STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 febbraio 2022

S’è incrinata la fiducia degli italiani I booster stanno colando a picco

 



Parte la quarta, ma la terza dose non è un trionfo. Il booster non «sfonda» e mostra indirettamente che la linea repressiva non paga. Sono infatti in rapido calo nelle ultime settimane le somministrazioni della dose aggiuntiva dei vaccini contro il Covid 19. Precipitano le terze dosi e, complessivamente, nella confusione del dibattito tra terza e quarta dose, frenano le vaccinazioni. La durata illimitata del super green pass offerto a chi fa il richiamo (booster) convince poco gli italiani, che temporeggiano sulla terza iniezione, sperando, probabilmente, che la validità di sei mesi, conquistati con la seconda dose, basti fino all’ab o l i z io n e della tessera. I numeri descrivono un andamento in calo costante da settimane. Il report degli ultimi sette giorni, pubblicato su L ab 24 , mostra una media quotidiana delle dosi somministrate che è sempre stata sotto quota 200.000, toccando il minimo giovedì 17 febbraio, con 134.000. Le prime dosi vanno avanti a rilento, le terze dosi si confermano la maggioranza delle iniezioni, ma calano. Dopo il picco delle 4,6 milioni di somministrazioni registrate nella settimana tra il 10 ed il 16 gennaio 2022, la flessione è stata costante: 3,9 milioni (17-23 gennaio), 3,5 milioni (24-30 gennaio), 2,5 milioni (31 gennaio-6 febbraio), 1,6 milioni (7- 13 febbraio). Come sintetizza Fondazione Gimbe, nell’u lt imo report settimanale, «crollano del 40,5% le terze dosi (946.929) e del 40,8% i nuovi vaccinati (110.791)». Entrando nel dettaglio, al 16 febbraio sono state somministrate 36.431.086 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 135.276 iniezioni al giorno. In base alla platea ufficiale (42.518.405), aggiornata all’11 febbraio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’85,7%, al netto di differenze regionali. Sono numeri di copertura che difficilmente si trovano così elevati in altri Paesi occidentali, soprattutto se si considerano i milioni di persone che nel frattempo si sono infettate. Il dato non è secondario perché, oltre a far aumentare l’im muni zza zio ne della popolazione, la guarigione fa slittare di ulteriori sei mesi l’eventuale richiamo. Davvero sulla vaccinazione e il green pass si è creata una babele di regole e contrordini che, di certo, non hanno favorito un clima di fiducia nei confronti della vaccinazione. Partito come la soluzione per evitare i contagi, il vaccino ha mostrato l’efficacia (importante) nel ridurre le forme gravi del Covid, ma l’ottimo risultato è stato svilito a suon di riduzioni nei tempi per i richiami e di aumenti del numero delle dosi necessarie per garantire una copertura ottimale. Così, mentre il resto d’Europa si avvia ad allentare le misure, in Italia si discute sulla necessità della quarta dose per le persone fragili, subito, ma soprattutto sull’utilità del nuovo richiamo, per tutti, in autunno. Qualche esperto spera che almeno quello di ottobre sia un vaccino aggiornato per le nuove varianti. In ogni caso bisogna stare all’erta. Chi ha già calcolato i sei mesi per evitare il booster tenga conto che in questi giorni, uno studio dell’Iss, pubblicato sul B m j, giustifica l’antici - pazione della dose di richiamo «prima dei sei mesi dal completamento del ciclo primario» e l’estensione «dell’offer - ta alla più ampia popolazione a m m i s s i bi l e » .

Nessun commento:

Posta un commento