L’orientamento di politica monetaria
non cambia. Qualche domanda, però,
la Banca centrale europea se la sta ponendo. L’intervento della presidente
Christine Lagarde al World Economic
Forum di Davos ha chiarito che nella
zona euro la politica monetaria non
ha alcun bisogno di contrastare l’inflazione in rialzo con la forza richiesta
negli Stati Uniti, ma l’incertezza resta
grande: i dati di marzo definiranno il
da farsi. Al momento l’inflazione
sembra ancora temporanea, ma Lagarde non ha più usato questa parola:
«Stiamo cercando di capire quanto
durerà», ha detto piuttosto. L’inflazione è elevata, ha spiegato
Lagarde, ma guardando «dietro i numeri» si nota che i rincari sono legati
per il 50% alla crisi energetica, determinata da una ripresa «più forte di
quanto ci aspettavamo», ma anche da
fattori geopolitici. Non mancano effetti statistici (la riduzione dell’Iva tedesca nel 2020) che svaniranno il mese prossimo e fattori «idiosincratici
come il clima», mentre la parte restante è legata a una domanda che supera un’offerta vincolata.
Per capire quanto possa davvero
durare l’inflazione, la Bce guarda innanzitutto alle retribuzioni, le contrattazioni sindacali; ma mancano al
momento «movimenti sostenuti»
che possano creare una spirale prezzi-salari-prezzi. D’altra parte la Bce
ipotizza che i prezzi dell’energia possano stabilizzarsi nel corso del 2022,
così come i vincoli all’offerta. «Gradualmente i numeri dell’inflazione
caleranno», è ancora la prognosi della
Banca centrale.
La politica monetaria resta però
state-dependent, dipende dai dati. «A marzo avremo le nuove proiezioni e,
se dovessero essere differenti (dalle
attuali, di dicembre, ndr) dovremo
cambiare la road-map», ha aggiunto.
Resta ferma, in ogni caso, la
forward guidance, «complicata ma
solida», che richiede - perché cambi
il livello dei tassi - un’inflazione al 2%
alla fine dell’orizzonte delle proiezioni - tre anni - che sia sostenibile,
e quindi raggiunta prima della fine
dell’orizzonte temporale, e che appaia stabile.Rialzi dei tassi, al momento, non
sono quindi previsti, a differenza di
quanto accade negli Usa. La domanda, negli Stati Uniti - ha ricordato Lagarde - è superiore del 30% ai livelli
prepandemici, mentre in Eurolandia
ha appena raggiunto quella soglia. La
core inflation, a riprova di questa differenza, è pari al 5,5% negli Usa, al
2,6% nella Uem. Il mercato del lavoro
della zone euro, inoltre, non vede i fenomeni di great resignation d’ oltreoceano, e i tassi di partecipazione sono
tornati ai livelli prepandemici.
Lagarde ha anche sottolineanto
quanto sia stato importante, per evitare «ferite» durature all’economia e
ondate di licenziamenti, che la politica monetaria e quella fiscale abbiano
camminato «mano nella mano». Per
il prossimo patto, ha allora aggiunto,
sarà importante avere «regole semplici, anticicliche e associate con una
qualche forma di “capacità fiscale”»
comune», anche a livello di Unione
europea. Non il Next generation, ma
qualcosa di simile.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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