NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
domenica 30 gennaio 2022
La Ue lancia la Carta dei diritti digitali a tutela degli utenti
Nel tentativo ancora una volta di regolamentare lo spazio digitale e proporre uno standard anche a livello internazionale, la Commissione europea ha presentato ieri una proposta di Dichiarazione sui diritti e i principi in campo digitale. L’iniziativa, che segue di pochi mesi due progetti di direttiva nello stesso settore, giunge in un contesto di grave incertezza, segnato da truffe finanziarie sulla rete, sorveglianza indebita, attacchi cibernetici e surrettizia disinformazione. «Vogliamo tecnologie sicure che siano utili ai cittadini e che rispettino i nostri diritti e valori – ha spiegato in una conferenza stampa qui a Bruxelles la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager –. E questo include Internet. Vogliamo dare a tutti la possibilità di partecipare attivamente in una società in piena rivoluzione digitale. La dichiarazione ci offre un chiaro punto di riferimento quanto ai diritti e ai principi che governano l’ambiente online». Riassumendo, il testo stabilisce che il mondo digitale deve avere al suo centro la persona; che la tecnologia deve «unire e non dividere»; che l’ambiente online deve essere «equo»; e che le persone devono essere protette dai «contenuti illegali e dannosi». I cittadini devono avere il controllo dei propri dati in un contesto digitale che deve garantire sicurezza ai più giovani come ai più anziani. I dispositivi digitali devono infine «favorire la sostenibilità ambientale». La dichiarazione di otto pagine deve ora essere fatta propria dal Consiglio e dal Parlamento. Come detto, giunge dopo che la Commissione ha presentato due progetti di direttiva. Il primo regolamenta l’attività delle piattaforme internet secondo le regole della concorrenza. Il secondo precisa obblighi e impegni di chi offre servizi sulla Rete. La presidenza francese dell’Unione europea intende trovare un accordo tra Parlamento e Consiglio entro la fine del semestre. Sempre nella conferenza stampa di ieri, il commissario all’industria Thierry Breton ha detto che il testo proposto da Bruxelles ha «natura dichiarativa», e ha ricordato con l’occasione che i più giovani ormai passano oltre sei ore al giorno dinanzi a uno schermo. «La Dichiarazione dei diritti e dei principi digitali stabilisce una volta per tutte che ciò che è illegale offline dovrebbe essere illegale anche online. Abbiamo l’obiettivo di promuovere questi principi come standard a livello mondiale». Quest’ultimo punto è interessante. Sappiamo che Internet è uno straordinario strumento di libertà, ma sappiamo altresì che è relativamente poco regolamentata. In alcuni paesi il mercato è dominato dai giganti oligopolisti; in altri la mano dello Stato è onnipresente; in altri ancora Internet è addirittura un’arma nelle mani del governo. In questo contesto, la dichiarazione europea vuole diventare un modello nel mondo, come ha spiegato il commissario Breton. Commenta Ezio Perillo, ex giudice della Corte europea di Giustizia: «Una dichiarazione di questo tipo vincola in una certa misura politicamente e in parte anche amministrativamente le tre istituzioni – Commissione, Consiglio e Parlamento - che un giorno la firmeranno. Non vincola direttamente gli Stati membri». Ciò detto, l’obiettivo della Commissione europea è anche di offrire grazie a questa dichiarazione linee-guida al settore pubblico così come al mondo privato. Interpellato sul ruolo controverso di Pegasus, il commissario Breton ha criticato fermamente l’uso del programma informatico israeliano per spiare illegalmente i telefoni cellulari, ma non ha voluto prendere posizione sulla ritrosia di alcuni governi europei – la Polonia o l’Ungheria - nell’indagare formalmente casi di questo tipo. Più in generale la commissaria Vestager ha fatto notare l’importanza di trovare sempre un equilibrio tra l’obiettivo della privacy e la necessità di un ambiente digitale che sia sicuro per tutti.
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