STUPIDA RAZZA

martedì 19 luglio 2022

La Cina prepara il lockdown sui fertilizzanti

Lo si può chiamare ricatto alimentare oppure salvaguardia della sicurezza nazionale per il popolo cinese, ma il risultato è lo stesso. Sebbene non sia stato fatto alcun annuncio ufficiale, la Repubblica Popolare introdurrà un sistema di quote per limitare le esportazioni di fosfati, ingrediente fondamentale per i fertilizzanti e dunque per la coltivazione di prodotti che finiscono sulle tavole di mezzo mondo. In parole povere, Pechino ha deciso per la seconda metà del 2022 che solo una quota limitata dei fosfati che produce internamente potranno essere esportati all’es te ro. L’obiettivo di questa mossa è chiaro a tutti: da un lato la Cina intende calmierare i prezzi interni e proteggere la popolazione dalla fame ma, dall’altro, intende dettare legge sul mercato globale degli alimenti. D’altronde, secondo quanto rivela l’agenzia Reuters, le quote fissate per le esportazioni di fosfati sono ben al di sotto di quanto venduto all’estero nel 2021: si stima, infatti, che le esportazioni per il resto del 2022 non dovrebbero superare le tre milioni di tonnellate di prod otto. La mossa, del resto, non giunge inaspettata. Lo scorso ottobre, la Cina si era mossa per frenare le esportazioni introducendo un nuovo requisito per i certificati di ispezione da usare per i fertilizzanti, di fatto contribuendo alla stretta dell’offerta globale. Va detto, però, che i prezzi dei fertilizzanti sono stati sostenuti dalle sanzioni imposte ai principali produttori come Bielorussia e Russia. Inoltre, l’au - mento dei prezzi dei cereali ha incrementato la domanda di fosfati e di altri nutrienti per le colture di tutto il mondo. Se dunque la soglia delle tre milioni di tonnellate di fosfati venisse confermata, questo segnerebbe un calo del 45% rispetto alle spedizioni cinesi dell’anno scorso, quando i livelli erano a circa 5,5 milioni di tonnellate. Tra l’altro, anche gli analisti di S&P Global Commodity Insights hanno dichiarato di aspettarsi una quota di circa tre milioni di tonnellate nel secondo semestre. Secondo quanto ha spiegato la Reuters, i principali produttori di fosfati in Cina sono la Yunnan Yuntianhua, la Hubei Xingfa Chemical Group e la Guizhou Phosphate Chemical Group, di proprietà statale. Nessuna di queste società ha voluto commentare la notizia. Oltre alla Cina, insomma, potremo comprare fosfati da altri produttori mondiali come Marocco, Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita. Il problema, però, è che la Cina da sola rappresenta un terzo del mercato globale di questi prodotti e ciò pone Pechino in uno stato di vantaggio nel caso intendesse utilizzare questa stretta per ricattare l’O c c id e nte. Certo è che questa mossa sta già avendo degli effetti negativi per il mercato occidentale. Anche a causa di questi timori, i costi di tutti i nutrienti per l’agricoltura hanno iniziato a salire, mentre i prezzi interni cinesi sono rimasti ancora bassi e ben al di sotto dei livelli medi globali. Pallottoliere alla mano, in Cina una tonnellata di fosfati vale circa 300 dollari in meno rispetto ai 1.000 biglietti verdi che si pagherebbero in Brasile. Il calo delle esportazioni ha avuto inizio alla fine del 2021. Le esportazioni di fosfato di ammonio e fosfato monoammonico nei primi cinque mesi di quest’anno hanno raggiunto le 2,3 milioni di tonnellate, con un calo del 20% rispetto a un anno fa. Secondo alcuni analisti, queste restrizioni alle esportazioni manterranno alti i prezzi globali, ma spingeranno anche i compratori a cercare fonti alternative di app rov v i g io n a m e nto. Un analista citato dalla Reuters, Glen Kurokawa, ha fatto sapere che, «anche se i prezzi dei fosfati sono scesi leggermente nelle ultime settimane - adattandosi alle ripercussioni dettate dalla crisi ucraina - in realtà i valori avrebbero potuto essere ben più bassi se non fosse stato per le quote di esportazione decise dai cinesi». Ma la supremazia alimentare cinese non si vede solo nel campo dei fosfati. La Repubblica Popolare da 1,4 miliardi di abitanti, secondo quanto diffuso dallo US Foreign Agricultural Service, avrebbe accumulato grano nei silos per 140 milioni di tonnellate, un valore equivalente a quanto stoccato nel resto del mondo. Non solo, secondo i dati del dipartimento dell’a g r ic o l tu ra degli Stati Uniti, la Cina entro la fine del 2022 riuscirà a stoccare il 69% delle produzioni mondiali di mais, il 60% di riso e il 51% di grano, divenendo di fatto la maggior superpotenza alimentare al mondo. Solo nel 2020, la Cina avrebbe speso 98,1 miliardi di dollari per importare cibo (bevande escluse) all’interno dei suoi confini, decretando un aumento di 4,6 volte rispetto al decennio precedente. A Pechino, insomma, è da tempo che si pensa di utilizzare il cibo come leva a livello geopolitico. Inoltre, la crisi ucraina potrebbe aver rappresentato l’assist che mancava per fornire alla Cina tutte le carte in tavola per essere la superpotenza alimentare che sta diventando.


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