I camionisti
canadesi sono la
risposta analogica all’a g g re s s i -
vità digitale del
governo guidato
da Justin Trudeau. Da settimane manifestano in modo
pacifico. Sono stati sgomberati là dove bloccavano i flussi di merci e accusati di terrorismo quando si limitavano a
sostare lungo le strade o nel
centro di Ottawa. Per fermarli Tr ud eau si è
spinto fino a minacciare il
blocco dei conti correnti e dei
sistemi di pagamento. Senza
che alcun giudice sia chiamato a indicare un reato sottostante. Al momento i camionisti canadesi non demordono, si scaldano con le stufette
a cherosene e si finanziano al
di fuori delle piattaforme di
crowfunding. E restano l’anello di congiunzione tra l’economia pre pandemia e
quella post pandemia tutta
delivery e Internet. Per questo fanno tanto paura quando
si oppongono al green pass.
Per lo stesso motivo dovremmo guardare con molto
attenzione ai blocchi e alle
manifestazioni dei camionisti italiani, che da ieri hanno
iniziato a paralizzare tre regioni e a mettere in difficoltà
arterie autostradali da Nord a
Sud. A spingerli una serie di
motivazioni. Alcune recenti e
altre purtroppo radicate nella
storia del settore. Il dissenso
punta a denunciare le mancate applicazioni delle norme
che dovrebbero contrastare il
caro benzina. Ma anche le
norme sui tempi di carico scarico e di pagamento delle fatture. L’imposizione del green
pass ha allungato i tempi della
logistica e i costi sono finiti
tutti sulle spalle dei camionisti, i quali si stanno caricando
anche dell’aumento dei prezzi del comparto automotive.
Una motrice costa il 15% in più
rispetto al 2019 e non c’è politica sindacale e governativa
che sia riuscita a prevedere
tali picchi e al tempo stesso a
gestire la cronica mancanza
di autisti.
Per tutti questi motivi, decine di autotrasportatori calabresi hanno organizzato un
sit in nei pressi degli svincoli
dell’A2 di Gioia Tauro e di Rosarno, con l’intenzione di raggiungere assieme la città di
Palmi. Prosegue da ormai due
giorni sul tracciato casertano
dell’A1 un’altra protesta, nel
tratto che dal casello conduce
alla Salerno-Reggio e fino alla
barriera di Napoli Nord a Caserta. Stesse scene sulla statale 613 Lecce-Brindisi. Nel Tarantino, diversi autotrasportatori hanno montato un presidio sulle statali 106 e 100,
ricevendo la solidarietà di alcuni sindaci locali. Nel Barese, invece, i camionisti contro
il caro gasolio sono al terzo
giorno di protesta sulla statale 96 e nella zona industriale
di Altamura. I blocchi ieri si
sono registrati anche al porto
di Ravenna, a Palermo e a Calta n i s s etta .
«Sulla questione del carocarburante occorrono interventi urgenti e risolutivi da
parte del governo nazionale»,
ha detto il presidente della
Regione Basilicata Vito Bardi,
sottolineando pure le ricadute sul settore dell’agroalimen -
tare, tema sollevato anche da
Coldiretti. E mentre il Codacons si dice pronto a denunciare gli autotrasportatori per
le ripercussioni della protesta sui consumatori, dalla Regione Sicilia arriva l’appello a
Palazzo Chigi dell’a ss e s s o re
ai Trasporti Marco Falcone,
che ha convocato un tavolo
con le rappresentanze degli
autotrasportatori dell’i s o la ,
in sciopero da due giorni: «Ribadiamo», ha detto l’assesso -
re, «l’urgenza di un intervento risolutivo del governo Draghi». Inutile, dire che il Codacons non ha minimamente
compreso la situazione. Chi
manifesta va incontro a due
tipi di rogne. Una penale nel
caso in cui blocchi attività
sensibili e l’altra amministrativa perché ostacolare il traffico autostradale implica
multe salate. Ne consegue che
il camionista sa bene cosa rischia e lo fa perché non ritiene esserci alternativa. D’a ltronde il caro benzina e il
green pass sono esattamente
la sintesi dei problemi futuri
del Paese.
Anche se Mario Draghi ha
annunciato che da aprile sparirà lo stato di emergenza e
che saremo progressivamente liberi di respirare senza
mascherine, si è limitato a dire che nei luoghi aperti non
sarà richiesto di esibire il lasciapassare verde. Ma nessun
accenno alla possibilità di
abolirlo. Ricordiamo infatti
che mentre si promettono riaperture, il governo prosegue
con l’applicare vincoli digitali
allo spostamento dei cittadini, imponendo la tracciabilità
nei gangli vitali: banche, poste, snodi logistici e ospedali. I
camionisti che protestano
sanno bene che l’infrastrut -
tura costruita per il green
pass è destinata a rimanere
per sempre, così come sanno
che la politica si sta limitando
a risolvere i problemi di facciata dell’inflazione e del caro
delle materie prime. Tutti i
governi europei sperano che
le fiammate dei prezzi siano
temporanee, chi invece guida
i Tir ogni giorno non si fa ingannare dalle chiacchiere. La
saggezza del lavoratore della
logistica afferra il cambio di
passo del mondo. Quelli che i
giornalisti chiamano colli di
bottiglia della supply chain
per il camionista sono ore
buttate via, perdite di tempo,
minore fatturato e azzeramento dei margini.
L’ultimo decreto bollette è
una presa in giro per chi macina chilometri da Nord a Sud
spendendo molto più dell’an -
no scorso e assistendo progressivamente alla vittoria
dei concorrenti stranieri che,
avvantaggiati dal fisco o da politiche energetiche più oculate, riescono a deviare dall’Ita -
lia flussi di commercio imponenti. Immaginiamo anche
che i camionisti siano pronti a
feroci critiche e a essere additati come untori come è successo con i portuali o come i
colpevoli delle prossime crisi
di approvvigionamento. Invece dovrebbero essere convocati al ministero dei Trasporti
e presi quali consulenti.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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