pesato, con declini del 7% nel trading, le spese nei compensi, salite nel 2021 del 33 per cento. Wells Fargo, la più tradizionale delle grandi banche americane, ha visto i profitti trimestrali salire dell’86% a 5,75 miliardi, coronando utili annuali per 21,5 miliardi.

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