STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 luglio 2022

La Cina insiste sul Covid zero: lockdown per 264 milioni

 

La guerra alle varianti del Covid-19, l’unica che la Cina sta combattendo senza potersi permettere di perderla è tutt’altro che archiviata. Anzi. Omicron BA.5, destinata secondo gli esperti a diventare prevalente, si diffonde ancora e Shanghai e Tianjin ordinano test di massa per contrastare i nuovi focolai e impedire che la difficile ripresa si aggravi. Sembra un copione già visto, quarantuno città sono finite in quarantena totale o parziale, in pratica una popolazione pari a circa 264 milioni di cinesi in aree che totalizzano il 18,7% dell’attività economica del Paese, stando a quanto scrive la banca d’affari giapponese Nomura. Di fatto la situazione sta peggiorando di ora in ora, ma le autorità sono decise a ripercorrere la stessa strategia di contenimento zeroCovid che ha causato il crollo del Pil, nel secondo trimestre cresciuto appena dello 0,4% contro il 4,8% del primo trimestre. L’obiettivo del 5,5% diventa utopistico, forse il 2022 si chiuderà, se la situazione non peggiorerà, con un desolante 4 per cento. Nel fine settimana invece sono stati registrati 1.090 casi di Covid19, e tanto è bastato a rilanciare le ben note misure restrittive. Nel frattempo, il tasso di vaccinazione giornaliero, un vero e proprio tallone di Achille della Cina specie in riferimento alla popolazione più anziana e vulnerabile, è rimasto su livelli bassi anche perché le risorse vengono dirottate sulle campagne di test di massa. Il virus cambia pelle e diventa sempre più forte, Shanghai ordina nuovi test di massa in oltre la metà dei suoi distretti e tanto basta ad evocare lo spettro del lockdown di marzo-aprile. A Tianjin, a Sud-Est di Pechino, lunedì è stato ordinato ai 16 milioni di residenti della città di sottoporsi a test e la mobilità è stata limitata dopo che sono stati rilevati due casi. Un blocco è stato imposto nel fine settimana nella popolare destinazione turistica della Cina meridionale a Beihai. I lockdown precedenti hanno lasciato ferite profonde nella popolazione e a Shanghai soprattutto i residenti hanno sopportato la misura stoicamente, ma non sono mancate anche le proteste per la gestione dell’emergenza.Goldman Sachs stima che le città cinesi con distretti classificati a rischio medio-alto coprivano poco meno di un quarto del prodotto interno lordo nazionale. Le transazioni immobiliari, monitorate in 30 città la scorsa settimana, sono diminuite del 43% rispetto a un anno fa,mentre il traffico della metropolitana, un altro indicatore dello slancio economico, è rimasto in calo del 40% a Shanghai e di quasi il 30% a Pechino. Con queste premesse un bis metterebbe definitivamente in ginocchio l’intero Paese. 

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