STUPIDA RAZZA

giovedì 24 febbraio 2022

«Francia e Italia insieme per un modello di crescita nuovo»

 

C hristian Masset, ambasciatore di Francia in Italia dal 2017, oltre trent’anni di carriera. La crisi ucraina incombe, la diplomazia è al lavoro. «Dissuasione, sostegno all’Ucraina, creazione di uno spazio di dialogo tra Russia e Ucraina» restano le direttrici d’azione di Parigi. Alcuni problemi, amplificati poi da questa crisi, erano già presenti. I rincari dei carburanti e dell’energia su tutto. Come muoversi ambasciatore? È uno spazio che dobbiamo costruire a livello europeo. L’Europa deve costruire una sua sovranità energetica. Questo vuol dire impegnarsi sulla diversificazione delle fonti e sull’energy-mix, e noi francesi da questo punto di vista pensiamo che anche il nucleare sia un elemento importante, per i Paesi che lo vogliono, per poter assicurare un’energia sicura e con un costo fisso. E poi si deve lavorare sulla diversificazione degli approvvigionamenti di energia, in particolare del gas. La Francia cercherà di riorientare le scelte energetiche europee? Non cerchiamo di orientare l’Europa verso le posizioni francesi, cerchiamo di raggiungere dei compromessi che possano portare a dei passi avanti per tuttta l’Europa. A noi sembra che il nucleare e il gas ci possano aiutare a raggiungere l’obiettivo 2050. L’energy-mix è comunque una competenza nazionale e spetta a ciascuno Stato membro fare le proprie scelte. Capiamo che altri paesi per diverse ragioni non lo accettino, ma noi abbiamo un track-record di sicurezza importante, e il fatto che la Francia sia la grande economia d’Europa che emette meno carbonio nell’atmosfera dimostra che se teniamo presente l'obiettivo della lotta al cambiamento climatico il nucleare serve. Parliamo di rapporti economici tra imprese italiane e francesi, tra alleanze e competizione. Italia e Francia sono due economie complementari e integrate. Abbiamo dei flussi commerciali che valgono complessivamente più di 80 miliardi di euro l’anno. Sono importanti gli investimenti: l'Italia oggi è il terzo investitore in Francia, e la Francia è la prima destinazione degli investimenti italiani in Europa. Vuol dire che ci sono sempre più complementarità e che per un’impresa italiana essere in Francia è importantissimo, addirittura essenziale per la sua dimensione internazionale. E la stessa cosa vale per le imprese francesi. Il Trattato del Quirinale del 2021 rappresenta un fattore di svolta? La cooperazione tra Francia ed Italia è densa, completa e antica. Ma, fino ad ora, non era una cooperazione strutturata: ed è proprio quello che ci offre il Trattato. La possibilità di fare in modo che le nostre convergenze possano diventare azioni comuni. Si tratta di sviluppare un riflesso italo-francese, in particolare a livello europeo. E abbiamo visto tutti con NextGenerationEU che Italia e Francia quando sono insieme possono fare la differenza. La riforma del Patto di Stabilità sarà il prossimo appuntamento per mettere alla prova il coordinamento tra Italia e Francia? No, il primo appuntamento sarà già il 10 e l’11 marzo, quando si terrà il vertice europeo per definire il modello di crescita per il 2030. Perché sappiamo che la competizione in questo secolo è quella della tecnologia. L’Europa è indietro, ma abbiamo tutti i talenti che servono, e abbiamo le imprese. Dobbiamo mobilitare tutti gli attori che servono per essere nel centro della competizione tecnologica. Si tratta di un progetto che richiede trasformazioni enormi, che hanno bisogno di grandi investimenti pubblici. Ed è qui che entra in gioco il Patto di Stabilità e crescita: per rivedere le regole per essere preparati all'appuntamento con questa sfida tecnologica. Siamo partiti dalla crisi intorno all’Ucraina, vorrei concludere sulla Difesa europea, che per ora esiste solo sulla carta. Cosa ne pensa? Noi Europei dobbiamo essere padroni del nostro destino. La maggioranza dei paesi europei sono parte della Nato. A noi appare ovvio che una Difesa europea debba essere complementare alla Nato. Un’Europa forte rende in realtà la stessa Nato più forte. Significa riflettere sulle minacce, sui nostri interessi, su cosa significhi un’architettura europea di Difesa. Ne parleremo con l’adozione del “Libro bianco per la Difesa comune”, la “la Bussola Strategica” che sarà oggetto del Consiglio europeo alla fine di marzo. Sarà un nuovo punto di partenza da cui costruire la nostra sicurezza.  



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