STUPIDA RAZZA

domenica 27 febbraio 2022

Schierarsi in nome di valori comuni? Impossibile: l’Occidente li ha persi

 

Quando il presidente degli Stati Uniti, nell’an - nunciare le sanzioni contro la Russia che ci coinvolgono in prima persona, dice che «sono in gioco i valori occidentali» costringe tutti noi a chiederci quali siano oggi realmente quei valori. Tutti noi sapevano che i due anni di pandemia ci avrebbero presentato il conto ma non pensavamo che sarebbe successo così presto. Proprio quando in tutto il mondo si dichiarava il Covid in via di risoluzione e in Italia, con la lungimiranza che ci ha contraddistinto in questi due anni, si stava entrando nella fase del «graduale allentamento delle misure», proprio quando la campagna mediatica sulla quarta dose si scontrava coi dubbi degli esperti e con gli inquietanti dati delle richieste di risarcimento per effetti avversi da vaccino pubblicati dalle compagnie assicurative, la questione si è fatta decisiva. E come sempre avviene quando si parla di filosofia, che è la più concreta e tangibile forma di riflessione sulla vita, è il fat - to che sollecita la riflessione. Il fatto dell’invasione russa dell’Ucraina coinvolge tutto il mondo e noi europei per primi. Stiamo parlando di prese di posizioni concrete, non tanto di un coinvolgimento militare ma di applicazione di sanzioni economiche che ci interessa in primo piano e una crisi energetica che ci tocca tragicamente da vicino. Ma quando Joe Biden pa rl a di «difesa dei valori occidentali» a cosa fa riferimento realmente? Alla salvaguardia dell’operazione di «Piazza Maidan» e dei fondi che abbiamo inviato all’Ucraina per creare instabilità alla Russia in ottica di equilibri geostrategici? I «valori occidentali» sono così rarefatti, così complessi, così intangibili e così ambigui che solo la politica internazionale e lo scontro tra blocchi contrapposti di potere possono incarnarli? Quando R onald Reagan faceva riferimento al «nostro stile di vita» tutti nel mondo comprendevano a cosa faceva riferimento e i difetti dell’Occidente non erano così radicali da porre in questione la natura stessa dei valori sui quali si fondava. Quando gli italiani nel 1948 votarono Democrazia cristiana non lo fecero per pedissequa adesione al programma di De Gasperi, ma perché riconoscevano che quello era il modo concreto per affermare i valori dell’Occidente: libertà, democrazia, idea di comunità, idea di uomo. Quell’ac - cordo implicito spingeva i cittadini dei paesi occidentali a credere e a difendere i valori che sentivano concretamente realizzati nelle forme sociali e culturali dei propri rispettivi paesi. Ed è anche il motivo per cui una parte dei cittadini occidentali, scegliendo il comunismo, quei valori rifiutavano a favore di altri valori, di altri assetti sociali e di altre aspirazioni esistenziali. Ma oggi, tra Trudeau ePutin siamo così sicuri di trovarci di fronte a due mondi alternativi? Se Puti n non ammette opposizione politica, cosa fa Tr ud eau nel momento in cui blocca i conti correnti di chi protesta pacificamente contro uno stato d’emergenza basato sui lasciapassare vaccinali? Cosa è successo in questi anni in Francia quando la polizia ha sistematicamente picchiato i manifestanti? Cosa sta succedendo in Italia quando si decide di mantenere un lasciapassare vaccinale senza il quale non è consentito lavorare? L’id ea che lo «stato d’e me rgen za » giustifichi la revoca della libertà non è un «valore occidentale», non lo è mai stato, non soltanto dai tempi di Joh n L o cke o di Cesare Beccaria o dell’Habeas Corpus, ma nemmeno ai tempi di O ttav i a n o Augu s to. Qualcosa si è rotto nell’idea stessa di tessuto sociale, nella percezione stessa di ciò che rende plausibile una comunità, nell’idea che esista un giudice di ultima istanza al quale rivolgersi, nella percezione che chi ti abita accanto non sia un tuo nemico e nel fatto che l’archetipo dell’un - tore divida il mondo in puri e impuri. Perché una forza egemone internazionale quale gli Stati Uniti possa permettersi di «esportare la democrazia» con la forza delle armi o con il sostegno economico di movimenti politici, è indispensabile, nell’Occidente, la condivisione di valori comuni ai quali subordinare la violenza e l’in - vasività che tali azioni necessariamente implicano. Ma se il mondo che si cerca di «esportare» è quello imposto, parziale, settario, aprioristico del controllo telematico dei comportamenti, della medicalizzazione dell’e s i s te n za , d el l ’imposizione dell’idea di ge n d e r, della subordinazione de ll ’istruzione alla cultura wo ke, dell’abbandono della proprietà privata a favore dell’indebitamento diffuso, del rinnegamento di ogni spiritualità a favore di un materialismo immanente che vuole tutti consumatori ideali e identifica nel soddisfacimento materiale dei propri desideri il senso della vita, perché lo dovremmo preferire a quello autoritario russo? Se la «rivoluzione verde», che l’Occi - dente ritiene così necessaria, consisterà nel far scegliere alle persone se comprare da mangiare o pagare le bollette, in base a quali valori esattamente verranno chiesti quei sacrifici? Al fatto che «le mascherine all’aperto servono a condizionare i comportamenti»? Ma per quello basta la Cina.

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