STUPIDA RAZZA

venerdì 29 luglio 2022

La sussidiarietà aiuta la crescita sociale e riduce la povertà

 

M isurare fenomeni socio-economici complessi è la sfida al centro di molti studi di statistica, economia e sociologia. Il Rapporto “Sussidiarietà e… sviluppo sociale” della Fondazione per la Sussidiarietà ha un obiettivo ambizioso: misurare l’impatto sul benessere degli italiani della cultura sussidiaria, intesa come partecipazione ad attività collettive, sociali e civiche. Il risultato di questa innovativa ricerca è incoraggiante. La sussidiarietà contribuisce a migliorare la qualità della vita, facilita la ricerca di un lavoro e riduce il rischio di povertà. Lo studio mostra una forte correlazione positiva (diretta) fra l’impegno sussidiario e l’occupazione. In particolare, la partecipazione a programmi di formazione continua favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro, a tutte le età. Un analogo impatto positivo verso la capacità di trovare lavoro deriva dalla partecipazione ad attività culturali fuori casa e a organizzazioni non profit. La ricerca dimostra anche la correlazione negativa (inversa) esistente tra sussidiarietà e mortalità evitabile, rischio di povertà, grave difficoltà ad arrivare a fine mese con i propri redditi. L’analisi statistica non si limita ad indagare l’effetto positivo in diversi ambiti della partecipazione ad attività collettive, ma mette sotto i riflettori anche l’origine di tale iniziativa: il sentimento di apertura e fiducia della persona che risulta fortemente correlato con la partecipazione ad attività sussidiarie. Nel Rapporto viene anche stilata una classifica regionale dell’indice di sussidiarietà, un dato che misura la propensione dei cittadini verso la partecipazione ad attività collettive, sociali, civiche e politiche. Assumendo 100 come valore-base a livello nazionale, spiccano la provincia di Trento (108), il Veneto (107) e il Friuli Venezia Giulia (104). In coda Campania (91), Calabria (92) e Sicilia (93). Le regioni del centro-nord si collocano nella parte alta della classifica, mentre quelle del sud sono in basso, ma con segnali di risveglio importanti, visto che in queste regioni si osserva negli ultimi anni una crescita più marcata del numero degli enti del Terzo Settore rispetto al Nord. Il Rapporto si è avvalso del ricco materiale statistico rappresentato dai numerosi indicatori regionali del Benessere Equo e Sostenibile (BES) elaborati e diffusi dall’Istat. Il progetto BES è uno dei più avanzati esercizi al mondo di misurazione del benessere come fenomeno multidimensionale. I dati emersi gettano una nuova luce sui limiti dell’attuale sistema economico, quali la crescita delle disuguaglianze, il depauperamento del capitale sociale, e il bisogno di una misura dello sviluppo non solo monetaria. E mostrano come il cuore e punto di partenza dello sviluppo sia quella trasformazione che nasce dall’iniziativa personale e dalla creazione di aggregazioni di base e corpi intermedi.

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