STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 luglio 2022

Pomodori, caldo e siccità riducono la produzione già partita la raccolta

 

È partita ieri in Lombardia la campagna per la raccolta dei pomodori da sugo. Ed è partita con una settimana di anticipo, per salvare quanti più frutti possibili dalle temperature elevate e dalla mancanza di acqua che sta colpendo tutta l’Italia. La raccolta precoce non è però l’unico effetto del cambiamento climatico sulla produzione di pomodori italiani: a fine campagna, la produzione risulterà infatti diminuita dell’11% e sugli scaffali dei supermercati mancherà una bottiglia di passata su dieci. Le previsioni arrivano dalla Coldiretti, che ieri ha scelto la città di Casalmaggiore, in provincia di Cremona, patria del pomodoro Casalasco, per celebrare il via ufficiale alla raccolta. In Lombardia il pomodoro è coltivato su circa 7mila ettari, che si trovano per oltre il 70% tra le province di Mantova e Cremona. La siccità preoccupa soprattutto per le rese delle varietà tardive, mentre per quelle più precoci gli agricoltori sono riusciti a salvaguardare la crescita delle piantine garantendo le irrigazioni, in alcuni casi facendo scelte dolorose come quella di bagnare il pomodoro a scapito di altre colture come il mais. Nonostante questo, in alcune zone del Mantovano si prospetta già un calo delle rese di circa il 15%. A livello nazionale, il pomodoro da sugo è coltivato su circa 70mila ettari con Emilia Romagna, Lombardia, Campania e Puglia tra i principali conferitori. Coinvolge 6.500 imprese agricole e 90 di trasformazione e impiega 10mila addetti, per un fatturato di 3,7 miliardi di euro di cui più della metà realizzato grazie alle esportazioni all’estero. L’Italia rappresenta il 15% della produzione mondiale, è il primo produttore europeo davanti a Spagna e Portogallo e il secondo a livello globale, dopo la California. Nel carrello della spesa degli italiani entra una media di 20 chili a famiglia tra passate, polpe, pelati e concentrati. Oltre che dal calo delle rese per colpa del cambiamento climatico, la salsa made in Italy quest’anno è minacciata dall’esplosione dei costi. Secondo la Coldiretti gli aumenti fronteggiati dagli agricoltori vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio. Il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45%  per il cartone, del 60% per i barattoli stagnati. Rincara del 25% anche il trasporto su gomma, al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. Il risultato, dice la confederazione degli agricoltori, è che si paga di più la bottiglia che il pomodoro: per una passata da 700 ml, in vendita mediamente a 1,3 euro, il 53% si diluisce lungo i vari passaggi della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. «Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare - afferma il presidente della Coldiretti, ettore Prandini - con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore, anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione. Sono inoltre necessarie risorse per sostenere il settore in un momento di emergenza, fra guerra e siccità, che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare».

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