«Il costo delle bollette? Non ci sarà nessun calo per tutto il 2023»
Sul listino di Amsterdam il prezzo del gas ha
sfondato ieri la soglia psicologica dei 200 euro a megawattora (e pensare che
nel luglio del 2020 il prezzo
veleggiava tranquillo attorno a 4,50 euro), ma a preoccupare è forse soprattutto
l’aumento del costo dei
contratti a lungo termine.
Segno che le bollette rimarranno alte anche il prossimo anno.
E’ questa la convinzione di
Gianclaudio Torlizzi,
esperto di materie prime,
autore del saggio per molti
versi profetico (è uscito nel
2021) Materia rara, e fondatore della società di consulenza finanziaria T-Comm o d i ty.
«E’ una situazione abbastanza drammatica, non ci
sono dubbi», ha detto ieri
Torlizzi commentando con
l’Agi proprio l’au m e nto
delle quotazioni del gas sul
mercato olandese, dopo
una leggera e illusoria mini-flessione che ha fatto seguito all’annuncio dell’ac -
cordo europeo sulla riduzione dei consumi di metano fino al 15 per cento
questo inverno. Ma «più
che la fiammata del prezzo
mensile legato anche a
chiusure di posizioni al ribasso», ha continuato Torlizzi, «l’aspetto realmente
preoccupante è l’au m e nto
del costo dei contratti a
lunga scadenza, cosa che
evidenzia la crescente consapevolezza del mercato
che non ci sarà alcun allentamento dei prezzi almeno
per tutto il prossimo anno».
FOLLIE GREEN
Le ricadute nel medio-lungo periodo saranno devastanti non solo in ambito
economico ma anche sociale. «Il contratto a un anno
dell’elettricità ha toccato il
record storico di 366 euro
per Mwh e, giusto per fare
un paragone, il valore medio del decennio 2010-2020
è stato di 41 euro: siamo di
fronte a un vero e proprio
stravolgimento che andrà a
impattare in maniera notevole sulla produzione industriale europea». Senza
mezzi termini, il rischio è
che tutto questo si traduca
in pesanti fermi produttivi
già a settembre al rientro
dalle vacanze, con le immaginabili conseguenze per
occupazione, prodotto interno lordo e produzione
i n du s tr i a l e.
In uno scenario stravolto
dalla guerra in Ucraina e di
forte incertezza, conclude
Torlizzi, sarebbe stato necessario «rivedere o sospendere i piani climatici:
già volersi affrancare velocemente dalle forniture di
gas russe è un’opera titanica, volerlo fare mantenendo i piani di riduzione di
Co2, che già prima della
guerra avevano creato crisi
energetiche, sarà quasi imp o s s i bi l e » .
Ma come si sa le ricadute
della guerra economica
con la Russia non sono le
stesse in tutto l’O c c id e nte.
Gli Stati Uniti possono in
parte sorridere, essendo
diventati, nella prima metà
d el l ’anno, il principale
esportatore di gas naturale
liquefatto nel mondo.
NON TUTTI PIANGONO
Merito soprattutto del nuovo mercato europeo, dove
gli americani, sostituendo
in parte i russi con un
prodotto più costoso, hanno venduto il 68 per cento
dei 57 miliardi di metri
cubi di gnl esportati nei
primi sei mesi dell’a n n o.
Tra gennaio e giugno gli
Stati Uniti hanno inviato
nel vecchio continente più
gas di quello esportato in
tutto il 2021.
Il ritmo però rallenterà necessariamente nella seconda parte dell’anno, dopo la
chiusura a giugno, in seguito ad un incendio le cui
cause sono ancora misteriose, del centro di esportazione Freeport Lng, sul golfo del Texas, che non tornerà alla piena operatività fino alla fine dell’a n n o.
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