STUPIDA RAZZA

mercoledì 26 gennaio 2022

Classificazione Ue: a dividere i governi sono gas e nucleare

Si sono moltiplicate in questi giorni le critiche alla bozza di classificazione delle fonti di energia che deve servire a convogliare miliardi di investimenti in una Europa che punta alla neutralità climatica da qui al 2050. I dubbi vertono sulla presenza di gas e nucleare nella cosiddetta tassonomia proposta dalla Commissione europea. Bruxelles ha confermato ieri che intende presentare «quanto prima» ai Ventisette un testo definitivo, dopo aver studiato le diverse opinioni emerse di recente. L'esecutivo comunitario ha chiesto ad esperti del settore, ai governi nazionali e al Parlamento europeo di commentare il canovaccio di atto delegato presentato a cavallo dell’anno (si veda Il Sole 24 Ore del 2 gennaio). La bozza stabilisce che entro certi limiti sia il gas che il nucleare possono essere ritenute fonti di energia accettabili in vista della transizione ambientale. Il gruppo di esperti (in tutto 70 persone) aveva tempo fino a ieri per inviare alla Commissione i loro commenti. Secondo le informazioni circolate ieri qui a Bruxelles, a tutta prima il gruppo si è rivelato critico della scelta comunitaria per quanto riguarda il gas, proponendo di ridurre il limite di emissioni di una centrale, accettabile da un punto di vista ambientale, a livelli molto inferiori a quelli previsti dal testo proposto dalla Commissione. Anche sul fronte del nucleare, il gruppo di esperti avrebbe dubbi. Il rapporto era ancora oggetto di discussioni nella serata di ieri. Da parte dei governi, le opinioni sono molto diverse tra loro. Una maggioranza dei paesi è in buona sostanza d’accordo con la bozza comunitaria e vorrebbe nei fatti cambiamenti ai margini. Una minoranza è invece contraria alle scelte dell’esecutivo comunitario. In una lettera resa pubblica nel corso di questa settimana, quattro paesi (Spagna, Austria, Danimarca e Lussemburgo) hanno spiegato che né il gas né il nucleare possono essere ritenuti fonti sostenibili. In Germania, ad esprimersi contro la bozza di atto delegato  sono stati i ministri ecologisti, per via soprattutto della presenza del nucleare (si veda Il Sole 24 Ore del 4 gennaio). Più discreti socialdemocratici e liberali. In Olanda, questa settimana il Parlamento in una mozione ha invece criticato la presenza del gas. Mentre la Francia intende salvaguardare il benestare al nucleare, l’Italia vuole un rialzo dei parametri relativi alle emissioni delle centrali a gas. Sul fronte parlamentare, due le iniziative da segnalare. La prima è una lettera inviata dai presidenti delle commissioni affari economici (la socialista Irene Tinagli) e ambiente (il liberale Pascal Canfin) perché l’atto delegato sia oggetto di una consultazione pubblica. La seconda è una relazione dei due relatori parlamentari (il verde Bas Eickhou e la popolare Sirpa Pietikäinen) nella quale si critica il lavoro tecnico di Bruxelles e la mancanza di uno studio d'impatto delle classificazioni proposte. Dalla Commissione ieri il commento è stato interlocutorio. «È dal 2020 che stiamo discutendo pubblicamente di tassonomia delle fonti di energia – ha detto il portavoce Daniel Ferrie –. Non appena avremo ricevuto e studiato i commenti di tutte le parti coinvolte, presenteremo la proposta di atto delegato quanto prima». La bozza presentata a cavallo dell’anno riflette il delicato tentativo di trovare un equilibrio tra interessi nazionali, impegni ambientalisti e realismo economico. In cuor suo, l’esecutivo comunitario vorrebbe evitare modifiche radicali del testo proposto, per paura di aprire un vaso di Pandora e creare ulteriore scontentezza. Dopo questa fase consultiva, il testo definitivo di atto delegato sarà presentato ai governi. Il Consiglio potrà solo respingerlo a maggioranza qualificata rafforzata (con il 72% dei paesi membri in rappresentanza del 65% della popolazione), mentre il Parlamento sarà chiamato ad approvarlo a maggioranza semplice.

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