STUPIDA RAZZA

martedì 19 luglio 2022

dovrebbe ripartire la produzione nazionale

T utta l’attenzione è concentrata sul prossimo inverno quando rischiamo di dover razionare i consumi. Ma dopo? Sarà davvero facile affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia, magari con più rinnovabili o, addirittura, con del nucleare? No, non sarà una passeggiata, la ferita della crisi del 2022 sanguinerà a lungo prima di cicatrizzarsi ed è per questo che occorre pensare fin da ora ad azioni strutturali, sia a livello nazionale, dove la politica purtroppo si conferma debole, che a Bruxelles, dove dominano le divisioni. Serve ripartire dalle basi e ricordare che le politiche energetiche devono puntare a tre obiettivi: ambiente, sicurezza e prezzi. L’ansia del cambiamento climatico ha sbilanciato le scelte dell’Europa a favore dell’ambiente negli ultimi decenni, senza portare grandi benefici, né alla riduzione delle emissioni di CO2 globali, né all’affermazione delle rinnovabili, che contano ancora troppo poco. Fotovoltaico ed eolico in Italia, uno dei paesi più attivi, rappresentano il 6% dei consumi energetici totali e il 15% della domanda elettrica. Mai come oggi, però, ci servono, perché ci aiuterebbero sulla sicurezza, l’altro obiettivo di cui ci eravamo un po’ dimenticati. Allo stesso tempo, mai sono state così convenienti, grazie a costi di produzione di 60 euro per megawattora, a fronte di prezzi in borsa in questi giorni sopra i 400 euro. Sono oggi la speranza per contenere un po’ i prezzi dell’energia in Europa a famiglie e soprattutto a imprese che pagano ora fatture fino a cinque volte quelle di Stati Uniti o Cina. L’obiettivo della competitività dell’energia in Europa per anni rimarrà calpestato dalla crisi del 2022. Per un maggiore ruolo delle rinnovabili serve superare, difficilissimo, i loro limiti, quelli dell’intermittenza e dell’assenza di accumulo e la soluzione più facile sono i bacini idroelettrici, le grandi dighe che, fra l’altro, servirebbero per il tema siccità. Ma il gas servirà a lungo nei prossimi decenni, anche perché i volumi che ci mancheranno dalla Russia sono enormi. Per questo la produzione nazionale dovrebbe ripartire. Le riserve di gas inesplorate, oltre a quelle già scoperte, sono enormi e convenienti con i prezzi attuali. I due rigassificatori galleggianti in corso di realizzazione da cinque più cinque miliardi metri cubi dovrebbero essere affiancati da altri due di simile dimensione, magari uno da solo su terra. Il futuro dell’energia mondiale sarà gas e questo sarà soprattutto in forma liquida. L’espansione del Tap è partita e ben venga anche il nuovo gasdotto da Israele, se qualcuno lo vorrà realizzare. C’è un’altra emergenza che incombe sull’energia dell’Europa, quella del nucleare francese che sta invecchiando e che necessità di nuova capacità, altrimenti tutto il sistema elettrico europeo rischia di collassare. Chi importa più energia elettrica dalla Francia è l’Italia, per questo il nucleare ci interessa da vicino e subito, molto prima del nucleare di nuova generazione, o da fusione. Sembra fantascienza parlare di nucleare per l’Italia o per l’Europa, forse lo è, ma l’inverno cambierà molte opinioni, aspettare per credere.


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