STUPIDA RAZZA

venerdì 25 febbraio 2022

Autotrasporto, blocchi da Ravenna a Caserta


Siamo al quarto giorno consecutivo di proteste e blocchi da parte degli autotrasportatori contro gli aumenti esorbitanti del carburante: gasolio per autotrazione e Gnl (gas naturale liquefatto, quest’ultimo per i mezzi più moderni). Proteste spontanee, che nascono dalla base e che danno sfogo al malcontento delle imprese, sulle quali già pesano la cronica carenza di autisti, turni di lavoro molto lunghi, i rincari delle manutenzioni e le difficoltà a reperire i pezzi di ricambio. Tutti incrementi di costo che le imprese di autotrasporto non riescono a compensare con un pari incremento delle tariffe. Ora arrivano anche gli aumenti del carburante, che si stanno abbattendo senza pietà su tutta la filiera, con esiti che si annunciano drammatici. Il tutto mentre governo e associazioni dell’autotrasporto stanno trattando a oltranza per individuare soluzioni concrete a favore delle imprese. Soluzioni che, al momento, non sono ancora state individuate. E così la protesta spontanea dilaga. La rivolta è partita dal Sud. I primi blocchi dei Tir si sono registrati domenica sera, in Sicilia e in Puglia. Poi, tra lunedì e martedì, la protesta ha contagiato altre regioni (dal Lazio al Molise). Ieri mattina una lunghissima colonna di automezzi ha bloccato per ore il porto di Ravenna, mentre in Campania decine di Tir hanno inscenato manifestazioni di protesta, procedendo a passo d’uomo oppure spegnendo del tutto i motori, lungo l’autostrada A1 in provincia di Caserta, causando ovviamente forti disagi agli automobilisti. Incolonnamenti di Tir e proteste anche lungo la statale 106 Jonica, tra Calabria e Basilicata. Dice il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi: «Sulla questione del caro carburante occorrono interventi urgenti e risolutivi da parte del governo nazionale». L’industria, a sua volta, è in pieno allarme, soprattutto il settore alimentare. Il fermo dei mezzi pesanti colpisce in particolar modo i prodotti freschi, come frutta e verdura, a rischio deterioramento. Una situazione che può arrecare enormi danni economici a tutta la filiera agroalimentare, oltre che disagi ai consumatori. Del resto, se si ferma la logistica si rischia di non avere merce a sufficienza nei supermercati, ma anche carenza di materie prime e semilavorati per l’industria.


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