In Italia oltre 9mila aziende agroalimentari rischiano di cadere sull’altare della sostenibilità, perchè non saranno in grado di fare gli investimenti necessari alla transizione ecologica. L’allarme arriva dal Cerved, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il futuro dell’agroalimentare italiano a partire dai suoi fondamentali economici. La transizione verso un’economia a zero emissioni, ricordano i suoi esperti, richiede una revisione dei propri processi produttivi per rispettare i rigorosi standard ambientali previsti nei prossimi anni tanto a livello nazionale quanto a livello europeo. Secondo il Cerved, circa 14mila società del food & beverage - il 17,9% del totale, in pratica un’azienda su cinque - per rimanere sul mercato dovrà effettuare investimenti importanti: di queste, oltre 9mila non avranno i fondamentali finanziari necessari per sostenere questi investimenti. «A rischiare di più - spiega Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved - sono le imprese che lavorano nell’ingrosso delle materie prime agricole, che coltivano uva e olive, che si occupano di allevamento dei bovini da latte o della lavorazione e della conservazione delle carni». Da tempo le associazioni degli imprenditori agroalimentari - da Federalimentare a Confagricoltura, passando per l’Alleanza delle cooperative - vanno ripetendo che la sostenibilità deve essere anche economica, non solo ambientale, altrimenti per le aziende sarà difficile rimanere sul mercato. Ma questa volta c’è anche un numero preciso, a testimoniare quanto sia grande il rischio. Che futuro aspetta queste 9mila imprese? «Per alcune di loro - sostiene Mignanelli - potrebbe aprirsi una stagione di aggregazioni aziendali e di acquisizioni. Già nel corso dell’anno scorso si è contato un aumento delle operazioni di M&A». Secondo un’analisi basata sui dati di bilancio, per esempio, secondo il Cerved esiste un manipolo di circa 400 Pmi, quasi tutte a gestione familiare, con fondamentali eccellenti in termini di crescita, capacità di creare margini e cassa, che potrebbero entrare nel mirino dei fondi di investitori istituzionali. (🤔🤔🤔) Per chi rimane fuori, poi, potrebbe (🤔🤔🤔) anche esserci l’ancora di salvezza del Pnrr: «uno strumento - dice Mignanelli - che se ben utilizzato potrebbe rivelarsi di grande aiuto per superare questa fase».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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