STUPIDA RAZZA

sabato 30 luglio 2022

Meccanici alla prova di Industria 4.0, il lavoro diventa più mentale che fisico

 

N ella metalmeccanica quasi sette lavoratori su dieci utilizzano tecnologie avanzate, per la gran parte sono impegnati mentalmente più che fisicamente, la maggioranza è abituata a lavorare in team, ed una quota consistente può prendere decisioni sul lavoro in modo autonomo, assumendosi responsabilità Una panoramica del profondo cambiamento in atto nell’industria metalmeccanica è offerta dalla decima edizione del Monitor sul Lavoro (Mol) promosso da Federmeccanica e Umana, realizzato dalla divisione Research&Analysis di Community, curata dal professor Daniele Marini. L’indagine condotta tra mille lavoratori (nella precedente erano stati interpellati i datori di lavoro), evidenzia come le tradizionali categorie con cui per decenni abbiamo interpretato il mondo del lavoro nell’industria (operai, impiegati, tecnici, dirigenti) non restituiscono più in modo esaustivo le articolazioni delle professioni. Le nuove modalità organizzative Basta osservare le modalità di lavoro per comprendere la portata dei cambiamenti: poco più della metà dei metalmeccanici svolge mansioni esecutive (58,6%) che li impegnano mentalmente (63,6%) più che fisicamente. Quasi i due terzi operano in team con altri (61%). Il 69% è alle prese con strumentazioni a elevato contenuto tecnologico. Dunque tra i profili professionali la platea è quasi divisa a metà fra chi svolge mansioni qualitativamente elevate (prevalente) e chi è attardato su lineamenti meno pregiati (minoritario). Il confronto con l’indagine del 2016 evidenzia come tra i metalmeccanici prevalga chi fa un lavoro operativo esecutivo (58,6%, era il 48,7% nel 2016), mentre il 41,4% (51,3% nel 2016) ha la possibilità di sperimentare autonomia. Aumenta l’impegno mentale (63,6%, dal 53,3%), il lavoro in team con altri colleghi (61%, dal 48,2%). «Rispetto all’indagine 2016, si assiste ad un progressivo, spostamento verso l’alto del sistema delle professioni - spiega il professor Marini-, come se la diffusione delle nuove tecnologie elevasse le mansioni e le caratteristiche professionali dei lavoratori». Cinque ceti professionali Dall’indagine emergono cinque ceti professionali, secondo alcuni caratteri prevalenti e diverse mansioni e modalità di esecuzione, con un livello di base degli “operativi” - le mansioni svolte sono basilari e più facilmente eseguibili - fino agli “skill 4.0” caratterizzati da un mix di competenze: autonomia, responsabilità decisionale. Il primo profilo “Operativo” è meno pregiato sotto il profilo dei contenuti e rappresenta il lavoratore che svolge un’attività prevalentemente esecutiva, con attrezzature tradizionali o scarsamente tecnologiche, non ha autonomia decisionale, né deve relazionarsi con altri colleghi. Tra i metalmeccanici il 7,5% si colloca in questo profilo: in prevalenza possiedono un basso titolo di studio, e sono occupati nelle piccole imprese, nel Mezzogiorno. II 20,1% dei metalmeccanici sono inquadrabili nel secondo profilo “Manuale upgrade”, pur svolgendo un lavoro esecutivo e manuale, dispongono di strumentazioni tecnologiche complesse, devono prendere decisioni in autonomia. Riguarda soprattutto i più giovani, chi ha raggiunto al più una qualifica professionale. Il 23,2% dei metalmeccanici è ascrivibile alla terza categoria “Operatore esperto” che alle capacità decisionali autonome aggiunge l’utilizzo di strumentazioni innovative, l’opportunità di lavorare all’interno di un gruppo o di relazionarsi con altri colleghi, sviluppando così ulteriori capacità professionali. Appartiene alla categoria più popolata, “Mentedopera”, il 28,1% dei metalmeccanici: qui la dimensione intellettuale prevalente si sposa con abilità manuali. È difficile distinguere dove inizi l’una e termini l’altra, la dimensione cognitiva può essere applicata a un lavoro esecutivo e viceversa. Tra loro troviamo molti laureati che svolgono mansioni tecniche e dirigenziali. All’apice delle categorie professionali troviamo “Skill 4.0” che coinvolge il 21,1% dei metalmeccanici. È la professionalità con le competenze più elevate, poiché somma autonomia decisionale, impegno cognitivo, utilizzo di tecnologie avanzate e lavoro in team. Sono i lavoratori oltre 55 anni, più presenti nel Nord Ovest e nel Centro, molti laureati, lavorano in imprese di più grandi dimensioni. Competenze di oggi e di domani Tra le competenze più cercate troviamo le capacità di svolgere più funzioni (72,5%), proattività flessibilità mentale creatività (71,5%), conoscenze tecniche e informatiche (67,5%) capacità di sapere fare lavori diversi (66,9%), competenze relazionali (61,7%) capacità analitiche (58,7%) analisi dei processi, dei dati e capacità decisionale (58,6%). La competenza meno richiesta oggi è la forza fisica (39%), seguita dalle abilità tecniche  (56,2%). In un prossimo futuro sarà sempre più richiesta la capacità di svolgere più funzioni (78,2%), insieme alla capacità di saper fare lavori diversi (75,3%), le conoscenze tecniche e informatiche (74,2%), l’analisi dei processi, dei dati, la capacità decisionale (66,7%), la proattività, con flessibilità mentale e creatività (66,3%). Stabile all’ultimo posto, troviamo la forza fisica (40,9%) e le abilità tecniche (54,3%). In prospettiva, dunque, le capacità di gestione delle persone, del tempo e delle risorse materiali (+8,7), assieme alla polivalenza (+8,1) e alle competenze di sistema (+8,1) assumono un’accelerazione particolare fra i metalmeccanici, e saranno quelle su cui puntare per la formazione professionale dei lavoratori. Come sottolineato dagli imprenditori nella precedente rilevazione del Mol, i lavoratori evidenziano come oggi, e ancor di più in un futuro prossimo, le competenze immateriali più di quelle tecniche e ancor più di quelle fisiche risulteranno fondamentali. In sostanza le “soft skill” sono già diventate le “hard skill”. Dalla mansione al ruolo «Emerge in maniera chiara l’evoluzione dell’industria che sta puntando molto sulla polivalenza, la polifunzionalità, e le competenze trasversali - commenta Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica -. La ricerca rivolta ai lavoratori ed alle lavoratrici coincide nella sostanza con quanto era emerso in una indagine simile condotta con gli imprenditori. C’è pertanto una consapevolezza diffusa di un nuovo modo di lavorare e di fare impresa. È molto importante anche il valore che le persone danno alla formazione per la loro crescita professionale e personale e come fattore strategico per raggiungere gli obiettivi aziendali». Franchi ricorda come nel «contratto del 2021 la riforma del nuovo inquadramento professionale ha portato al passaggio dalla mansione al ruolo che ben rappresenta l’evoluzione delle organizzazioni del lavoro dentro le quali vanno a collocarsi le nuove competenze dei lavoratori».



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