STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 febbraio 2022

L’efficacia dei tecnici è omicidio della politica

 



Il linguaggio è pieno di trappole insidiose, a una delle quali intendo rivolgermi qui. «Efficace» ed «efficiente» sembrano semplici aggettivi qualificativi, come «circolare» o «blu»; ma non è così. Un oggetto è circolare o non lo è, è blu o non lo è, e tutto finisce lì. «Efficace» ed «efficiente», invece, contengono un parametro interno, nascosto, che è necessario identificare prima di poterne valutare l’ap - plicazione: invece di una qualità designano un rapporto, una relazione di qualcosa con qu a l c o s’altro. Una persona, un gruppo di persone o una procedura sono efficaci se raggiungono uno scopo, e sono efficienti se raggiungono uno scopo rapidamente e senza troppe complicazioni. Quindi se uno chiede, a proposito di una persona, di un gruppo di persone o di una procedura, «È efficace (o efficiente)?» la risposta corretta è un’altra domanda: «Efficace (o efficiente) a quale scopo?». Ciò chiarisce che efficacia ed efficienza non sono necessariamente doti positive: tutto dipende dallo scopo che servono. I nazisti, per esempio, furono estremamente efficaci ed efficienti nell’amministrare il genocidio di ebrei, zingari, omosessuali e disabili; ma ciò non comporta un giudizio positivo nei loro confronti (o della loro efficacia ed e f f ic ie n za) . Nel sesto libro dell’Etic a Nic om ac h e a , Ar i s totel e d istingue fra persone abili e sagge. È abile chi sa bene (efficacemente ed efficientemente) adattare mezzi a fini; è saggio chi sa anche scegliere i fini giusti. Una persona abile potrebbe proporsi il fine di uccidere un vicino di casa, e (essendo abile) riuscire a ucciderlo senza farsi scoprire e punire; una persona saggia capirebbe che quello di uccidere un vicino di casa non è un fine accettabile, quindi non si dedicherebbe a tale impresa. I nazisti, avrebbe detto il Filosofo, erano abili ma non saggi. Ne l l ’ultimo quarto di secolo, gli italiani hanno ripetutamente ceduto alla tentazione di farsi guidare da «tecnici»: dei tecnici sono stati ministri e presidenti del Consiglio. Ma l’idea stessa di un governo o governante tecnico è fallace. Un tecnico è abile (se lo è) nel realizzare dei fini, ma, in quanto tecnico, non compete a lui (o lei) decidere quali debbano essere i fini. Questo vale anche se il tecnico si ammanta di competenze scientifiche. All’indomani dei disastri causati dalle prime esplosioni atomiche, molti scienziati si giustificavano parlando della neutralità (tecnica) del loro lavoro. Noi scopriamo l’energia nucleare, dicevano, e voi (popoli, governi, Stati) decidete che farne: se usarla per illuminare città o per disintegrarle. Oggi, con un’in qu ietante inversione di tendenza, sono popoli, governi e Stati che dicono di voler seguire le istruzioni fornite dalla scienza - anzi, dalla Scienza. Per A r i s totel e era il saggio a stabilire quali fossero i fini giusti; gli altri dovevano pazientemente cercare di imitarlo e, con il tempo, diventare simili a lui. Nella modernità abbiamo in gran parte rinunciato a tale visione, e quello di determinare la giustizia dei fini è diventato compito della politica, cioè dell’i nte r - minabile negoziato che si dovrebbe svolgere fra interessi, progetti e valori diversi. La determinazione così ottenuta è fallibile e va intesa come passibile di continua revisione; ma ci si aspetta che più voci vengono prese in considerazione, più obiezioni ciascuna voce presenta alle idee altrui e più risposte vengono così sollecitate da parte di tutte, più ci si possa avvicinare, se non proprio al bene, quantomeno al meglio. Un governo tecnico nega tutto questo, e tanto più risolutamente lo nega se presume di essere tecnico-scientifico. Può essere molto efficace ed efficiente, ma i fini cui andrebbero subordinate queste caratteristiche sono fuori dalla sua portata. In un governo tecnico la politica è arrivata al capolinea, e non è ripartito il treno della saggezza: si sa forse, perfettamente, come operare, ma non si sa che fare. Naturalmente, le cose non stanno proprio così: i fini non sono stati negati ma solo occultati, e delegati altrove. A decidere quali siano i fini è qualcun altro, che non fa parte del negoziato politico ma dà opportune istruzioni ai «tecnici» perché operino nel modo che sanno. Come un secolo fa si amministravano, con grande efficacia ed efficienza, campi di concentramento e camere a gas, oggi si amministrano, con attributi analoghi, campagne vaccinali e apartheid; ma nessuno ha deciso, politicamente o saggiamente, che questi siano fini da perseguire. L’i m p o s i z io - ne arriva dall’esterno, da un «comitato» di salute pubblica, da una «cabina di regia»; e gli esecutori materiali degli ordini li attuano senza fiatare. Che qualcun altro fiati è considerato un malaugurato incidente di percorso, perché nuoce all’efficacia ed efficienza del processo. Non disturbate il manovratore, anche se il treno che sta guidando con perizia porta all’i n fe r - n o. 

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