STUPIDA RAZZA

giovedì 27 gennaio 2022

«Settore alle corde, ma merita più rispetto»

 

«La Serie A e più in
generale il calcio italiano
sono a rischio default.
Questa cosa il Governo e le
istituzioni politiche non possono
più ignorarla. È un sistema
sull’orlo del baratro, che aveva
certamente squilibri già prima del
Covid, ma che non ha ricevuto
praticamente nulla in questi due
anni di pandemia.
I margini di resistenza si sono
assottigliati al minimo».
L’ad dell’Inter, Beppe Marotta è
molto preoccupato di fronte
all’ennesimo tradimento della
politica che a differenza di quel che
accade in altri paesi, non solo ha
concesso aiuti con il contagocce al
settore, ma addirittura ha tolto,
come quando ha imposto ai soli
club di calcio la serrata a fine
gennaio di fronte a un aumento dei
contagi dovuti alla variante
Omicron avvenuto
prevalentemente in giorni
in cui la Serie A era ferma per la
sosta natalizia.
«Premesso che la salute dei
tifosi ci sta a cuore sopra ogni altra
cosa. È indubbio che con
mascherina ffp2, super green pass e la capienza ridotta al 50% gli

impianti all’aperto siano spazi
sicuri. Aver dovuto ridurre gli
ingressi a 5mila spettatori è stata
un’ulteriore dimostrazione di
serietà e un ulteriore sacrificio per
noi. Per questo negli ultimi
provvedimenti del Governo come
la legge la Bilancio e il decreto
Ristori ci saremmo aspettati più
considerazione.
Chiedete di riaprire gli stadi?
Sì, con le misure di contenimento che abbiamo già. Se la Francia si
prepara a accogliere il 100% di
supporter, come già in Inghilterra,
che senso ha per noi restare
inchiodati a cifre più basse?
A proposito di Francia, il
Governo Macron ha concesso aiuti
diretti e indiretti al calcio
professionistico per un miliardo.
Ed ha cancellato 200 milioni di
Irpef. Noi facciamo fatica a farci
riconoscere una dilazione per tasse
e contributi superiore ai 4 mesi.
Non trova che la politica
adoperi troppo spesso con il calcio
il registro del populismo?
Si pensa che il calcio sia ancora il
mondo dei presidenti “ricchi-
scemi” che buttano via soldi per
diletto. Il nostro mondo fa fatica a
farsi riconoscere per quello che è,
però come si fa a ignorare il fatto
che il calcio professionistico è un
comparto industriale come gli
altri? Che ha un giro d’affari pre-
pandemia di quasi 4 miliardi e ne
versa all’Erario ogni anno 1,2?
Non sono state concesse
neppure misure a costo zero come
il ripristino delle
sponsorizzazioni del betting,
vietate dal Decreto Dignità
nel 2019.
Infatti. Oltre 100 milioni di
contratti volatilizzati. Mentre
all’estero e in ambito Uefa
giochiamo contro club
sponsorizzati da società di quel
settore che peraltro produce un
giro di puntate da oltre 10 miliardi all’anno su eventi calcistici. Perchè
non riconoscere a nostro favore
una sorta di copyright
e un fondo più cospicuo su questo
volume d’affari?
Il calcio viene visto come il
mondo dei privilegi e dei
nababbi. Come si fa a
supportarlo?
Non c’è dubbio che si debba creare
un modello più sostenibile,
riducendo gli ingaggi. Calciatori e
sindacati non possono celarsi
dietro i contratti principeschi
firmati in epoca pre-covid. Ma
attenzione ai tagli eccessivi. Non
possiamo permetterci di perdere
competitività a vantaggio dei
tornei stranieri. Sarebbe un circolo
vizioso. Semmai dobbiamo far
crescere i ricavi. Servono
interventi per favorire
l’edificazione di nuovi stadi, serve
ripensare a un progetto di media
company magari in partnership
con i fondi, come ha fatto la Liga e
stanno valutando altre Leghe, e
nuovi format delle competizioni
deciso dai club che sopportano il
rischio d’impresa e non calati
dall’alto da Fifa e Uefa.
Servirebbe insomma una
politica per la Football Industry.
Esatto. Ma ora come ora mi
accontenterei di un ministro dello
Sport che concentri poteri e risorse
e possa aiutarci con il dialogo a
salvare il calcio e a riformarlo.

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