STUPIDA RAZZA

domenica 27 febbraio 2022

Escludere la Russia da Swift rischia di fare il gioco di Putin

L a risposta europea, e parzialmente anche quella americana, all’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe soffre di un inevitabile problema di “incoerenza temporale”, che nel linguaggio economico significa prendere oggi decisioni che non è nell’interesse di chi le prende rispettarle domani. Ciò purtroppo mina la credibilità dell’azione. Il problema deriva dal fatto che la guerra è in atto oggi ed è essenziale dare una risposta immediata di fronte ai bombardamenti, alle vittime civili e a una popolazione sostanzialmente indifesa. Ma la risposta di oggi consiste, perché difficilmente per ora si può fare altro, in sanzioni economiche più o meno estreme. Queste sanzioni non hanno efficacia immediata nel bloccare la guerra, nel senso che possono veramente diventare insostenibili per la Russia, che evidentemente le ha già messe in conto, solo nel loro perdurare. Al tempo stesso, la guerra di per sé, e le conseguenti sanzioni, complicano già da oggi la difficile fase economica attraversata dall’Occidente. Il rallentamento delle economie più importanti – oltre a Stati Uniti ed Europa, la Cina – rispetto alle previsioni eccessivamente ottimistiche era all’attenzione di tutti i governi interessati, assieme all’inflazione, (MA SE L'ECOMIA MONDIALE RALLENTA,COME PUO' ESSERCI INFLAZIONE ?) già prima della guerra esplosa in questi giorni nel cuore dell’Europa. Vi era già una stretta relazione tra inflazione e rallentamento delle economie proprio perché l’aumento dei prezzi è determinato da problemi di scarsità di offerta, in particolare di energia, ma anche di altre materie prime e input intermedi, oltre che di manodopera in molti settori. Si tratta di scarsità che essenzialmente derivano dalla difficoltà di riavviare in modo adeguato le catene produttive globali che hanno sostenuto la crescita mondiale negli ultimi decenni e oggi frenano la crescita. La discussione se l’inflazione risponda a problemi strutturali ( 🤣🤣🤣) o contingenti di breve periodo (👌👌👌) non cambia il fatto che questa è oggi la situazione e che certamente la crisi energetica ha forti elementi di natura strutturale. Ora, la guerra scatenata dalla Russia indubbiamente aggrava drammaticamente questi problemi e obbliga tutti i governi a rivedere, o perlomeno a “ricalcolare”, le proprie politiche in un quadro di incertezze amplificato. I fattori inflazionistici si rafforzeranno con la guerra (🤣🤣🤣) così come aumenteranno i rischi per la crescita economica europea, su cui già pesava il rallentamento dell’economia tedesca. (👌👌👌) Questa situazione poneva la Bce di fronte al dilemma se intervenire per anticipare una possibile spirale prezzi salari  con una stretta monetaria e un aumento dei tassi di interesse (🤣🤣🤣) o aspettare per non frenare la ripresa economica post-pandemica.  Non sappiamo quale sarà la risposta della Banca centrale alla nuova situazione, ma è probabile che si rafforzi la seconda ipotesi. (👌👌👌) Non può attenuarsi il sostegno monetario ai governi europei sulle cui politiche di bilancio si rifletterà l’onere dell’innalzamento dell’inflazione importata, e quindi dell’ulteriore maggior costo dell’energia, dei contraccolpi seppur forse limitati sul sistema bancario e della minore crescita. I governi, a cominciare da quello italiano, dovranno considerare come ricorrere a una ricomposizione della spesa pubblica, concentrandola sui provvedimenti essenziali per difendere il sistema produttivo e sgombrando il campo da spese improduttive per limitare le spinte che si manifesteranno ad ampliare il debito. Quel che sta accadendo dovrebbe anche far riflettere sui tempi e sui modi di ritorno alle regole del Patto di stabilità e crescita e sulla necessità di stabilire una capacità europea di bilancio, che è la base di una possibile politica europea unitaria. Questi nodi sono oggi presenti dietro l’unità apparente delle dichiarazioni europee sulla volontà di adottare le sanzioni più dure contro la Russia, e questa guerra non fa scomparire tutte le contraddizioni della costruzione europea che ne determinano la debolezza di fondo. Tuttavia, il problema più grave di “incoerenza temporale” è rappresentato dal fatto che le sanzioni considerate più devastanti, come quella di escludere la Russia dal sistema globale di pagamenti Swift (Society for worldwide interbank financial telecommunication), pur danneggiando oggi la Russia, minerebbero in prospettiva la forza di una infrastruttura finanziaria che, pur essendo a dominio occidentale, è di uso globale e che, per rimanere tale, deve rimanere sicura e affidabile per tutti i Paesi che vi aderiscono. (👌👌👌) Il suo uso come “arma” per un fine geopolitico, seppur del tutto condiviso oggi di fronte alla guerra scatenata dalla Russia, spingerebbe verso la creazione di sistemi alternativi nella direzione di una separazione tra aree economiche su base geopolitica, cioè verso quel decoupling dell’economia globale che molti in Occidente, e forse oggi anche in Oriente, auspicano. Ma questo è il mondo che sogna Vladimir Putin per avervi un ruolo. Un mondo che in ogni caso implicherebbe un futuro di minore crescita, maggiori costi e sostanzialmente meno sicuro. Il rischio è che l’interesse di oggi spinga a scelte che rischiano di cozzare con l’interesse di domani, e in tal modo si introducono elementi di perdita di credibilità, e questo, nel corso di una guerra, è il pericolo maggiore.


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