STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 luglio 2022

Risorse preziose ma non prive di rischi

 


L’Italia si lega sempre di più all’Algeria per le forniture di gas. Ma affidarsi al Paese nordafricano non mette completamente al riparo dai rischi: nemmeno da quelli geopolitici, visto che Algeri non solo è un fedele alleato di Mosca (tanto da non aver votato la risoluzione di condanna all’Onu dopo l’invasione dell’Ucraina) ma ha anche dimostrato di recente, nelle relazioni con la Spagna, di non disdegnare l’uso dell’energia come “arma”. Parte del gas extra che riceveremo nei prossimi mesi molto probabilmente in origine era destinato a Madrid, che ora è ai ferri corti con Algeri  per aver preso le parti del Marocco nella disputa sul Sahara occidentale: uno dei due gasdotti tra Algeria e Spagna, il Maghreb-Europe o GME, che transita proprio dal Marocco, non viene più usato da Sonatrach da novembre 2021, il secondo (il Medgaz) trasporta flussi sempre più ridotti e anche il Gnl algerino nei terminal iberici sbarca meno di un tempo. Risultato: Madrid ha importato il 39% in meno dall’Algeria nei primi 5 mesi dell’anno e la Russia è ora il suo secondo fornitore (superata dagli Usa). Il contrario di quanto sta accadendo da noi. L’Italia compra sempre più gas dal Paese nordafricano e conta di ricevere volumi crescenti in futuro. Gli accordi si succedono in rapida sequenza. In piena crisi di governo, Mario Draghi è di nuovo volato ad Algeri dove si prepara l’annuncio di ulteriori collaborazioni con Eni. Intanto abbiamo già portato a casa un’accelerazione dell’apertura dei rubinetti da parte di Sonatrach, preziosa per aiutarci a sopportare il crollo dei flussi di gas dalla Russia. Algeri ora si dice pronta ad anticipare al 2022 due terzi delle forniture extra che aveva promesso all’Italia: fin da quest’anno avremo 6 miliardi di metri cubi (Bcm) in più, invece dei 2 Bcm offerti ad aprile. E in seguito dovremmo ottenere altri 3 Bcm, visto che l’obiettivo – secondo quanto aveva riferito Eni – era di arrivare per gradi a un incremento di 9 Bcm entro il 2023-24, in modo da sfruttare appieno la capacità del gasdotto Transmed. Sonatrach in verità non aveva citato alcuna cifra. Nel suo comunicato di aprile (a differenza di San Donato) sottolineava piuttosto che l’Italia aveva acconsentito a pagare un prezzo più alto per il gas: un ritocco «in linea con le condizioni del mercato» e «in conformità con le clausole contrattuali». Quei 9 Bcm extra di gas per riempire il Transmed sollevano qualche dubbio tra gli analisti: se si considerano anche le consegne alla Tunisia, Paese di transito – la capacità libera sul gasdotto in realtà è di 7,8 Bcm, stima Aydin Calik, North Africa editor del periodico specializzato Mees. Ma il punto è soprattutto un altro. Perché Algeri possa davvero aumentare le forniture all’Europa (e non solo spostare il gas da un Paese all’altro) bisogna sperare che riesca a sviluppare in fretta le risorse: più in fretta di quanto corrono i suoi consumi interni, che aumentano del 4-5% l’anno. A questo proposito sarà cruciale il contributo di Eni, sia in termini di capacità tecniche che di denaro investito, nei giacimenti così come nelle rinnovabili: fa bene all’ambiente, ma serve anche a liberare gas per l’export.


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