STUPIDA RAZZA

mercoledì 26 gennaio 2022

Lagarde: «Capire quanto dura l’inflazione»

L’orientamento di politica monetaria non cambia. Qualche domanda, però, la Banca centrale europea se la sta ponendo. L’intervento della presidente Christine Lagarde al World Economic Forum di Davos ha chiarito che nella zona euro la politica monetaria non ha alcun bisogno di contrastare l’inflazione in rialzo con la forza richiesta negli Stati Uniti, ma l’incertezza resta grande: i dati di marzo definiranno il da farsi. Al momento l’inflazione sembra ancora temporanea, ma Lagarde non ha più usato questa parola: «Stiamo cercando di capire quanto durerà», ha detto piuttosto. L’inflazione è elevata, ha spiegato Lagarde, ma guardando «dietro i numeri» si nota che i rincari sono legati per il 50% alla crisi energetica, determinata da una ripresa «più forte di quanto ci aspettavamo», ma anche da fattori geopolitici. Non mancano effetti statistici (la riduzione dell’Iva tedesca nel 2020) che svaniranno il mese prossimo e fattori «idiosincratici come il clima», mentre la parte restante è legata a una domanda che supera un’offerta vincolata. Per capire quanto possa davvero durare l’inflazione, la Bce guarda innanzitutto alle retribuzioni, le contrattazioni sindacali; ma mancano al momento «movimenti sostenuti» che possano creare una spirale prezzi-salari-prezzi. D’altra parte la Bce ipotizza che i prezzi dell’energia possano stabilizzarsi nel corso del 2022, così come i vincoli all’offerta. «Gradualmente i numeri dell’inflazione caleranno», è ancora la prognosi della Banca centrale. La politica monetaria resta però state-dependent, dipende dai dati. «A  marzo avremo le nuove proiezioni e, se dovessero essere differenti (dalle attuali, di dicembre, ndr) dovremo cambiare la road-map», ha aggiunto. Resta ferma, in ogni caso, la forward guidance, «complicata ma solida», che richiede - perché cambi il livello dei tassi - un’inflazione al 2% alla fine dell’orizzonte delle proiezioni - tre anni - che sia sostenibile, e quindi raggiunta prima della fine dell’orizzonte temporale, e che appaia stabile.Rialzi dei tassi, al momento, non sono quindi previsti, a differenza di quanto accade negli Usa. La domanda, negli Stati Uniti - ha ricordato Lagarde - è superiore del 30% ai livelli prepandemici, mentre in Eurolandia ha appena raggiunto quella soglia. La core inflation, a riprova di questa differenza, è pari al 5,5% negli Usa, al 2,6% nella Uem. Il mercato del lavoro della zone euro, inoltre, non vede i fenomeni di great resignation d’ oltreoceano, e i tassi di partecipazione sono tornati ai livelli prepandemici. Lagarde ha anche sottolineanto quanto sia stato importante, per evitare «ferite» durature all’economia e ondate di licenziamenti, che la politica monetaria e quella fiscale abbiano camminato «mano nella mano». Per il prossimo patto, ha allora aggiunto, sarà importante avere «regole semplici, anticicliche e associate con una qualche forma di “capacità fiscale”» comune», anche a livello di Unione europea. Non il Next generation, ma qualcosa di simile.


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