STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 luglio 2022

Anche il vetro boemo teme la stretta energetica

 

 È con evidente preoccupazione che il mondo industriale europeo guarda al futuro delle forniture di gas russo, in piena guerra ucraina. Negli ultimi giorni numerosi esponenti politici hanno avvertito di una possibile brusca interruzione dell’approvvigionamento. Alcuni settori produttivi sono più a rischio di altri: tra questi, l’industria del vetro, che in Boemia, nel Nord della Repubblica Ceca, è particolarmente significativa. «Il tema del gas per noi è cruciale – spiega Kveta Vinklátová, vicegovernatrice della regione di Liberec, in visita nella cittadina di Novy Bor, a 80 chilometri da Praga -. I forni devono rimanere accesi 24 ore su 24, ed è evidente il momento delicato. Abbiamo assistito in queste ultime settimane a una moltiplicazione del prezzo del gas, di quattro se non sette volte. Questa materia prima è una parte consistente del costo dei nostri prodotti». La Repubblica Ceca dipende al 96% dal gas russo. Sono 150 le imprese ceche attive nel settore del vetro e della porcellana. In tutto, oltre 23mila dipendenti. Secondo CzechTrade, l’agenzia del commercio estero, il settore ha registrato un giro d’affari di 50 miliardi di corone (circa 2 miliardi di euro). L’export rappresenta metà del giro d’affari e il 95% della produzione. La produzione giornaliera di vetro piatto nella Repubblica Ceca è di 2mila tonnellate, mentre quella di bottiglie, caraffe e altri vasi raggiunge i quattro milioni di oggetti. «L’ansia per una interruzione delle forniture di gas si tocca con mano», dice Jirí Pacinek, alla guida dell’omonima società vetraria. Bruxelles presenterà domani un piano con il quale affrontare un eventuale stop agli approvvigionamenti. L’esecutivo comunitario sta preparando linee-guida per incentivare il risparmio nel consumo energetico, suggerimenti pratici per aiutare i settori che potrebbero avere maggiore bisogno di aiuto, ed eventuali meccanismi di solidarietà tra i Paesi membri. Al netto della crisi energetica, il settore vetrario ceco è meno preoccupato dal mero rallentamento economico. «Per via delle sanzioni contro la Russia, sulla scia della guerra in Ucraina, abbiamo perso i nostri clienti russi e siamo stati costretti a spostare la nostra filiale moscovita in Azerbaijian. Al tempo stesso, per ora non ci mancano gli ordini», spiega Jana Nastoupilová, dirigente della società Lasvit. L’azienda conta 330 persone, e dal 2011 è incaricata di realizzare il trofeo che va al vincitore del Giro di Francia. Conferma la signora Vinklátová: «Nel suo insieme l’industria del vetro sembra reggere. Non assistiamo ad alcun aumento della disoccupazione per ora. Le aziende hanno sufficienti ordini per resistere per ora al rallentamento economico. Nel settore della bigiotteria, in compenso, alcune imprese hanno già annunciato il fallimento». Nonostante gli evidenti rischi su più fronti, il governo ceco è tra i più attivi nel voler sanzionare Mosca. Pur non avendo la Repubblica Ceca frontiere dirette né con la Russia né con l’Ucraina, il Paese si sente ovviamente vicino a Kiev. Alcuni osservatori a Praga e in altre capitali fanno il parallelo tra il Donbass e i Sudeti. Nello stesso modo in cui i russi vogliono oggi prendere il controllo della regione ucraina popolata da russofoni, oltre ottant’anni fa i nazisti vollero prendere il controllo di quella parte della Boemia dove all’epoca abitavano oltre tre milioni di tedeschi.

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