STUPIDA RAZZA

domenica 27 febbraio 2022

L’incertezza travolge le strategie della Bce

 

I missili russi lanciati sull’Ucraina hanno fatto a pezzi anche lo scenario base sul quale la Bce stava impostando la normalizzazione della politica monetaria, ovvero, un’inflazione stabilizzata sul target al 2% nel medio termine 2023-2024: scenario che, se fosse confermato, cementerebbe la graduale riduzione degli acquisti di assets fino alla fine del qe entro l’anno, seguita poi dal primo rialzo dei tassi. Ma di normale, in guerra, non c’è nulla. Incertezza e volatilità dominano al punto che sulla strada maestra della normalizzazione per la Bce potrebbe essere opportuna una sosta. Nella prossima riunione del 10 marzo, il Consiglio direttivo dovrà infatti rivalutare l’andamento del tasso inflazionistico, dell’economia, della fiducia di famiglie e imprese sulla base dell’incertissimo contesto del conflitto militare Ucraina-Russia. Al momento, come ha sottolineato con vigore la presidente Christine Lagarde ieri, è prematuro tirare conclusioni. E comunque lo stile Lagarde resta quello di non anticipare, di attendere e valutare i dati che puntalmente arrivano su base trimestrale per le proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema. L’impatto dell’invasione russa in Ucraina sulla politica monetaria della Bce è incerto: sarà più ampio, se l’escalation dovesse continuare, oppure potrà essere via via più contenuto nel caso di deescalation, di riapertura dei negoziati e del dialogo. La volatilità è estremamente elevata, tant’è che in questi primissimi giorni del conflitto militare, l’andamento dei mercati e del prezzo del gas è stato a zig-zag. Dopo un crollo violento delle Borse, i mercati azionari sono sembrati ieri meno allarmati e c’è stata una correzione. Lo stesso è accaduto per il prezzo del petrolio, che in parte ha corretto l’impennata iniziale. La Bce dovrà leggere attraverso queste ampie oscillazioni per valutare cosa effettivamente resterà e che effetto concreto la guerra potrà avere sulle prospettive di inflazione e di crescita nell’area dell’euro. Oltre alla stabilità dei prezzi, tra l’altro, la Bce ha anche il mandato della stabilità finanziaria. E non si possono escludere, in queste fasi iniziali del conflitto, “incidenti” di tipo finanziario: il crollo della fiducia e il panico possono far scattare, soprattutto nei Paesi confinanti con l’Ucraina, la fuga dalle banche e la caccia al contante da mettere sotto il materasso. Per questo, la liquidità, che è di dimensioni molto grandi adesso (diversamente da quanto accadde ai tempi della grande crisi finanziaria caratterizzata da liquidità prosciugata), deve rimanere ampia. Anche le condizioni di finanziamento non possono restringersi, quando soffiano i venti di guerra. L’impatto del conflitto tra Russia e Ucraina sull’economia nell’area dell’euro infine non sarà uniforme, e la frammentazione che sempre mina l’area dell’euro si riacuirà con la fuga verso la qualità: tutte variabili che finiranno sul tavolo del Consiglio direttivo alla prossima riunione a marzo.

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