STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 luglio 2022

Covid, nuovo studio conferma: l’immunità dura nel tempo

 

Q uanto dura l’immunità contro il coronavirus? È la grande domanda che da due anni a questa parte non ha ancora una risposta definitiva, ma che è un tassello fondamentale nella lotta al virus. Perchè a fronte delle vaccinazioni già fatte e che dobbiamo rifare e all’ampio numero di infezioni che si registrano con le varianti Omicron, sapere per quanto tempo siamo al riparo dal Covid farebbe una grande differenza. Gli studi condotti finora hanno rilevato che gli anticorpi neutralizzanti tendono a diminuire nei primi mesi dopo l’infezione nell’arco di 6-10 mesi. L’altra informazione è che - nonostante la durata dell’immunità rimanga per lo più sconosciuta - le persone che si sono ammalate di Covid19 con le varianti Alpha o Delta hanno un minor rischio di reinfettarsi con la stessa variante rispetto a chi non è mai venuto a contatto con SarsCov-2. Ora però c’è il “team” Omicron che è molto più trasmissibile delle precedenti varianti, e un nuovo, sinistro cugino, BA.2.75, che si sta diffondendo in diverse parti del mondo. Di questo passo le persone che vengono a contatto con il virus stanno crescendo a dismisura, e anche se è vero che, rispetto a prima, i tassi di ospedalizzazione e mortalità rimangono relativamente bassi, un alto tasso di infezioni ci tiene nel circolo vizioso dell’evoluzione virale. A maggior ragione conoscere la durata dell’immunità indotta dall’infezione, dal vaccino o dalla cosiddetta ibrida (infezione più vaccinazione) è un risultato a cui si deve arrivare. Su questo fronte, l’ultimo studio condotto sull’intera popolazione del Qatar (da febbario 2020 a giugno 2022, il primo ad avere un follow up così lungo) e ripreso su Nature (anche se è un preprint di medRxiv non ancora sottoposto a peer review), indica che l’immunità naturale indotta dal virus fornisce un forte scudo per oltre 16 mesi contro la reinfezione da una variante pre-Omicron. E anche se la protezione diminuisce nel tempo, l’immunità innescata da una precedente infezione contrasta anche lo sviluppo di gravi sintomi di Covid-19 senza mostrare segni di declino. «L’efficacia ha raggiunto il picco del 90,5% nel 7° mese dopo la prima infezione ed è scesa a circa il 70% a 16 mesi - riporta Hiam Chemaitelly, epidemiologo alla Weill Cornell MedicineQatar, tra gli autori dello studio -L’infezione pre-Omicron, invece, è stata efficace solo per il 38% nel prevenire l’infezione da una variante di Omicron nei primi 6 mesi dopo la comparsa di quest’ultima». Estrapolando queste tendenze, gli autori prevedono che l’efficacia contro la reinfezione scenda rispettivamente a meno del 10% 32 mesi dopo la prima infezione e del 10% a 15 mesi. Ma il dato più interessante è che l’immunità naturale dopo l’infezione con qualsiasi variante di Sars-CoV-2 è altamente efficace nel combattere la malattia grave o fatale dopo la reinfezione: l’efficacia è stata di circa il 100% fino al 14° mese. Ma gli scienziati avvertono anche che i risultati dello studio non significano che le persone che sono venute a contatto con Sars-Cov-2 possano saltare la vaccinazione. In uno studio separato - condotto da molti degli stessi autori - ha rilevato che «le persone che avevano sia l’immunità naturale che l’immunità da vaccino erano sostanzialmente più protette contro il virus rispetto a coloro che avevano solo l’immunità naturale o solo l’immunità da vaccino», ha affermato Laith Abu-Raddad, infettivolo-epidemiologo alla Weill Cornell Medicine–Qatar e coautore di entrambi gli studi. Inoltre, questi due anni ci hanno mostrato che ogni “incontro” ha offerto al virus innumerevoli opportunità di mutare. E se c’è un limite alla sua capacità di riorganizzare il suo genoma per eludere di nuovo i nostri anticorpi ancora non lo sappiamo.

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