STUPIDA RAZZA

giovedì 24 febbraio 2022

Banche, in dieci anni sportelli dimezzati: chiudono 2.500 filiali

 

ALTRI DISOCCUPATI !

Nei prossimi tre anni le maggiori banche italiane puntano a chiudere altre 2.500 filiali, portando il numero complessivo ampiamente sotto le 20.000 unità. Dieci anni fa, nel 2012, erano circa 33.000, mentre alla fine del 2020 erano già scese a 23.480 (secondo i dati di Bankitalia). Per il 2021 non esistono ancora dati ufficiali cumulativi, ma solamente Intesa Sanpaolo ne ha chiuse 450 ed è ragionevole supporre che il totale dei tagli agli sportelli abbia superato ampiamente quota 1.000. Le prospettive Nel prossimo triennio - anche stando solo ai piani industriali finora approvati da Intesa, UniCredit, BancoBpm e Bnl-Bnp Paribas - ne sono previsti almeno altre 1.643 (si veda la tabella a fianco). A cui si aggiungeranno quelli che inevitabilmente arriveranno quando a giugno saranno presentati i nuovi piani industriali di Bper, di Credit Agricole Italia e soprattutto di Mps che dovrebbero portare il saldo totale delle chiusure programmate nei dintorni  delle 2.500 unità (che vanno ad aggiungersi alle 2.000-2.500 già chiuse nel biennio 2020-2021). Ma il riassetto della rete distributiva non comprende solo le banche di maggiore dimensione, che in Italia rappresentano circa il 60% del totale, e riguarda invece l’intero sistema. Compresa Deutsche Bank, che ha annunciato (senza ancora quantificare) la riduzione della rete di sportelli.Difficile dire quale sarà il punto di arrivo complessivo a fine 2024 ma a questo punto è probabile che non sarà molto dissimile dalla previsione che alla fine del 2019 fece la società di consulenza Oliver Wyman - che dopo la pubblicazione sul IlSole24Ore suscitò ampie reazioni in ambito sindacale e Abi - quando prevedeva la chiusura di 7.000 sportelli bancari in Italia nei successivi cinque anni. A contribuire all'avverarsi di quella previsione, che “all'epoca” poteva sembrare allarmistica, sono stati gli effetti dell’imprevedibile pandemia del Covid che, con la semi-chiusura delle filiali, ha obbligatoriamente accelerato la tendenza all'utilizzo in modalità digitale dei servizi bancari. Una tendenza destinata a proseguire, con inevitabili conseguenze sull'industria bancaria, sui dipendenti e sui clienti. Modello omni-canale A livello industriale, è ormai evidente che il modello omni-canale a forte impronta digitale è destinato a prevalere sul canale puramente fisico. Lo dimostra la scelta del leader italiano Intesa Sanpaolo, che ha varato la banca digitale Isybank per gestire i 4 milioni di clienti “marginali” (generatori di soli 200 milioni di ricavi) e abbattere i costi per servirli in modo tradizionale. Ma un ulteriore dimostrazione delle potenzialità della conversione delle banche tradizionali al digital banking arriva dal secondo gruppo spagnolo Bbva che da pochi mesi, si vedrà poi con quanto successo, ha deciso di sbarcare in Italia aprendo una banca fully digital evitando di investire in uno dei tanti istituti tradizionali in vendita nel Paese. Altre iniziative di questo tipo da parte di gruppi esteri, a quanto risulta al Sole24Ore, sono in cantiere e vedranno la luce nel 2022. La ricaduta occupazionale La «rivoluzione industriale digitale» in corso nel settore bancario ha un’evidente ricaduta sul versante occupazionale. (🤔🤔🤔) Ricaduta che finora è stata gestita con responsabilità da banchieri e sindacati perché gli accordi siglati tra sindacati e grandi banche stanno limitando i danni sociali della “rivoluzione” in corso: a ogni due uscite, gestite tra prepensionamenti e volontarie incentivate, corrisponde l'assunzione di un giovane. Se il riassetto in corso non ha portato a maggiori ricadute occupazionali è soprattutto perché banche e sindacati hanno concordato la riqualificazione professionale di alcune decine di migliaia di ormai ex “sportellisti” bancari (8.000 nella sola Intesa Sanpaolo) a nuove mansioni. Operazione non facile e certamente costosa (in ore di formazione) ma rivelatrice della volontà delle banche di puntare sulla centralità del capitale umano anche nella nuova era multicanale, sviluppando un nuovo modello di servizio per una clientela che in larga maggioranza è ormai abituata alle transazioni digitali.

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