La mancata crescita è il pericolo che la Fed non riesce a vedere
BINGO ! 👌👌👌
I
l Fondo Monetario
Internazionale (Fmi) ci dice che
il rischio recessione c’è, ed è in
aumento. Ma questa previsione
non si vede affatto in quello che
oggi ci si aspetta farà la Fed, la
banca centrale americana,
confermando il suo
atteggiamento aggressivo: le
attese sono di un aumento del
tasso di interesse di
settantacinque – per alcuni di
cento - punti base.
Ma perché il rischio
recessione c'è, ma non si vede?
Nulla di nuovo sotto il sole: la
Federal Reserve guarda i dati
non con gli occhi dell’economia,
ma con quelli della politica e dei
mercati finanziari. Con simili
occhiali, il rischio recessione è
sfocato, con la conseguenza
paradossale di farlo aumentare.
Così come è già successo con il
rischio inflazione.
Il Fondo Monetario ha aggiornato
le sue stime sull’andamento
macroeconomico. Tutte le
previsioni sono in
peggioramento, a partire dal
rischio recessione. La probabilità
che una recessione colpisca uno
dei Paesi del Gruppo dei Sette è
salita al quindici per cento –
quattro volte più alta del normale
– ed è quasi certa per la
Germania. Alcuni indicatori per
gli Stati Uniti segnalano che la
crescita negativa potrebbe già
essere iniziata, e che comunque si
materializzerà nel 2023. L’effetto
è una riduzione della crescita
mondiale al 3,2% nel 2022 e al
2,9% nel 2023, con un
abbassamento rispetto alle
precedenti stime rispettivamente
di quaranta e settanta punti base.
Per gli Stati Uniti, la revisione al
ribasso è di centoquaranta punti
base per il 2022 e di centotrenta
punti base per il 2023.
In parallelo, aumenta anche il
rischio inflazione, che ci si
attenda rimanga alta fino alla
fine del 2024.
Ma le cattive notizie non
finiscono qui. Il perdurante
scenario di incertezza, che è
alimentato da più sorgenti - a
partire dalla guerra in Ucrania e
passando per il proseguimento
delle quarantene in Cina - ha
spinto l’Fmi a proporre uno
scenario macroeconomico
alternativo, più pessimistico, in
cui vi è una ulteriore caduta della
crescita – rispettivamente
sessanta e novanta punti base nei
due anni – con un aumento
dell’inflazione di cento punti base.
E la politica monetaria? Le
indicazioni del Fondo possono
essere così riassunte,
semplificate, ed anche tradotte,
eliminando il diplomatichese:
arrivati a questo punto, occorre
mettere in soffitta il
gradualismo monetario,
rendendo più restrittive le
politiche monetarie, ed essendo
disposti a pagare un costo in
termini di crescita e di
occupazione magari maggiore
di quello atteso, ma comunque
minore di quello che si dovrebbe
pagare se le banche centrali
posticipassero ulteriormente il
cambio di atteggiamento.
Sono indicazioni che possiamo
immaginare suonino come
musica alle orecchie di chi oggi
dovrà decidere la politica
monetaria a Washington. Ma un
però è d’obbligo.
Il però è rammentare come si è
“arrivati a questo punto”. La
premessa indispensabile è
ricordare sempre perché le
banche centrali devono essere
indipendenti: bisogna dare ai
banchieri centrali la possibilità di
poter dire no ai politici ed ai
mercati finanziari, avendo un
occhio lungo, nell’interesse
dell’economia. Altrimenti,
aumenta il rischio che il
banchiere si comporti come un
burocrate: massimizza il suo
tornaconto personale, pensando
alla carriera presente e futura,
quindi sorridendo a chi di quelle
carriere è arbitro, cioè i politici ed
i mercati. La Fed non è una banca
centrale indipendente, è quindi la
chiave di lettura più efficace per
spiegare il comportamento di
Powell e colleghi nelle diverse fasi
congiunturali è una sola:
l’opportunismo. La
normalizzazione monetaria che
la Fed sta instaurando è una
strategia che può riassumersi in
una frase: navigare a vista,
facendo quello che piace ai
Democratici ed ai mercati. Se
piace ad entrambi tanto meglio.
Per cui, come è stato trascurato il
rischio inflazione, si trascura il
rischio recessione.
Se poi la recessione arriva
davvero, saranno felici i
Repubblicani, guardando alle
prossime presidenziali. Tutti
felici, le poltrone sono salve. E
l’Fmi? Potrà sempre dire: io
l’avevo detto!
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