T
utta l’attenzione è
concentrata sul prossimo
inverno quando rischiamo
di dover razionare i consumi. Ma
dopo? Sarà davvero facile
affrancarsi dalla dipendenza dalla
Russia, magari con più rinnovabili
o, addirittura, con del nucleare?
No, non sarà una passeggiata, la
ferita della crisi del 2022
sanguinerà a lungo prima di
cicatrizzarsi ed è per questo che
occorre pensare fin da ora ad
azioni strutturali, sia a livello
nazionale, dove la politica
purtroppo si conferma debole, che
a Bruxelles, dove dominano le
divisioni. Serve ripartire dalle basi
e ricordare che le politiche
energetiche devono puntare a tre
obiettivi: ambiente, sicurezza e
prezzi. L’ansia del cambiamento
climatico ha sbilanciato le scelte
dell’Europa a favore dell’ambiente
negli ultimi decenni, senza portare
grandi benefici, né alla riduzione
delle emissioni di CO2 globali, né
all’affermazione delle rinnovabili,
che contano ancora troppo poco.
Fotovoltaico ed eolico in Italia, uno
dei paesi più attivi, rappresentano
il 6% dei consumi energetici totali
e il 15% della domanda elettrica.
Mai come oggi, però, ci servono,
perché ci aiuterebbero sulla
sicurezza, l’altro obiettivo di cui ci
eravamo un po’ dimenticati. Allo
stesso tempo, mai sono state così
convenienti, grazie a costi di
produzione di 60 euro per
megawattora, a fronte di prezzi in
borsa in questi giorni sopra i 400
euro. Sono oggi la speranza per
contenere un po’ i prezzi
dell’energia in Europa a famiglie e
soprattutto a imprese che pagano
ora fatture fino a cinque volte
quelle di Stati Uniti o Cina.
L’obiettivo della competitività
dell’energia in Europa per anni
rimarrà calpestato dalla crisi del
2022. Per un maggiore ruolo delle
rinnovabili serve superare,
difficilissimo, i loro limiti, quelli
dell’intermittenza e dell’assenza di
accumulo e la soluzione più facile
sono i bacini idroelettrici, le grandi
dighe che, fra l’altro, servirebbero
per il tema siccità. Ma il gas servirà
a lungo nei prossimi decenni,
anche perché i volumi che ci
mancheranno dalla Russia sono
enormi. Per questo la produzione
nazionale dovrebbe ripartire. Le
riserve di gas inesplorate, oltre a
quelle già scoperte, sono enormi e
convenienti con i prezzi attuali. I
due rigassificatori galleggianti in
corso di realizzazione da cinque
più cinque miliardi metri cubi
dovrebbero essere affiancati da
altri due di simile dimensione,
magari uno da solo su terra. Il
futuro dell’energia mondiale sarà
gas e questo sarà soprattutto in
forma liquida. L’espansione del
Tap è partita e ben venga anche il
nuovo gasdotto da Israele, se
qualcuno lo vorrà realizzare. C’è
un’altra emergenza che incombe
sull’energia dell’Europa, quella
del nucleare francese che sta
invecchiando e che necessità di
nuova capacità, altrimenti tutto il
sistema elettrico europeo rischia
di collassare. Chi importa più
energia elettrica dalla Francia è
l’Italia, per questo il nucleare ci
interessa da vicino e subito, molto
prima del nucleare di nuova
generazione, o da fusione.
Sembra fantascienza parlare di
nucleare per l’Italia o per
l’Europa, forse lo è, ma l’inverno
cambierà molte opinioni,
aspettare per credere.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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