NON PUO' FARE ALTRO SE NO SALTA TUTTO ! (🤫😉🤫😉)
È un comportamento che è tanto più razionale quanto più si assume che il banchiere centrale sia un burocrate opportunista. Non sarebbe certo la prima volta. E, come ogni volta, potremo assistere al paradosso di una banca centrale che rischia di accelerare quello che invece dice di voler scongiurare.
L
a Fed dice e non dice, ed
allora si scommette sul
corso futuro della politica
monetaria. Invece di indicare
una rotta, la banca centrale
preferisce farsi scarrocciare dai
mercati, per poi dire che la
comunicazione funziona.
E il gioco della mosca
nocchiera continua.
Il mare macroeconomico è
sempre più agitato. Lo ha detto
l’altro ieri il Fondo Monetario
Internazionale. Il Fondo rivede
al ribasso le sue stime, parlando
esplicitamente di un rischio
stagflazione, cioè di crescita
anemica, unita a prezzi al
consumo in salita. Ma ancor più
interessante è l’analisi
complessiva, che accende i
riflettori sulle quattro maggiori
incognite che gravano sullo
scenario mondiale: il
perdurante rischio pandemico;
le strozzature dal lato
dell’offerta aggregata;
l’incognita sul mercato del
lavoro statunitense.
Infine, per ultima ma non
meno importante, il Fondo cita la reazione delle politiche
monetarie, ed in particolare
della Federal Reserve, che - si
dice dovrebbe essere
particolarmente attenta a quello
che fa e dice, sia perchè ha un
mandato duale, sia perchè
vedrà cambiare la sua
composizione, essendoci tre
seggiole del suo consiglio da
riempire. Infine, il Fondo
continua ad affermare che il
surriscaldamento
dell’inflazione, ancorché più
lungo del previsto, deve essere
considerato temporaneo.
Dunque sono cinque i fattori
che rendono alte le onde. Allora,
per contribuire a calmare le
acque, dalla Fed dovrebbero
arrivare risposte chiare su
almeno tre argomenti, che
rientrano nel suo perimetro di
responsabilità . Per ogni
argomento, risposte chiare
dovrebbe significare essere
trasparenti su tre aspetti: che
cosa, come e quando.
Primo: quanto lontano è
l’obiettivo della piena
occupazione negli Stati Uniti?
Un quesito cruciale, visto che
l'ultima volta che la Federal
Reserve esplicitò la sua
strategia - era l’agosto
del 2020 – si disse che, tra
rischio disoccupazione e rischio
inflazione, il primo
era di gran lunga più
importante del secondo,e che comunque i due rischi
sono oggi meno correlati
che in passato.
Inoltre, si affermò che si
sarebbe tollerata una crescita
dei prezzi al consumo maggiore
del target del due per cento,
tenendo conto di una inflazione
media, purtroppo però senza
esplicitare cosa si intendesse
per media. Se la Fed non
risponde a questa domanda, i
mercati scommettono: i più
scommettono sull’eventualitÃ
che gli Stati Uniti stiano
raggiungendo la piena
occupazione, e quindi la
priorità deve essere raffreddare
l’inflazione. Secondo: pensa la
Fed, come il Fondo, che
l’inflazione debba continuare
ad essere considerata un
fenomeno temporaneo?
Se la Fed non risponde anche
a questa seconda domanda, i
mercati hanno un’altra
scommessa; più ci si aspetta che
l’inflazione non sia
temporanea, più si prevede una
politica restrittiva, con due
ulteriori rivoli di incognite:
quanti rialzi dei tassi ci saranno
nel 2022? come sarà disegnato il drenaggio della liquidità ?
Terzo: pensa la Fed, come il
Fondo, che l’inflazione sia
essenzialmente legata alle
strozzature dal lato dell’offerta,
e che quindi eventuali politiche
restrittive basate su aumenti dei
tassi di interesse risultino
essere meno inefficaci?
Purtroppo anche ieri la
comunicazione ufficiale della
banca centrale americana non
ha dato una risposta sistematica
ed esauriente a nessuno dei tre
quesiti. Durante la conferenza
stampa, i tentativi giornalisti di
avere maggiore chiarezza sono
stati sistematicamente,
ancorché elegantemente,
rimbalzati al mittente. Risultato
finale: quando più la Fed
continuerà ad essere opaca,
quanto più sarà facile che,
invece di contribuire a ridurre i
marosi, apre ancora
di più l’otre di Eolo.
È un comportamento che è
tanto più razionale quanto più
si assume che il banchiere
centrale sia un burocrate
opportunista. Non sarebbe
certo la prima volta. E, come
ogni volta, potremo assistere al
paradosso di una banca centrale
che rischia di accelerare quello
che invece dice di voler
scongiurare. Con la benedizione
della parte più miope della
politica e dei mercati.
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