STUPIDA RAZZA

lunedì 31 gennaio 2022

Venture capital, da Pnrr e Mise 2,5 miliardi al Fondo della Cdp



 Per il titolare del Mise, con la riserva per i progetti sulla riconversione delle filiere produttive e con il “Green transition fund”, «si accompagnano le imprese verso la vittoria della sfida con la transizione ecologica, che se non affrontata con lungimiranza lascerà sul suo percorso morti e feriti in termini di aziende chiuse e persone senza lavoro».


Arrivano al traguardo in contemporanea una serie di decreti che immettono nuove risorse nel Fondo nazionale innovazione gestito da Cdp Venture, la Sgr di Cassa depositi e prestiti. Si tratta complessivamente, tra risorse statali e fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di un’iniezione di 2,55 miliardi per il venture capital italiano. Ulteriori 600 milioni dovranno essere obbligatoriamente versati dalla stessa Cdp e altri investitori terzi. Il primo dei quattro decreti alla firma del ministro dello Sviluppo economico (Mise), Giancarlo Giorgetti, riguarda i 2 miliardi che lo scorso ottobre, con un emendamento parlamentare al Dl infrastrutture, furono dirottati dal “Patrimonio destinato” della Cdp al Fondo nazionale innovazione. Il Mise investirà 2 miliardi in un Fondo gestito da Cdp Venture che investirà in modalità di fondo di fondi o di fondo di co-investimento diretto nel capitale di rischio o nel debito di Pmi. Il decreto attuativo prescrive che una quota pari ad almeno 300 milioni venga destinata agli investimenti per la riconversione e la transizione, in chiave ambientale, delle filiere produttive nazionali. Cassa depositi e prestiti e altri investitori professionali dovranno versare risorse aggiuntive per almeno il 30% dell’ammontare del fondo, quindi 600 milioni, in caso contrario scatterà una liberatoria per il Mise sulla quota parte residua degli impegni sottoscritti. Una volta pubblicato il decreto, la Sgr trasmette «tempestivamente» al ministero il regolamento di gestione del Fondo e, entro 30 giorni ulteriori, dalla trasmissione, il Mise comunica la sua approvazione. Un secondo decreto interviene sulle modalità di funzionamento del Fondo di sostegno al venture capital attivato presso il Mise già dal 2019, anche per alimentare il Fondo nazionale innovazione. In particolare, si introduce la possibilità di investire anche in fondi per il venture debt; viene estesa la politica di investimento in favore di gestori esteri, ferma la previsione di investire unicamente in imprese target con sede operativa o programmi di sviluppo in Italia; si apre all’intervento nelle imprese spinoff di grandi imprese. Il terzo e quarto decreto Mise si riferiscono a linee di investimento previste dal Pnrr. In un caso si tratta di 300 milioni dell’investimento “Finanziamento a start-up” della missione 4-Istruzione e ricerca. Le risorse saranno impiegate per un Fondo “Digital transition fund”, che sarà istituito e gestito da Cdp Venture per operazioni volte a favorire in particolare le filiere intelligenza artificiale, cloud,assistenza sanitaria, Industria 4.0, cybersicurezza, fintech e blockchain. Il fondo prevederà tre linee di intervento: investimenti diretti e indiretti applicando le metodologie tipiche del venture capital, target non solo focalizzato alla creazione di startup ma anche a supporto di scale-up, corporate venture per il lancio di start up in partnership con Pmi. Il decreto che istituisce il “Green transition fund”, di 250 milioni, riguarda invece un investimento previsto dalla missione 2-Transizione ecologica del Pnrr. Anche questo fondo sarà gestito da Cdp Venture. Dovrà concentrarsi su operazioni nei settori energie rinnovabili, economia circolare, mobilità, efficienza energetica, gestione dei rifiuti e stoccaggio dell’energia. Saranno ammissibili le operazioni con investimento compreso tra 1 milione e 15 milioni, per investimenti diretti, e tra 5 milioni e 20 milioni per quelli indiretti. Il periodo di investimento non deve superare 5 anni, seguiti da ulteriori 5 di gestione del portafoglio. Per entrambi i fondi, “Digital transition fund” e “Green transition fund”, dovrà essere assicurata la quota minima di 40% per operazioni al Sud e il rispetto della clausola europea Dnsh (do no significant harm), cioè l’obbligo di non arrecare danni all’ambiente. I provvedimenti si sono concretizzati, dice Giorgetti, «dopo un lungo confronto che sviluppa la sinergia tra Mise e Cdp per portare risultati in termini di crescita delle startup e delle Pmi innovative». Per il titolare del Mise, con la riserva per i progetti sulla riconversione delle filiere produttive e con il “Green transition fund”, «si accompagnano le imprese verso la vittoria della sfida con la transizione ecologica, che se non affrontata con lungimiranza lascerà sul suo percorso morti e feriti in termini di aziende chiuse e persone senza lavoro».

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