L
a risposta europea, e parzialmente anche quella americana,
all’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe soffre
di un inevitabile problema di “incoerenza temporale”, che nel
linguaggio economico significa prendere oggi decisioni che non
è nell’interesse di chi le prende rispettarle domani. Ciò
purtroppo mina la credibilità dell’azione.
Il problema deriva dal fatto che la guerra è in atto oggi ed è essenziale dare una
risposta immediata di fronte ai bombardamenti, alle vittime civili e a una
popolazione sostanzialmente indifesa. Ma la risposta di oggi consiste, perché
difficilmente per ora si può fare altro, in sanzioni economiche più o meno
estreme. Queste sanzioni non hanno efficacia immediata nel bloccare la
guerra, nel senso che possono veramente diventare insostenibili per la Russia,
che evidentemente le ha già messe in conto, solo nel loro perdurare.
Al tempo stesso, la guerra di per sé, e le conseguenti sanzioni, complicano già
da oggi la difficile fase economica attraversata dall’Occidente. Il rallentamento
delle economie più importanti – oltre a Stati Uniti ed Europa, la Cina – rispetto
alle previsioni eccessivamente ottimistiche era all’attenzione di tutti i governi
interessati, assieme all’inflazione, (MA SE L'ECOMIA MONDIALE RALLENTA,COME PUO' ESSERCI INFLAZIONE ?) già prima della guerra esplosa in questi
giorni nel cuore dell’Europa. Vi era già una stretta relazione tra inflazione e
rallentamento delle economie proprio perché l’aumento dei prezzi è
determinato da problemi di scarsità di offerta, in particolare di energia, ma
anche di altre materie prime e input intermedi, oltre che di manodopera in
molti settori. Si tratta di scarsità che essenzialmente derivano dalla difficoltà
di riavviare in modo adeguato le catene produttive globali che hanno
sostenuto la crescita mondiale negli ultimi decenni e oggi frenano la crescita.
La discussione se l’inflazione risponda a problemi strutturali ( 🤣🤣🤣) o contingenti di
breve periodo (👌👌👌) non cambia il fatto che questa è oggi la situazione e che
certamente la crisi energetica ha forti elementi di natura strutturale.
Ora, la guerra scatenata dalla Russia indubbiamente aggrava
drammaticamente questi problemi e obbliga tutti i governi a rivedere, o
perlomeno a “ricalcolare”, le proprie politiche in un quadro di incertezze
amplificato. I fattori inflazionistici si rafforzeranno con la guerra (🤣🤣🤣) così come
aumenteranno i rischi per la crescita economica europea, su cui già pesava il
rallentamento dell’economia tedesca. (👌👌👌) Questa situazione poneva la Bce di
fronte al dilemma se intervenire per anticipare una possibile spirale prezzi salari con una stretta monetaria e un aumento dei tassi di interesse (🤣🤣🤣) o
aspettare per non frenare la ripresa economica post-pandemica. Non sappiamo quale sarà la risposta della Banca centrale alla nuova
situazione, ma è probabile che si rafforzi la seconda ipotesi. (👌👌👌) Non può
attenuarsi il sostegno monetario ai governi europei sulle cui politiche di
bilancio si rifletterà l’onere dell’innalzamento dell’inflazione importata, e
quindi dell’ulteriore maggior costo dell’energia, dei contraccolpi seppur
forse limitati sul sistema bancario e della minore crescita. I governi, a
cominciare da quello italiano, dovranno considerare come ricorrere a una
ricomposizione della spesa pubblica, concentrandola sui provvedimenti
essenziali per difendere il sistema produttivo e sgombrando il campo da
spese improduttive per limitare le spinte che si manifesteranno ad ampliare
il debito. Quel che sta accadendo dovrebbe anche far riflettere sui tempi e
sui modi di ritorno alle regole del Patto di stabilità e crescita e sulla necessità
di stabilire una capacità europea di bilancio, che è la base di una possibile
politica europea unitaria.
Questi nodi sono oggi presenti dietro l’unità apparente delle dichiarazioni
europee sulla volontà di adottare le sanzioni più dure contro la Russia, e
questa guerra non fa scomparire tutte le contraddizioni della costruzione
europea che ne determinano la debolezza di fondo.
Tuttavia, il problema più grave di “incoerenza temporale” è rappresentato
dal fatto che le sanzioni considerate più devastanti, come quella di escludere
la Russia dal sistema globale di pagamenti Swift (Society for worldwide
interbank financial telecommunication), pur danneggiando oggi la Russia,
minerebbero in prospettiva la forza di una infrastruttura finanziaria che, pur
essendo a dominio occidentale, è di uso globale e che, per rimanere tale, deve
rimanere sicura e affidabile per tutti i Paesi che vi aderiscono. (👌👌👌) Il suo uso
come “arma” per un fine geopolitico, seppur del tutto condiviso oggi di
fronte alla guerra scatenata dalla Russia, spingerebbe verso la creazione di
sistemi alternativi nella direzione di una separazione tra aree economiche su
base geopolitica, cioè verso quel decoupling dell’economia globale che molti
in Occidente, e forse oggi anche in Oriente, auspicano.
Ma questo è il mondo che sogna Vladimir Putin per avervi un ruolo. Un
mondo che in ogni caso implicherebbe un futuro di minore crescita,
maggiori costi e sostanzialmente meno sicuro. Il rischio è che l’interesse di
oggi spinga a scelte che rischiano di cozzare con l’interesse di domani, e in
tal modo si introducono elementi di perdita di credibilità, e questo, nel corso
di una guerra, è il pericolo maggiore.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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