Il Pnrr dell’Italia potrebbe cambiare
nellasecondametàdell’anno,acausa
del forte rincaro delle materie prime
che potrebbe mettere in difficoltà gli
enti appaltatori nel rispetto del cro-
noprogrammasugliobiettiviprevisti
dal governo. «L’aumento dei prezzi
- ha detto il ministro Giovannini -
potrebberichiedere,alivelloUeena-
zionale, un aggiustamento dei Pia-
ni».IntalcasoRomanonavràvitafa-
cile con Bruxelles, anche perché i fari
Ue sono già accesi su aumento della
spesa corrente e piani ambientali.È un fulmine a ciel sereno quelloscagliato ieri dal ministro delle In-
frastrutture, Enrico Giovannini: «Il
2022 - ha detto nel corso di un se-
minario organizzato dal Cnel sul
Recovery Plan - è un anno cruciale
sotto tanti punti di vista, ma anche
per una possibile revisione dei Pia-
ni di ripresa presentati dai vari Pae-
si, alla luce di eventi eccezionali,
uno dei quali è il forte aumento dei
prezzi delle materie prime, che
metterà sotto pressione gli enti ap-
paltatori e che potrebbe richiedere,
a livello europeo e nazionale, un ag-
giustamento dei Piani presentati
l’anno scorso».
È la prima volta che un membro
del governo italiano ammette
pubblicamente la possibilità - di
cui finora si era parlato solo in
riunioni riservate - che il Pnrr
possa essere modificato. O alme-
no «aggiustato». Più tardi il mini-
stero delle Infrastrutture spieghe-
rà che si tratta di una possibilità
prevista dall’articolo 21 del rego-
lamento Ue 2021/241 che ha isti-
tuito il Next Generation Eu, ma
non c’è dubbio che il ministro ab-
bia fatto un passo avanti ipotiz-
zando che si possa effettivamente
andare in quella direzione.
Finora la linea di governo era di
blindatura assoluta del Pnrr.
Ma Giovannini non si è limitato
a questa apertura. Ne ha fatta un’al-
tra. «Il ruolo della società civile - ha
spiegato il ministro - potrebbe es-
sere particolarmente rilevante lad-
dove nel secondo semestre di que-
st’anno si dovessero fare degli ag-
giustamenti». Si aprono evidente-
mente spazi per proposte che
possano arrivare anche dal settore
privato e dai cittadini sul territorio.
Giovannini ha fatto anche un riferi-
mento al dibattito pubblico che ha
rilanciato proprio per dare voce ai
territori. «Abbiamo rivisto le norme
che, in nome comunque della sem-
plificazione e velocizzazione delle
procedure, attribuiscono al coin-
volgimento delle comunità locali
un ruolo centrale», ha detto ancora.
L’articolo 21 richiamato da Giovannini prevede una procedura
tutt’altro che semplice, attivata
dallo Stato membro e imperniata
su «condizioni oggettive» che
rendano necessaria la modifica,
con un esito che non è affatto
scontato (si veda l’articolo da Bru-
xelles in pagina).
La proposta italiana, per altro, è
tutta da costruire, anche nei conte-
nuti. Quale dovrebbe essere l’ag-
giustamento, quali progetti avreb-
bero più risorse e quali meno? Quali
progetti corrono il rischio di uscire
per farne entrare altri?
Oltre al tema sollevato da Gio-
vannini del rincaro dei materiali,
che potrebbe impattare pesante-
mente sul costo delle infrastruttu-
re inserite nel Piano, richiedendo
quindi più risorse per questo ge-
nere di opere, c’è quello della ca-
pacità di spesa che già da que-
st’anno sarà messa a dura prova con 27 miliardi di euro contabiliz-
zati per il 2022. Sarà la vera prova
del fuoco per l’Italia che da sempre
ha grandi difficoltà su questo
fronte e incontra una certa preoc-
cupazione a Bruxelles. L’ipotesi
che un pezzo del Piano sia in ritar-
do è tutt’altro che remota: una re-
visione potrebbe anche servire per
eliminare, o «aggiustare», i vagoni
più lenti del treno italiano.
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