STUPIDA RAZZA

lunedì 25 luglio 2022

Pronto il nuovo decreto per le armi a Kiev

 

La convocazione ancora non è ufficiale ma ugualmente certa: a metà della prossima settimana, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sarà davanti al Copasir per illustrare i contenuti del nuovo decreto interministeriale per l’invio di armi all’Ucraina. L’audizione di Guerini davanti al Comitato guidato da Adolfo Urso era già in programma per giovedì scorso ma è stata sconvocata visto che proprio in quelle stesse ore Mario Draghi annunciava nell’Aula della Camera che di lì a poco sarebbe salito al Quirinale per dimettersi. Il sostegno a Kiev rientra però pienamente tra gli impegni che il governo dimissionario è chiamato a portare avanti e il quarto decreto Armi è pronto. Era già chiaro  dalle parole pronunciate dal Capo dello Stato. Sergio Mattarella, nel comunicare lo scioglimento delle Camere, aveva infatti sottolineato che «il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili» tra i quali rientrano anche quelli « per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese». È quanto confermerà poi la direttiva del presidente del Consiglio che impegna i ministri «nell’attuazione delle leggi e delle determinazioni già assunte dal Parlamento e nell’adozione degli atti urgenti, compresi gli atti legislativi, regolamentari e amministrativi». Tra questi c’è anche il decreto legge di fine febbraio e la successiva risoluzione parlamentare che autorizzano fino al 31 dicembre di quest’anno l’invio di armi all’Ucraina. Il provvedimento che il ministro Guerini illustrerà in settimana al Copasir, come i tre precedenti sarà sottoscritto oltre che dal titolare della Difesa anche dai ministri dell’Economia e degli Esteri, Daniele Franco e Luigi Di Maio. Anche stavolta resterà secretata la lista degli armamenti.Ora che la maggioranza si è dissolta è abbastanza probabile che i partiti torneranno a sventolare le loro «bandierine». E il «no» alle armi a Kiev era tra quelle che più volte nei mesi scorsi era stata sventolata da Giuseppe Conte e M5s. Non sarebbe quindi una sorpresa se il leader pentastellato tornasse ora alla carica contestando il provvedimento. Meno probabile invece che lo faccia Matteo Salvini. Anche perché la posizione “pacifista” manifestata in passato dal segretario della Lega cozza con quella di Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia e per una coalizione che si candida a guidare il Paese una frattura sulla più importante crisi internazionale verificatasi in Europa negli ultimi 70 anni sarebbe un vulnus molto grave. Ma soprattutto alimenterebbe preoccupazioni e dubbi sul posizionamento dell’Italia da parte dei principali partner internazionalii in Europa e Oltreoceano, che temono anche “ingerenze”, come già avvenuto in altri Paesi, da parte della Russia in campagna elettorale. «Il rischio fake news è altissimo, serve un codice di autoregolamentazione», conferma il dem e componente del Copasir Enrico Borghi. in Europa e Oltreoceano.

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