STUPIDA RAZZA

venerdì 29 luglio 2022

La mancata crescita è il pericolo che la Fed non riesce a vedere

 

BINGO ! 👌👌👌

I l Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ci dice che il rischio recessione c’è, ed è in aumento. Ma questa previsione non si vede affatto in quello che oggi ci si aspetta farà la Fed, la banca centrale americana, confermando il suo atteggiamento aggressivo: le attese sono di un aumento del tasso di interesse di settantacinque – per alcuni di cento - punti base. Ma perché il rischio recessione c'è, ma non si vede? Nulla di nuovo sotto il sole: la Federal Reserve guarda i dati non con gli occhi dell’economia, ma con quelli della politica e dei mercati finanziari. Con simili occhiali, il rischio recessione è sfocato, con la conseguenza paradossale di farlo aumentare. Così come è già successo con il rischio inflazione. Il Fondo Monetario ha aggiornato le sue stime sull’andamento macroeconomico. Tutte le previsioni sono in peggioramento, a partire dal rischio recessione. La probabilità che una recessione colpisca uno dei Paesi del Gruppo dei Sette è salita al quindici per cento – quattro volte più alta del normale – ed è quasi certa per la Germania. Alcuni indicatori per gli Stati Uniti segnalano che la crescita negativa potrebbe già essere iniziata, e che comunque si materializzerà nel 2023. L’effetto è una riduzione della crescita mondiale al 3,2% nel 2022 e al 2,9% nel 2023, con un abbassamento rispetto alle precedenti stime rispettivamente di quaranta e settanta punti base. Per gli Stati Uniti, la revisione al ribasso è di centoquaranta punti base per il 2022 e di centotrenta punti base per il 2023. In parallelo, aumenta anche il rischio inflazione, che ci si attenda rimanga alta fino alla fine del 2024. Ma le cattive notizie non finiscono qui. Il perdurante scenario di incertezza, che è alimentato da più sorgenti - a partire dalla guerra in Ucrania e passando per il proseguimento delle quarantene in Cina - ha spinto l’Fmi a proporre uno scenario macroeconomico alternativo, più pessimistico, in cui vi è una ulteriore caduta della crescita – rispettivamente sessanta e novanta punti base nei due anni – con un aumento dell’inflazione di cento punti base. E la politica monetaria? Le indicazioni del Fondo possono essere così riassunte, semplificate, ed anche tradotte, eliminando il diplomatichese: arrivati a questo punto, occorre mettere in soffitta il gradualismo monetario, rendendo più restrittive le politiche monetarie, ed essendo disposti a pagare un costo in termini di crescita e di occupazione magari maggiore di quello atteso, ma comunque minore di quello che si dovrebbe pagare se le banche centrali posticipassero ulteriormente il cambio di atteggiamento. Sono indicazioni che possiamo immaginare suonino come musica alle orecchie di chi oggi dovrà decidere la politica monetaria a Washington. Ma un però è d’obbligo. Il però è rammentare come si è “arrivati a questo punto”. La premessa indispensabile è ricordare sempre perché le banche centrali devono essere indipendenti: bisogna dare ai banchieri centrali la possibilità di poter dire no ai politici ed ai mercati finanziari, avendo un occhio lungo, nell’interesse dell’economia. Altrimenti, aumenta il rischio che il banchiere si comporti come un burocrate: massimizza il suo tornaconto personale, pensando alla carriera presente e futura, quindi sorridendo a chi di quelle carriere è arbitro, cioè i politici ed i mercati. La Fed non è una banca centrale indipendente, è quindi la chiave di lettura più efficace per spiegare il comportamento di Powell e colleghi nelle diverse fasi congiunturali è una sola: l’opportunismo. La normalizzazione monetaria che la Fed sta instaurando è una strategia che può riassumersi in una frase: navigare a vista, facendo quello che piace ai Democratici ed ai mercati. Se piace ad entrambi tanto meglio. Per cui, come è stato trascurato il rischio inflazione, si trascura il rischio recessione. Se poi la recessione arriva davvero, saranno felici i Repubblicani, guardando alle prossime presidenziali. Tutti felici, le poltrone sono salve. E l’Fmi? Potrà sempre dire: io l’avevo detto! 



Nessun commento:

Posta un commento