Vladimir Putin è
un criminale. Anzi, è
un pazzo che ha per-
so la ragione e vive
isolato nella sua da-
cia trasformata in
bunker. Di più: è un pericoloso
dittatore che non ascolta nessu-
no e sta portando l’Europa sul-
l’orlo dell’abisso. Non basta? Se
non lo fermiamo ci trascinerà
verso una nuova guerra mondia-
le, perché è un Mussolini redivi-
vo, che però dispone di un arse-
nale nucleare. Le frasi che ho ri-
portato, non sono farina del mio
sacco, ma le ho sentite o lette in
questi giorni. Ovviamente sono
in gran parte condivisibili, per-
ché l’ invasione dell’Ucraina, che
il capo del Cremlino avrebbe de-
ciso in solitudine e contro il pare-
re dei suoi più stretti collabora-
tori e delle gerarchie militari, è
una follia che rischia di incendiare l’Europa, ma
soprattutto di fare migliaia di
vittime.
Di fronte a ciò che sta succe-
dendo in queste ore, non pos-
siamo dunque chiamarci fuo-
ri,né far finta diniente. Ma con
ciò non voglio dire che dobbia-
mo imbracciare il fucile e ar-
ruolarci in qualche forza di ra-
pido intervento, come ho sen-
tito dire da qualche commen-
tatore che al risuonare delle
prime esplosioni ha indossato
l’elmetto, incitando il governo
a mobilitare le truppe. Se dico
che come europei, più che co-
me italiani, non possiamo
chiamarci fuori è perché, in
quel che sta succedendo, Bru-
xelles ha una responsabilità
precisa, che condivide con gli
Stati Uniti. Infatti, se siamo ar-
rivati a questo punto, ai blin -
dati dell’Armata rossa che
muovono contro Kiev e ai cac-
cia russi che sganciano grana-
te sulle città ucraine, la colpa è
di Puti n, ma noi occidentali un
p o’ ce la siamo cercata.
Non voglio sminuire le re-
sponsabilità di Mosca e del suo
capo. Né voglio prendere le di-
stanze da quelli che sono stati
e sono i nostri tradizionali al-
leati, ovvero l’America, la Na-
to, i Paesi europei: per quanti
affari l’Italia faccia con la Rus-
sia e per quanti soldi rischi di
perdere con questa guerra, noi
dobbiamo stare da una parte
sola, cioè da quella dei Paesi
democratici. Tuttavia, questo
non significa non riconoscere
gli errori. E con l’Ucraina se ne
sono fatti tanti: per l’esattez za ,
più di 20 miliardi. A tanto am-
montano i soldi che la Ue e gli
Stati Uniti hanno r egalato al
governo di Kiev con la scusa di
sostenerne l’economia, la lot-
ta alla corruzione, i progetti di
innovazione, le riforme del si-
stema giudiziario e dello Stato
di diritto. Dal 2014 a oggi, l’A-
merica ha staccato un assegno
da 3,7 miliardi di dollari, l’Eu-
ropa da 17, a cui ha aggiunto 1,2
miliardi di recente. In realtà,
quei soldi a vevano un solo
obiettivo, staccare l’ Ucra i n a
dall’area d’influenza russa.
Mentre già tra i due Paesi i rap-
porti erano al minimo, noi oc-
cidentali abbiamo provato a
inserirci per guadagnare un
p o’ di spazio ma, soprattutto,
per isolare Mosca. Anzi, per
accerchiarla, trasformando
quella che un tempo era la cor-
tina di ferro comunista in una
specie di cortina di ferro euro-
pea. Dopo aver fatto confluire
n el l’orbita occidentale Polo-
nia, Romania, B ulgaria e altri
ex Paesi satellite dell’Unio n e
sovietica, Usa e Ue hanno pro-
vato con l’Ucraina, lasciando
intravedere un ingresso del
Paese nella Nato e in Europa.
Alle prime avvisaglie di questo
progetto che avrebbe consen-
tito l’installazione di basi mili-
tari al confine con la Russia, la
reazione di Puti n non fu acco-
modante. Prima l’a n n e s s io n e
della Crimea, poi l’insurrezio-
ne della popolazione russa nel
Donbass, ovviamente soste-
nuta dalla casa madre. Una
guerra a bassa intensità, ma
con migliaia di morti, che però
invece di indurre a maggior
prudenza ha irrigidito le posi-
zioni. A nessuno fa piacere
avere i missili nel cortile di ca-
sa e forse la mossa disperata e
folle di Puti n si poteva mettere
in conto. Forse si poteva im-
maginare che, continuando a
cercare di attirare l’Ucrai na
nell’orbita della Nato, qualche
cosa di poco raccomandabile
poteva accadere. Forse era an-
che possibile evitare di illude-
re Kiev sull’ingresso nell’A l-
leanza atlantica e in Europa. E
magari si poteva anche rinun-
ciare ad annunciare al mondo
che l’Occidente era pronto a
rifornire di armi e di mezzi l’U-
craina nel caso fosse stata at-
taccata. A seconda dei punti di
vista, ciò poteva essere un de-
terrente nei confronti di una
guerra oppure l’innesco di una
bomba pronta a deflagrare. A
mio parere, la seconda che ho
scritto. Ho letto nei giorni
scorsi le cronache degli inviati
al fronte e i racconti della po -
polazione che tirava fuori dal-
la soffitta i vecchi archibugi e
ho trovato questi articoli un
insensato invito al conflitto.
Davvero si può pensare che
una milizia volontaria, fatta di
anziani e di mamme che da an-
ni non sparano un colpo, si
possa opporre ai blindati rus-
si? Credete sul serio che un
esercito di partigiani possa
combattere e vincere la guerra
per conto nostro?
Purtroppo, in Afghanistan
l’Occidente ha combattuto e
ha perso la faccia. In Ucraina, a
quanto pare, le forze democra-
tiche non sono invece disposte
a combattere, ma solo a perde-
re la faccia e l’ultimo brandello
di credibilità, nascondendosi
dietro a un codice Swift, magi-
ca formula che serve per le
transazioni finanziarie. Sì, la
Russia perderà i suoi soldi e
noi i nostri, pagando il triplo le
forniture di gas e di materie
prime, ma alla fine per l’Occi-
dente il bilancio non sarà né in
utile né in pareggio. Ma sarà
un esempio di quanto sia inaf-
fidabile.
Vi sembro troppo pessimi-
sta o, peggio, un fan di Puti n?
Beh, allora leggete qui: «Nel-
l’attuale congiuntura, sono co-
munque gli ucraini a restare
l’elemento decisivo. Essi ap-
partengono a una terra dalla
storia complessa, teatro di
barriere di conflitti dovuti al-
l’esistenza di barriere lingui-
stiche e religiose. Qualsiasi
tentativo dell’Ucraina cattoli -
ca e di lingua ucraina di domi-
nare l’altra Ucraina ortodossa
e russofona condurrà neces -
sariamente alla guerra civile e
alla fine dell’ unità nazionale.
Considerare l’Ucraina come
parte del confronto Est-Ovest,
spingerla a far parte della Na-
to, equivarrebbe ad affossare
per decenni ogni prospettiva
di integrare la Russia e l’Occi-
dente - e in particolare la Rus-
sia e l’Europa - in un sistema di
cooperazione internazionale.
Una saggi apolitica statuniten-
se verso l’Ucraina avrebbe do-
vuto cercare il modo di favori-
re l ’intesa tra le due parti del
Paese. L’America avrebbe do-
vuto favorire la riconciliazio-
ne e non, come ha fatto, il do-
minio e la sopraffazione di una
fazione sull’altra». Chi lo ha
scritto? Il capo del Cremlino o
il suo ghostwriter? No. Henr y
K i s s i n ge r,sul Washington Post
nel 2014, quando ancora si po-
teva lavorare per la pace.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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