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Una persona
che lotta contro
il green pass
mai e poi mai
potrà nemmeno
s im pati zzare
per Vladimir Putin. (IO SONO UN CASO A PARTE !) E per un
Paese dove le libertà personali sono condizionate e
troppo spesso violate. Lo
choc della guerra in Ucraina
- e lo diciamo con il sommo
rispetto per i morti - qualcosa di buono l’ha portato. Pu -
tin sta demolendo la transizione ecologica sognata, desiderata e imposta dall’Un io -
ne europea. A parte qualche
estremista verde e qualche
rappresentante Ue che nei
giorni scorsi han spiegato
che per contrastare Puti n ci
vogliono più rinnovabili, la
guerra ha aperto gli occhi a
chi si ostinava a rimanere in
scia a Bruxelles. Ieri nella
sua informativa alla Camere,
il presidente del Consiglio
Mario Draghi ha stravolto
completamente le dichiarazioni energetiche che hanno
caratterizzato il suo governo
fin dall’i n i z io.
«Siamo al lavoro per aumentare le forniture alternative», ha spiegato in Aula.
«Intendiamo incrementare
il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come
gli Stati Uniti. (🤣🤣🤣) Il presidente
americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a
sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio
ringraziarlo per questo. Tuttavia, la nostra capacità di
utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in
funzione. (🤔🤔🤔) Per il futuro, è
quanto mai opportuna una
riflessione anche su queste
infrastrutture. Il governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti
non a pieno carico - come il
Tap dall’Azerbaijan, il Transmed dall’Algeria e dalla Tunisia, il Greenstream dalla
Libia», ha aggiunto con eccessivo ottimismo. (🤣🤣🤣) Il Gnl resta un bandiera. Abbiamo
soltanto due rigassificatori e
in nessuno modo riusciremmo a costruirne a sufficienze per colmare il gap russo
che vale per noi il 40% dei
consumi nazionali. (👍👍👍) Anche
sulle tre pipeline citate c’è da
mettere qualche puntino
sulle «i». La prima, il Tap, è
sicuramente un ottimo salvagente. Non si pensi però
che i vertici dell’A ze rba i j a n ,
Ilham Aliyev, siano del tutto
immuni dalla sfera d’i nfluenza russa. Anche a Baku
sanno che se si tira troppo la
corda si rischia un burrascoso evento come quello accaduto lo scorso mese in Khazakistan. L’Algeria, da cui
passa il Transmed, è ai ferri
corti con il Marocco e con
metà Europa. La primavera
araba ci ha per una buona
parte espulsi dal Paese e far
riaprire i rubinetti non sarà
semplice. Infine, c’è la grande incognita Libia. È ovvio
che il Greenstream dovrebbe essere il vero bocchettone
energetico per l’Italia e siamo felici di sentirlo dire dal
p re m ie r.
Purtroppo estremamente
in ritardo e dopo che Turchia e Russia si sono presi
mezzo Paese. Infatti, l’a l tro
grosso fronte anti russo è
proprio in Libia e nel Sahel.
Ancora più delicato rispetto
all’Ucraina perché di natura
asimmettrica. In soli due anni i mercenari di Putin sono
riusciti a cacciare i francesi
dal Mali. Una cosa inimmaginabile fino a poco tempo fa. I
russi sono stati gli ispiratori
di almeno tre colpi di Stato e
la loro presenza non solo
comprime i flussi di gas, ma
anche peggiora la tratta di
clandestini. Speriamo che
l’invasione dell’Ucraina serva ad aprirci gli occhi. Ok alle
sanzioni e alla linea dura, ma
su questo la prudenza di
D ra g h i è più che mai opportuna. Forse perché sta mettendo sul piatto il tema del
Mediterraneo. Abbiamo un
trattato del Quirinale che ci
unisce ai francesi, oggi in difficoltà, adesso dovremmo
usarlo con l’ok degli Usa per
entrare militarmente in Libia. Altrimenti le strategie
resteranno sulla carta. Lo diciamo perché il ritorno al
carbone, auspicato sempre
ieri durante l’audizione, non
sarà sufficiente.
«Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone (al momento
sono sette, ndr), per colmare
eventuali mancanze nell’immediato». Resta il fatto, ha
assicurato D ra g h i , che «la risposta più valida nel lungo
periodo sta nel procedere
spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un
maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, (🤣🤣🤣) anche e soprattutto con una maggiore
semplificazione delle procedure per l’installazione degli
impianti». La frase ci auguriamo sia di circostanza.
Senza la bandiera del green
que s t’anno potremo dire addio ai soldi del Pnrr. Ma la
realtà è tutt’a l tra .
I costi delle rinnovabili sono insostenibili per le imprese che per giunta necessitano dei fonti stabili e immagazzinabili. Le rinnovabili
hanno questo ulteriore problema che si chiama stoccaggio. (👍👍👍) Se domani riattivassimo tutte le centrali a carbone recupereremmo il 4%
del nostro fabbisogno. Un
decimo della filiera proveniente dalla Russia. Bene
nell’immediato. Ma non basta, come abbiamo scritto
sopra. Avremmo bisogno di
tornare a discutere di nucleare e soprattutto pensare
di sostituire il gas che arriva
da Est con quello che proviene da Sud. È l’unico vero intervento contro il caro boll ette.
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