STUPIDA RAZZA

venerdì 25 febbraio 2022

Inflazione e Ucraina, Borse ad alta volatilità

 

«In fin dei conti gli investitori una cosa vogliono sapere: tutto questo avrà un impatto sugli utili delle aziende oppure no? Se la risposta è negativa, la tentazione di comprare dopo i cali dei mercati è forte». Stringi stringi il pensiero dominante sui mercati è quello descritto con poche parole da Dirk Willer, global head dell’asset allocation a Citi. Così anche ieri le due notizie di giornata (cioè la conferma che l’inflazione dell’Eurozona a gennaio è stata pari al 5,1% e l’evolversi delle tensioni in Ucraina) sono state lette dai mercati con quel retropensiero: cambiano lo scenario sugli utili e sull’economia, oppure no? (🤔🤔🤔) Dato che le risposte variano a seconda degli eventi, gli investitori hanno prima comprato come Willer suggerisce (per questo le Borse fino al pomeriggio salivano) e poi sono tornati a vendere. Morale: al termine di una giornata ad alta volatilità i listini europei hanno chiuso in calo: Milano -0,34%, Parigi -0,14%, Francoforte -0,43%. Seguite a ruota da quelle americane, con Wall Street entrata in correzione alla quarta seduta negativa. Se da un lato le blande sanzioni varate sino ad ora contro la Russia hanno tranquillizzato i mercati (che temevano misure più dure), dall’altro gli investitori fanno sempre più i conti con due domande ancora di difficile risposta. Uno: che impatto avranno la crisi in Ucraina e l’inflazione sulla crescita economica? (🤔🤔🤔) Due: come reagirà la Bce? Questo è il dilemma: l’Eurotower potrebbe restringere prematuramente la politica monetaria per combattere il crescente costo della vita (sapendo però che le sue armi sono spuntate quando l’inflazione sale soprattutto per i rincari energetici), (🤔🤔🤔) ma potrebbe anche fare l’opposto e mantenersi più accomodante del previsto se l’economia dovesse frenare eccessivamente. (👌👌👌) E proprio questo sembrava ventilare ieri il Governatore della Banca centrale francese Francois Villeroy quando ha detto che la crisi ucraina deve indurre la Bce a «prendere tempo» su un eventuale rialzo dei tassi e mantenere la «flessibilità». L’inflazione europea Sebbene il dato sull’indice dei prezzi al consumo ieri sia stata una nonnotizia (perché ha semplicemente confermato le stime preliminari), è giusto partire da qui per analizzare il comportamento dei mercati. L’inflazione, secondo il più recente sondaggio di Bank of America tra i gestori europei, è considerato il secondo maggiore rischio per i mercati finanziari. Al primo posto c’è la risposta delle banche centrali all’inflazione stessa. Ebbene: l’aumento dei prezzi a gennaio del 5,1%, confermato ieri, ribadisce che la Bce potrebbe prima del previsto concludere gli acquisti di titoli di Stato e rialzare i tassi d’interesse. Qualche idea in più arriverà nei prossimi giorni, quando saranno pubblicati i primi dati preliminari sull’inflazione di febbraio. Si inizia venerdì con quella francese, per continuare lunedì con quella di Spagna e Portogallo, per finire il primo marzo con i dati di Italia e Germania e il 2 marzo con quelli dell’Eurozona. Ma la vera data chiave sarà il 10 marzo: quel giorno, in contemporanea alle 14,30, uscirà il dato sull’inflazione Usa (determinante per definire le «strette» della Fed) e inizierà la conferenza stampa della Bce. In quell’occasione la Banca centrale europea avrà le nuove proiezioni macroeconomiche, per cui potrà dare maggiori indicazioni su cosa intenda fare nei prossimi mesi. Il mercato ormai pensa che - dato l’elevato livello dei prezzi al consumo - l’Eurotower possa terminare prematuramente gli acquisti di bond in estate e alzare i tassi una (o forse due volte) entro dicembre. Dipenderà però da come si evolverà la crisi in Ucraina, che può avere impatti importanti sia sull’inflazione sia sulla crescita. (ESATTO !) Ucraina e crescita E qui si entra nell’altro tema di giornata: la crisi Ucraina. Per ora il mercato resta convinto che le sanzioni resteranno blande e non in grado di pesare in maniera significativa sulla crescita economica. Ma c’è già chi, come JP Morgan, inizia a tagliare le stime: la banca Usa ha infatti abbassato le previsioni sul Pil dell’Eurozona nel primo semestre dal precedente +1,5% all’attuale 1%. Il problema principale, però, lo evidenzia Amundi: «L’Europa è chiaramente più vulnerabile in questo scontro geopolitico - scrivono Vincent Mortier, Matteo Germano e Monica Defend -. Non vediamo il rischio di una recessione, ma le pressioni inflazionistiche automaticamente si intensificheranno con l’aumento dei prezzi delle materie prime, facendo crescere il rischio di stagflazione e complicando le azioni della Bce». Così torniamo al punto di partenza: come reagirà la Bce? Guarderà più l’inflazione che rischia di salire ulteriormente a causa della crisi in Ucraina, oppure si concentrerà sul rischio di rallentamento economico?  (PROPENDO PER LA SECONDA OPZIONE !) Questa è la domanda a cui i mercati ancora non riescono a dare risposta. E, in giornate volatili come quella di ieri, si vede che brancolano nel buio.

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