STUPIDA RAZZA

giovedì 24 febbraio 2022

Così Scholz ammette che il gasdotto è anche geopolitico

 

Un bazooka lungo 1.234 chilometri: tra tutte le sanzioni europee enunciate ieri contro la Russia, la sospensione della “procedura di certificazione” di Nord Stream 2 decisa dal cancelliere Olaf Scholz è risultata la più potente e quella che ha fatto più rumore. La decisione di sospendere Nord Stream 2 è stata annunciata da Scholz con il suo stile a mezza bocca, e con un giro di parole sul passaggio “tecnico amministrativo” che gli ha consentito di congelare il gasdotto (in realtà pronto a partire e già pieno di gas): ma la sostanza è quella che conta, e Scholz ha impresso con ritrovata determinazione una svolta rispetto alla linea di Angela Merkel. La cancelliera, sia pur in un contesto molto diverso, è riuscita a portare avanti il progetto Nord Stream 2 nonostante i forti malumori degli Usa e concedendo a Washington un accordo in base al quale il gasdotto sarebbe stato bloccato nel caso in cui la Russia avesse utilizzato l’energia come arma o avesse portato avanti azioni aggressive contro l’Ucraina o avesse usato Nord Stream 2 per raggiungere obiettivi politici con aggressioni. Lo stop del momento al raddoppio del gas russo ha ricollocato la Germania in un posto di primo piano nella crisi ucraina. Se si dovesse trasformare in uno stop definitivo, imporrà al governo della coalizione semaforo un ripensamento complessivo della politica industriale energetica e della diversificazione delle fonti di energia, rinnovabili e non, per centrare gli obiettivi ambiziosi della trasformazione verde, tra decarbonizzazione anticipata, addio al nucleare e neutralità climatica per il 2045. Il gasdotto pronto a irrorare l’Europa e la Germania con 55 milioni di metri cubi di gas russo aggiuntivi, equivalente al raddoppio di Nord Stream 1, è una di quelle ritorsioni «veloci e dure» minacciate da Germania ed Europa: colpisce la Russia in via economica (meno incassi dalla vendita di più gas) e in via geopolitica (meno dipendenza dal gas russo). Sospendendo la procedura di approvazione del gasdotto presso l’agenzia federale  tedesca Bundesnetzagentur, Scholz ha potenziato la sua leva politica: il blocco non è scattato dalle sanzioni del presidente Usa Joe Biden e neppure dalla Commissione europea (alla quale spetta l’approvazione finale del nuovo gasdotto). La Germania, additata finora per essere stata troppo morbida nei confronti del presidente russo Putin per salvaguardare i suoi interessi economici, si è riscattata: (NO,LO HA MESSO NEL CULO A TUTTA L'UE !) anche se la Germania continuerà a privilegiare le soluzioni politiche per evitare conflitti armati e salvaguardare la pace. Scholz si è comunque ripreso il peso politico che spetta al primo Pil europeo. Il politologo Marcel Dirsus, dell’Università di Kiel, ha detto ieri al Sole 24 Ore che con la mossa di Scholz su Nord Stream 2 «la Germania ha superato le pressioni politiche esterne e le ha surclassate, e ora si trova in una posizione di vantaggio». La dipendenza dal gas russo della Germania con Nord Stream 2 sarebbe salita dal 50% al 60%, stando ai calcoli di DIW, ma questa arma dopo la sospensione voluta da Scholz non è più nelle mani del presidente russo. Putin sarebbe già corso ai ripari, stipulando di recente un nuovo accordo sul gas con la Cina, anche se a condizioni peggiori rispetto alle attese. Nord Stream 2 è un bazooka che perfino il presidente Biden ha fatto suo, sventolandolo contro la Russia nel corso dell’ultima conferenza stampa a Washington con Scholz (durante la quale il cancelliere decise di non menzionare esplicitamente il nuovo gasdotto). Anche nelle mani degli Usa, questa arma è ora spuntata. Le implicazioni della sospensione del nuovo gasdotto per il gas russo si faranno comunque sentire,  (ECCOME SI FARANNO SENTIRE !) graveranno sui tempi e i costi della transizione verde (🙏🙏🙏) promessa dal governo di coalizione semaforo. Nord Stream 2 avrebbe garantito gas a costi ridotti rispetto a Nord Stream 1, un vecchio gasdotto che ha alti costi di manutenzione. La Germania dovrà invece in prospettiva risolvere un’altra dipendenza dalla Russia, questa volta sugli impianti di stoccaggio del gas. Secondo DIW la Germania ha bisogno di riserve strategiche di gas tali da garantire 90 giorni di indipendenza extra.

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