L’Ue, sempre divisa, raggiunge un accordo al ribasso sul taglio del gas: riduzione del 15% ma su base volontaria e con molte esenzioni. Cingolani assicura che per l’Italia si prospetta un calo «solo» del 7%, ma non è chiaro il metodo di calcolo della stima. Intanto cresce la disponibilità di energia generata dal carbone: siamo al 45% della potenza e saliremo ancora.Vittoria di Pirro della Commissione europea a Bruxelles. Nella mattinata di ieri, la riunione del Consiglio europeo dei ministri dell’energia è riuscita a trovare un accordo sulla proposta della Commissione (Save gas for a safe winter) che mirava a rendere obbligatorio il taglio del 15% dei consumi di gas. Al di là dei consueti toni trionfalistici dell’Unione, che nelle dichiarazioni ufficiali e nei comunicati stampa tiene molto a mostrarsi «forte e unita», il compromesso è stato trovato su un testo assai indebolito rispetto alla proposta iniziale della Commissione. LOTTA DI POTERE In questi giorni è andata in scena una vera e propria lotta di potere tra la Commissione di Bruxelles, ispirata dalla Germania e sempre più spinta da tentazioni accentratrici, e i singoli Stati membri dell’Unione, molto attenti, in questa occasione, a preservare la propria autonomia sul tema. Un caso a parte è l’Ungheria, che non ha votato il documento e anzi nei giorni scorsi ha fatto sapere di volere intavolare una trattativa con la Russia per un contratto di fornitura di gas. L’ennesimo strappo dei 26 con il governo di Budapest, che sta innervosendo parecchio Francia e Germania. Il compromesso scaturito dal Consiglio affari energia di ieri prevede che gli Stati membri riducano la domanda di gas del 15% rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni, tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023, con misure di iniziativa propria. La Commissione può proporre (di sua iniziativa o su richiesta di almeno cinque Stati) di attivare il livello di allerta più alto, che fa scattare l’obiettivo obbligatorio, ma i Paesi membri devono confermarlo con un voto a livello di Consiglio. Una volta approvato lo stato di emergenza a livello di Unione, esistono però alcune esenzioni e deroghe, che valgono per i Paesi non connessi con infrastrutture gas e per quelli che hanno reti elettriche non sincronizzate con il sistema elettrico europeo e dipendono fortemente dal gas per la produzione di elettricità. Gli Stati membri possono richiedere una deroga se hanno interconnessioni limitate con altri Stati membri e possono dimostrare che la loro capacità di esportazione o le loro infrastrutture nazionali di Lng sono utilizzate per reindirizzare al meglio il gas verso altri Stati membri. Questi possono anche richiedere una deroga se hanno superato i loro obiettivi di riempimento degli stoccaggi gas, se sono molto dipendenti dal gas come materia prima per le industrie o se il loro consumo di gas è aumentato di almeno l’8% nell’ultimo anno rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Come si vede, la platea delle esenzioni è piuttosto ampia e sufficientemente generica da poter permettere una quota molto alta di opt o ut . Soddisfatto il ministro dell’Economia tedesco, il verde Robert Habeck, che, proprio alla vigilia del nuovo taglio di gas previsto da Gazprom per oggi, ha tenuto a rimarcare che diversi Stati, tra cui il suo, molto probabilmente dovranno ridurre i consumi di più del 15%. Prosegue dunque l’i n c e rtez za sui volumi di gas realmente in gioco, anche se ieri il Commissario per l’Energia Kadri Simson ha specificato che in caso di interruzione delle forniture dalla Russia l’Europa si troverebbe in inverno con un buco di 30 miliardi di metri cubi di gas (45 miliardi se si trattasse di un inverno molto freddo). Ricordiamo che questo nuovo provvedimento è da inquadrare nell’ambito della solidarietà europea, per cui se la Germania restasse senza gas dalla Russia potrebbe chiedere all’Italia di attivare l’accordo di solidarietà siglato nel marzo scorso, che prevede una fornitura di emergenza a condizioni prestabilite negli accordi stessi. La Germania ha stipulato accordi simili anche con Danimarca e Austria. IL PRICE CAP La Commissione ha anche aggiunto che sta valutando l’ipotesi di un pice cap sul gas (ieri salito a 214 euro al megawattora al Ttf, con i contratti futures sul mese di agosto a +21%) . Soddisfatto il ministro della Transizione ecologica Rober - to Cingolani, presente all’in - contro: «Con i numeri e le regole stabilite» a livello Ue, «noi dovremmo risparmiare circa il 7% rispetto alla media annuale degli ultimi cinque anni», ha affermato il ministro al termine dell’incontro, «Quando abbiamo fatto il piano di differenziazione spostando i 30 miliardi di metri cubi russi su altri fornitori abbiamo già previsto un risparmio che è uguale o superiore a questo numero. Le nostre azioni sono già compatibili con questo piano, per cui ci riteniamo soddisfatti». Per C i n gol a n i l’Italia, dunque, ha già fatto i compiti a casa e le riduzioni pretese da Bruxelles sono già ricomprese nel piano italiano. Speriamo di essere presto messi a conoscenza di come questi risparmi sono o saranno ottenuti. Sinora, quello che è certo è il drastico calo dei consumi industriali di gas in Italia, -10% nei primi sei mesi rispetto allo stesso periodo del 2021. Ma difficilmente questa può essere considerata una buona notizia, visto che è figlia dei prezzi proibitivi e della conseguente distruzione della domanda industriale. Il ministro ha aggiunto: «Entro l’inizio dell’inverno saremo quasi indipendenti dalle forniture russe ed entro l’anno prossimo la situazione sarà piuttosto sicura, senza grandi dipendenze dalla Russia. Anzi, senza alcuna dipendenza dalla Russia». Resta da capire cosa comporterà in termini pratici per famiglie e aziende quel «quasi indipendenti». Intanto, gli stoccaggi in Italia a oggi risultano pieni al 71% della capacità, un numero che fa ben sperare per l’inizio della stagione fredda. A questo ritmo, se nulla cambia, raggiungere il 90% di giacenza entro la fine di ottobre non dovrebbe essere un problema. Decisivi si sono rivelati i due decreti del governo di fine giugno, con cui si demandava a Snam di comprare gas e di procedere al riempimento senza indugio, date le oggettive difficoltà di mercato che impedivano agli operatori di procedere all’uti - lizzo degli stoccaggi. Le scorte crescono a buon ritmo, ma a prezzi molto alti: più avanti servirà un altro decreto del Mite per capire quando, come e quanto pagheremo. Per allora però dovrebbe esserci un nuovo governo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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