STUPIDA RAZZA

venerdì 22 luglio 2022

«Un effetto avverso grave ogni 5.000 vaccini»

 

Il ministero della Salute tedesco squarcia il velo sugli effetti avversi dei vaccini e su Twitter ammette: un caso grave ogni 5.000 dosi. E pubblica anche un link invitando tutti i cittadini a denunciare i problemi compilando un apposito modulo online. Il cambio di rotta arriva dopo che molti giornali, fra cui la Bil d , avevano iniziato a raccontare le storie delle vittime. In Italia invece l’Aifa ha un atteggiamento molto diverso. Il bollettino che dovrebbe raccogliere gli effetti collaterali da mensile è diventato trimestrale. E in ogni caso sul sito è tutto fermo al 26 marzo. Non solo: da noi per i privati è molto difficile fare segnalazioni. Bisogna quasi sempre passare da operatori sanitari che spesso fanno o s tr u z io n i s m o. «Una persona ogni 5.000 dosi è vittima di un grave effetto collaterale dopo essersi vaccinata contro il Covid». È il ministero della Salute tedesco a scriverlo. Un dato importante e soprattutto una presa di coscienza che arriva direttamente dal vertice della sanità in Germania, che ha deciso così di richiamare l’at - tenzione su quanto sta succedendo, per accendere i riflettori su quegli effetti avversi che distruggono la vita delle person e. A quanto pare quindi, pian piano le nazioni iniziano a risvegliarsi e a strappare il velo di omertà che caratterizza il grande tema tabù che riguarda tutto quello che post inoculazione è andato storto. Da settimane sui quotidiani tedeschi si iniziavano a leggere titoli come: «Devastato nel corpo e nell’anima. Aumentano le denunce per effetti avversi dei vaccini Covid. Le vittime chiedono solo una cosa: sapere cosa stia loro accadendo». E soprattutto la Bil d , uno dei principali quotidiani tedeschi con una tiratura da 5 milioni di copie, diffuso in tutta Europa, ha messo in copertina una siringa con tanto di titolone: «Malati dopo il vaccino» riferendosi ovviamente a quello contro il Covid. Ebbene dopo un così dirompente aumento dell’attenzione su questo tema, il ministero della Salute tedesco ha deciso ora di affrontare la questione di petto, intervenendo direttamente, ammettendo che il problema degli affetti avversi esiste, è reale e soprattutto è più diffuso di quanto si creda. Ma la Germania non ha solo preso coscienza del problema, ha fatto un passo in più. Ha deciso di andare a fondo, indagare, sollecitare i vaccinati. Accanto alla cifra impressionante di una persona ogni 5.000 dosi affetta da una grave reazione avversa, il vertice della sanità ha richiamato tutta la popolazione a segnalare, allegando persino il link che porta direttamente alla pagina dove poter compilare il prospetto con tutti i dati. La domanda quindi viene spontanea: e in Italia? Inutile dire che il confronto con il Belpaese è impietoso. Basta andare sul sito dell’Aifa, che si occupa della raccolta e dell’elaborazione dei dati della farmacovigilanza, per rendersene conto. Tutto è fermo al 26 marzo scorso, in pratica gli ultimi dati risalgono a quasi quattro mesi fa. Ma non solo. I report contenenti le segnalazioni dovevano essere pubblicati inizialmente a cadenza mensile, poi, non si sa perché, hanno deciso di pubblicarli ogni tre mesi, peccato però che neanche questa scadenza venga rispettata. Insomma da un lato c’è l’Italia in cui da circa quattro mesi non si sa quante reazioni avverse ci sono state, quante sono quelle gravi, che rapporto c’è con il numero di vaccinati. E poi c’è la Germania in cui il ministero pubblica un dato dirompente, pone il problema degli effetti avversi e sollecita persino le segnalazioni. Una bella differenza. Soprattutto in queste segnalazioni che divergono anche nella tipologia. Il ministero tedesco infatti sollecita le persone a farle direttamente, è la vittima dell’evento avverso che se ne dovrebbe occupare, mentre in Italia, stando sempre ai dati Aifa del 26 marzo, solo il 38% sono segnalazioni fatte dai diretti interessati, il restante 62% sono state inserite da un operatore s a n i ta r io. Come mai questa differenza? Perché i cittadini italiani non segnalano e lasciano il compito agli specialisti? Perché, a quanto pare, compilare il modulo italiano è complicato, talmente complicato da non essere proprio alla portata di tutti. Ma c’è un altro problema. Qui non tutti i medici segnalano. E questo ce lo racconta anche Cristina Aranda di soli 21 anni. Lei si è vaccinata a giugno dello scorso anno con la prima dose Pfizer e, a parte i soliti dolori, non è stata male. La seconda dose, sempre Pfizer, però, ricevuta il mese dopo, le ha provocato una pericardite. Peccato che il medico di base non abbia né voluto segnalarla, né rendere Cristina esente dalla terza dose. «Ho dovuto vaccinarmi di nuovo, nonostante la paura, nonostante il fatto che ero stata malissimo e il mio cuore non si era ancora ripreso. A 21 anni non si può vivere una cosa del genere». Quando Cristina ci racconta il suo calvario, gli occhi le diventano subito lucidi: «Dovevo fare gli ultimi esami per laurearmi, non potevo rimandare, sono stata costretta a fare la terza dose. Il medico vaccinatore mi ha detto che bastava cambiare vaccino per non avere problemi e così mi hanno somministrato una dose di Moderna». Purtroppo però la pericardite è tornata, più forte di prima. Cristina ballava in un gruppo di danze tradizionali, ora non potrà più farlo. Mai più, nonostante abbia solo 21 anni. Perché come le ha detto il cardiologo: «La pericardite è diventata cronica, il cuore non tornerà come prima perché ormai è compromesso». E la cosa peggiore è che il medico di base si è convinto a segnalare il danno grave da vaccino solo dopo la terza dose e questo referto, che non lascia spazio a dubbi. Una storia che ha dell’as - surdo, ma che mostra in maniera evidente l’enorme differenza con gli altri Paesi e l’abisso che ci separa dalla Germania. Alla luce di tutto questo si può chiaramente capire come mai in Italia ci sono meno reazioni avverse (nonostante il numero di vaccinati superi quello della Germania), addirittura appena 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi (dati dell’ultimo rapporto Aifa) o, più probabilmente, ne vengono segnalate molto meno, rispetto a quel caso su 5.000 dosi in terra tedesca. Eppure i vaccini sono gli stessi, le persone anche, a cambiare sono solo gli strumenti per raccogliere i dati o, forse, anche la volontà di dargli valore e di considerare le persone e le vite distrutte che ci sono dietro tutti quei nu m e r i .

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