La questione
Ucraina non è un
capitolo dell’e-
terno conflitto
tra libertà e op -
pressione. Que-
sta rappresentazione ideolo-
gica e moralistica esclude la
questione centrale che è di na-
tura geopolitica con i suoi co-
rollari storici, economici e so-
ciali. Il problema è che l’Ucrai-
na non è Occidente, per natu-
ra, cultura, storia e religione
ma lo è solo rispetto alla Rus-
sia. Anche se il mercato globa-
le e le oligarchie locali spingo-
no verso Ovest. Ma la Russia
non può essere assediata dal-
l’Occidente, ha bisogno di zo-
ne franche.
Collochiamo la storia del-
l’Ucraina nel suo destino geo-
politico: essendo una terra di
frontiera, border line, come
dice il suo stesso nome, l’U-
craina ha vissuto sulla linea di
confine tra oriente e occiden-
te, esposta all’impero ottoma-
no, ai mongoli, alla Polonia, e
alla grande Russia. L’Ucra i n a
è stata nazione diversa dalla
Russia ma unita alla Russia,
non solo dal legame religioso
ortodosso. Del resto Rus si
chiamava anche la nazione di
Kiev già mille anni fa, all’om-
bradellachiesadiCostantino-
poli-Bisanzio. Per secoli l’im-
pero russo dominò sull’Ucrai-
na, e nel suo periodo estremo
gli zar cercarono di russificar-
la. I russi furono e sono una
corposa minoranza nel Paese,
anche se l’Urss impose come
lingua ufficiale il russo anzi-
ché l’ucraino. Poi dopo le tur-
bolenze seguite alla Rivolu-
zione bolscevica, cent’anni fa,
L e ni nimpose la repubblica
socialista sovietica ucraina. E
dopo alcuni decenni K r u s c ev
impose di donare all’Ucra i n a
la Crimea che mal sopportava
l’annessione sentendosi pie-
namente russa. È per questo
che alcuni anni fa la Crimea
riuscì a liberarsi dell’Ucra i n a
e tornò russa. Nel ’90 l’Ucrai-
na si affrancò dall’Urss in ca-
duta, dopo aver vissuto la tra-
gedia di Cernobyl del 1986. I
fatti recenti sono noti.
Cambiamo scenari o. La
Russia non è più come ai tem-
pi dell’Unione sovietica un
impero mondiale alla pari de-
gli Stati Uniti, ma non è nem-
meno solo una potenza regio-
nale, periferica o una potenza
in disfacimento come prima
di Puti n; si dovrebbe ricono-
scere un ’area circostante di
rispetto in cui evitare di strin-
gere la Russia in assedio da
tutte le parti. E invece, oltre a
prefigurare l’entrata dell’U-
craina nell ’Unione europea,
importante per loro dal punto
di vista economico-commer-
ciale, significa già entrare co-
me altri Paesi ex sovietici, sot-
to l ’influenza dell’Alleanza
atlantica; ma ora si stavano
bruciando le tappe per collo -
care la basi militari della Nato
in Ucraina.
Vi ricordate che successe a
parti invertite quando a Cuba
l’Unione Sovietica stava pun-
tando i suoi missili contro gli
Stati Uniti? Come sempre fu il
«pacifista», umanitario e de -
mocratico Kennedy che usò la
forza e sfiorando il conflitto
mondiale evitò quella minac-
cia contrapponendone un ’al-
tra. E vi ricordate gli interven-
ti militari in Kosovo, le bombe
umanitarie di Clinto n, la Li -
bia, l’Iraq, la Siria? Perché non
dovrebbe fare la stessa cosa
Putin? Certo, Puti n non è un
simpatico liberal-democrati-
co, la sua è un’autocrazia con
tratti illiberali, inquieta il suo
curriculum, il suo modo di
comportarsi, la guerra.
La soluzione ideale sarebbe
stata: la Nato rinuncia alle ba-
si in Ucraina, il processo d’in-
tegrazione europea non può
prevedere una rapida integra-
zione ucraina. E la Russia ri-
nuncia a invadere l’Ucraina e
sottometterla al diktat russo,
limitandosi a chiedere rispet-
to mondiale per una potenza
di area così importante e ga-
ranzie per la minoranza filo -
russa e il Donbass. Le diplo -
mazie sono complesse ma si
può trovare un punto d’equili-
brio se c’è questa volontà. Ma
se si parte dalla pretesa che il
mio allargamento è nel nome
della Libertà e del Progresso e
il tuo è solo aggressivo e re-
gressivo, non si raggiunge
nessun accordo. Che direbbe-
ro gli Usa se il Messico schie-
rasse davanti a loro basi rus-
s e?
La follia di questa situazio-
ne è che le sanzioni colpisco-
no poco la Russia e molto l’Eu-
ropa; e l’Unione europea, per
fedeltà all’alleanza atlantica,
dovrebbe accettare di perdere
una sponda fondamentale ad
oriente, perdere affari, ener -
gie, gas, solo per assecondare
lo spirito pio dei democratici e
del loro malfermo fantoccio,
Joe Biden.
Il danno aggiuntivo è quello
di spingere la Russia nelle
braccia della Cina, comunista
e colonialista, un nuovo impe-
ro in espansione che ormai di-
laga dappertutto, in Europa
come in Africa e in Asia. E la
Cina mostra di ritenere (giu-
stamente) inefficaci le sanzio-
ni pur ritenendo deplorevole
la minaccia di Puti n e guarda
come va la situazione perché
freme dalla voglia di occupare
Taiwan. Mai le sanzioni, a mia
memoria, hanno migliorato le
situazioni; hanno inacidito i
rapporti, inasprito le relazio-
ni, legato i popoli ai regimi sanzionati. E hanno prodottoalla fine ciò che dicevano di
evitare: guerre, invasioni, at-
tacchi terroristici, bombar-
damenti anche sulle popola -
zioni civili come l’infame em-
bargo ai medicinali in Iraq e in
Medio Oriente.
So che in Italia tutti hanno
paura di non dire in premessa
che sono zelanti e proni all’Al-
leanza atlantica, capeggiati
dal più zelante e guerrafon-
daio Pd; ma si tratta di avere il
coraggio, almeno accennato
da francesi e tedeschi, di non
mettersi contro se stessi, con-
tro la realtà geopolitica per far
piacere agli Stati Uniti, dando
pure vantaggi insperati alla
Cina. D ra g h i è sempre angloa-
mericano, allineato, gli altri
sono al seguito, Mattarell a
non si è ancora ripreso dalla
rielezione, il ministro degli
Esteri Di Maio gioca ai soldati-
ni e i tutori non vogliono che
vada in Russia. Si dovrebbe
andare in altra direzione, ridi-
scutere la Nato come delega
agli Usa della sovranità mon-
diale, far valere sul serio le so-
vranità, i patti e le unioni eu-
ropee. E invece andiamo alla
chiamata alle armi americane
tirando il freno e sorridendo
alla Russia, per cercare di sal-
vare il salvabile. Ma ora è trop-
po tardi, è già tempo di guer-
ra.
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