STUPIDA RAZZA

lunedì 18 luglio 2022

Le azioni collettive sono al palo, poche difese per i consumatori

 

Prese in contropiede. È forse l’espressione più adatta a definire la posizione delle Associazioni di tutela degli utenti e dei consumatori di fronte al caos aeroportuale di queste ultime settimane. Una situazione di fronte alla quale le associazioni non possono che agire ex post e con armi perlopiù spuntate. Carmelo Calì, legale di Confconsumatori, da anni si occupa di disservizi aerei e spiega: «La cancellazione del volo dovuta a uno sciopero dei dipendenti di una compagnia aerea, lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea, non rappresenta quella tipica circostanza eccezionale che può essere evocata dalle compagnie per esimersi dal rimborso (o compensazione pecuniaria che sia). Diverso il caso, per esempio, se lo sciopero è proclamato dal personale di una società di gestione degli aeroporti. In questo caso la Compagnia non ha alcuna responsabilità a fronte di eventi che sfuggono alla sua capacità di controllo». E a quanto ammontano le compensazioni pecuniarie? «C’è una sorta di tariffario. Sono 250 euro per voli sino a 1.500 chilometri, 400 per voli da 1500 a 3.500 chilometri e 600 per voli dalla distanza di più di 3.500 chilometri». Dal 19 maggio 2021 è entrata in vigore la nuova disciplina della Class Action che prima era disciplinata dal Codice del Consumo e ora è inserita nel codice di procedura civile. All’articolo 840 bis si stabilisce che i diritti individuali omogenei sono tutelabili anche attraverso l’azione di classe. Il diritto a viaggiare potrebbe essere identificato quale diritto individuale omogeneo. Avete pensato ad agire utilizzando questo strumento? «Non lo abbiamo mai utilizzato e c’è una ragione: si tratta di un istituto che in Italia è particolarmente complesso da padroneggiare. Lo stesso concetto di diritto “omogeneo”, fondamentale per poter procedere, è difficile da comprovare. Ed è proprio uno dei motivi per cui sono molti i casi in cui i giudici hanno ritenuto di non accogliere le azioni di classe. Cosa che rende le class action assai più vulnerabili di un’azione individuale, magari di fronte a un giudice di pace. Una tattica che potrebbe essere adottata – riflette Calì – potrebbe essere quella di raccogliere in un’azione di classe tutti i viaggiatori prenotati sul medesimo volo. Ma è ancora un’ipotesi di studio del tutto teorica». Anche per Marco Gagliardi, legale del Movimento consumatori l’ipotesi di azioni collettive è poco proponibile. «Allo stato attuale delle cose non riteniamo sia praticabile. Preferiamo altre forme di richieste di risarcimento individuali. Sicuramente meno costose e macchinose da allestire e statisticamente più premianti». Dal canto suo l’avvocato Simone Vellani che da Modena gestisce lo sportello nazionale Sos Turista di Federconsumatori conferma la gravità della situazione: «Abbiamo ricevuto un’alluvione di segnalazioni. E stiamo mettendo in campo le nostre risorse per raccoglierle e inviare le prime lettere di reclamo alle compagnie. Confermo che però almeno per il momento di azioni collettive o di class action non abbiamo ancora parlato, anche se non possiamo a priori escludere di farlo». Anche i privati però, sembrano confermare l’orientamento delle associazioni. Felice D’Angelo, Ceo di una start up nata nel 2019, dall’evocativo nome di ItaliaRimborso, 60 avvocati e convenzioni con 740 agenzie di viaggio in Italia, è scettico sulle azioni collettive: «Noi analizziamo caso per caso, sottoponiamo a uno screening severo ogni situazione che ci viene sottoposta e poi, se è il caso, partiamo con le azioni opportune iscrivendo la pratica a ruolo. Azioni collettive? Mai fatte: sono dispendiose e spesso vengono bocciate dai giudici». Chissà, magari verrà il momento in cui la fattispecie di diritto “omogeneo” potrà essere evocata per salvaguardare il diritto di chi viaggia a non dovere necessariamente subire vessazioni di ogni sorta da parte di tutti gli attori coinvolti nei suoi trasferimenti. Siano essi per lavoro o per diporto.

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