STUPIDA RAZZA

giovedì 27 gennaio 2022

Borse, con la guerra il rally è la regola Oggi? Più incognite

 

Le Borse restano nervose. Certo:
l’Europa, ieri, ha chiuso in leggero
rialzo (+0,22% per Milano). E, però,
nonostantesiaunpo’scesa,lavola-
tità ha resistito su valori non bassi
(in serata il Vix viaggiava oltre quo-
ta 32). Un effetto, anche, dei venti di
guerra sull’Ucraina. Un potenziale
conflitto che, da una parte, può si-
gnificare orrore e morte; ma che
dall’altra, dal cinico punto di vista
deimercati,èunavariabilegeopoli-
tica da monitorare. Un possibile
evento il quale - unitamente a pan-
demia, inflazione e stretta di politi-
ca monetaria - è entrato nei radar
degli investitori. Che si domanda-
no: quale può essere l’impatto di
unaguerrasulleBorse?Rispondere
è complesso. Una mano può darla il
passato. Come? Analizzando, nella
storia, cosa hanno fatto i listini con
l’elmetto. In generale, nel secolo
scorso, i mercati sono sempre saliti
inconcomitanzadegliscontri.Èac-
caduto durante le due guerre mon-
diali con il Dow Jones che, secondo
i calcoli del Sole 24 Ore, ha guada-
gnato (al netto dell’inflazione) ri-
spettivamente il 21,2% e il 23%. Cer-
to: ogni conflitto è storia a sé. Molte
sono le differenze da considerare:
dalnumerodinazionicoinvoltealla
durata della guerra fino alla sua lo-
calizzazione geografica e al susse-
guirsi degli eventi. In tal senso du-
rante la II° Guerra mondiale Wall
Street (Borsa di un Paese coinvolto
ma non materialmente distrutto
dallebombe)inunaprimafaseèca-
lata. Poi però a inizio primavera del
’42 - quando, in scia alla sconfitta
navale del Giappone alle isole Mid-
way e al volgere della Battaglia di
Stalingrado in favore dell’armata
sovietica, si comincia a pensare che
gli Alleati possano vincere la guerra
- il mercato Usa ha iniziato a risali-
re. È uno di quelli che gli esperti
chiamano:puntidisvolta.Momenti
in cui, aumentando la fiducia sul-
l’esito positivo delle ostilità, si co-
mincia a pensare, ad esempio, alla
ripresa degli scambi internazionali
e alla futura ricostruzione.
Ilwarrally,nonostantedifferen-
ti motivazioni e peculiarità, si è
confermatoancheinconcomitanza
di guerre storicamente più vicine.
Così è stato per la Corea (+19,6% del
Dow Jones), il Vietnam (tra il 6 ago-
sto del ’64 e il 27 gennaio del ’73 il
paniereèsalitodel20,5%)elestesse
due guerre del Golfo. Insomma: il
mercatoazionarionondisdegnaaf-
fatto l’elmetto. Anzi! A ben vedere,
i listini perdono terreno prima che
l’eventuale guerra scoppi. Poi, rial-
zano la testa nel momento in cui il
cannone inizia a tuonare. Mark
Hulbert, in un noto studio, ha pas-
satoairaggiXilcomportamentodel
mercato statunitense in sette con-
flitti: Grenada ’83; Panama ’89;
Guerre del Golfo ’91 e ’03; Afgani-
stan ’01 e Libia ’11. È saltato fuori
che,inmedia,nelmeseantecedente
all’avvio delle ostilità il mercato
americano ha perso in media lo
0,6%. Successivamente invece, nei
primi trenta giorni di guerra, è cre-
sciutodel4%per,poi,aumentarefi-
noal7,2%nell’arcodiseimesi.Sidi-
rà: è un controsenso. Le Borse, spe-
rando che il conflitto non deflagri,
dovrebbero non crollare. O, perlo-
meno, non salire dopo l’inizio dei
combattimenti.Inrealtàilwarpuz-
zleèmenostranodiquantosembri.
I listini odiano l’incertezza. Fino a
quando non si sente il primo sparo,
in un crescendo di volatilità, arriva-
nolevendite.Nelmomentoincuial contrario, sottolinea sempre Hul-

bert,loscenariodiguerrasiconcre-
tizza, l’alea viene meno e, prese le
misure al nuovo contesto, partono
gli acquisti.
Passato e presente
Fin qui le indicazioni che arrivano
dalla storia. Queste, però, possono
applicarsi anche all’attuale conte-
sto? «È difficile prevedere cosa ac-
cadrà - risponde Lorenzo Batacchi,
porfoliomanagerdiBperBanca-.Di
certo, nel breve periodo, ci sarà
maggiore volatilità ed incertezza».
Dopodiché«lapiùforteinterdipen-
denza, rispetto al passato, tra le va-
rie economie potrebbe, da un lato,
ridurre», visto lo stesso contesto di
pandemia, «il rischio del conflitto»;
ma dall’altro, «se si concretizzasse,
implicherebbe un peggioramento -
semprenelbreveperiodo-deimer-
cati, soprattutto quelli europei». «Il
Vecchio continente - fa da eco Fa-
brizio Quirighetti, capo investi-
menti di Decalia- dovrebbe, a quel
punto, fare i conti con l’ulteriore
rialzo dei costi energetici e il corri-
spondente calo della redditività
delle aziende». Certo: «l’aumento
della bolletta energetica potrebbe
essere temporaneo. E, tuttavia, la
turbolenza si farebbe sentire».
«Anche perché -aggiunge Pasquale
Diana, capo della Macro research di
AcomeA Sgr - la Fed pare ferma-
mente convinta nell’andare avanti
con la stretta di politica monetaria
finalizzata a contrastare l’inflazio-
ne».Allalucedeglistessiultimidati,
«sembra molto improbabile aspet-
tarsi un cambio di rotta su questo
fronte». Semmai, come sottolinea
Holger Schmieding di Berenger
Economics,potrebbe«esserelaBce
ad intervenire per garantire che
l’effetto dello stimolo monetario,
infastidito dal temporaneo shock,
possacontinuareadispiegareisuoi
effetti» su mercati finanziari ed
economia reale.
Già, l’economia reale. A ben ve-
dere, tornando alle lezioni della
storia, uno degli aspetti che hanno
contribuito all’espansione dei listi-
ni durante i conflitti è l’incremento
dei titoli, e degli investimenti (in
particolare pubblici), per l’econo-
mia di guerra (prima) e la ricostru-
zione (dopo). Un contesto in cui il
moltiplicatore keynesiano della
spesa ha dato una forte mano al-
l’espansione economica. Viene da
domandarsi, però, se la sempre
maggiorepervasivitàdellatecnolo-
giapurtroppoanchenelmondomi-
litare), che ad esempio disinterme-
dia molte infrastrutture socio-eco-
nomiche, possa ancora consentire
ilconcretizzarsidiunsimilevolano.

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