STUPIDA RAZZA

domenica 30 gennaio 2022

Tassi, la Fed conferma i rialzi Wall Street fallisce il rimbalzo

 

La Fed come previsto ha lasciato invariati i tassi (0-0,25%) ma avverte: «A breve sarà appropriato alzarli a causa dell’inflazione ben al di sopra dell’obiettivo del 2%». La banca centrale Usa ha poi confermato entro fine marzo la fine del tapering. Reazione positiva di Wall Street, che poi però ha virato in negativo. Seduta positiva per le Borse europee (Milano +2,3%), che davano per scontata la linea soft della Fed. Sul fronte petrolio, il Brent è balzato a 90 dollari al barile, ai massimi dal 2014.«Non credo che gli elevati valori dei mercati rappresentino una significativa minaccia per la stabilità finanziaria, dato che le famiglie sono in buona forma». Jerome Powell, presidente Fed, tiene per la fine della conferenza stampa le parole più dure: le Borse con i loro crolli - sembra dire - non possono indurre la Fed a fare marcia indietro sulla stretta monetaria. Perché non sono «una minaccia». È stato anche questo colpo finale a spedire Wall Street e Nasdaq in rosso. E dire che la prima reazione dei mercati Usa al comunicato della Fed era stata positiva: le Borse americane (che salivano di circa il 2% nei minuti precedenti) hanno accelerato il passo subito dopo, con il Nasdaq che ha superato il 3%. Poi i rendimenti dei titoli di Stato hanno iniziato a lievitare e la “curva dei tassi” ad appiattirsi, così le Borse - mentre Powell parlava - hanno fatto marcia indietro. Fino a perdere quasi l’1%. Solo in chiusura hanno limitato i danni. Il tutto nel giro delle ultime due ore, a conferma dell’elevata volatilità di questi giorni. Si chiude così, con ennesimi segni rossi sui monitor, una giornata che in realtà era iniziata molto bene. Le Borse europee hanno infatti chiuso tutte in deciso rimbalzo: Piazza Affari, per esempio, ha recuperato il 2,27%. Sulla stessa lunghezza d’onda Parigi (+2,09%) e Francoforte (+2,17%). Più cauta, ma sempre positiva, Londra: +1,33%. A guidare le Borse europee verso l’alto, dopo giornate nere, sono stati due elementi: il fisiologico rimbalzo e una inaspettata ventata di ottimismo sui bilanci delle big tech (quelle che ultimamente erano il maggiore bersaglio delle vendite). Il protagonista di questo rinnovato favore del mercato ieri è stato infatti un colosso della tecnologia Usa: Microsoft. Martedì sera il gruppo aveva comunicato risultati che avevano deluso gli investitori, tanto che il titolo sul dopo-Borsa aveva perso il 6%. Ma poi, quando ha comunicato le ottime prospettive di ricavi del settore cloud, il titolo è volato fino a guadagnare il 6,9% (variazione giornaliera massima da aprile 2020) trainando verso l’alto l’intero settore tecnologico. Così ieri il comparto tech è risultato il migliore a Wall Street, fino alla conferenza della Fed. Ed è stato tra i migliori anche in Europa, con un rialzo medio del 2,16% nell’indice Stoxx 600. E dato che in nottata a mercati americani chiusi erano attesi i conti di altri due big, del calibro di Tesla e Intel, la fibrillazione sul mercato era alta. Attualmente, secondo le elaborazioni di Refinitiv, gli analisti prevedono in media un aumento degli utili delle 500 società incluse nell’indice S&P 500 del 24,4% nel quarto trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020. La tensione resta comunque palpabile. A preoccupare sono - oltre alla Fed - le turbolenze sul fronte energetico, causate anche dalla crisi in Ucraina. A volare non è solo il prezzo del gas, ma anche quello del petrolio: ieri il Brent ha raggiunto per poco i 90 dollari al barile per la prima volta dal 2014. In Italia, invece, l’incertezza sull’elezione del Presidente della Repubblica ha contribuito a far salire lo spread BTp-Bund da 144 a 147 punti base.

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