STUPIDA RAZZA

giovedì 28 luglio 2022

Lavrov in tournée nei Paesi africani

 

Nel pieno dell’i nvas io ne dell’Ucraina, Mosca continua a guardare all’Africa. È infatti in corso nel continente un tour del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che è arrivato ieri in Etiopia, dopo aver effettuato tappe in Egitto, Repubblica del Congo e Uga n d a . Nel suo incontro con il presidente egiziano Abdel Fatta h al Sisial Cairo domenica scorsa, Lavrov ha parlato di un rafforzamento della cooperazione bilaterale, sottolineando la crescente collaborazione tra i due Paesi nel settore dell’energia nucleare e affrontando anche la questione libica. Ricordiamo che Egitto e Russia hanno in passato sostenuto congiuntamente il generale Khalifa Haftar in Libia. E proprio la parte orientale della Libia - su cui Mosca mantiene una significativa influenza grazie ai mercenari del Wagner group - costituisce un trampolino di lancio per la longa manus del Cremlino sul Sahel: crocevia fondamentale per i flussi migratori diretti verso l’Europa occidentale. Flussi che i russi potrebbero presto usare per mettere l’Ue sotto pressione. D’altronde, il dossier libico è emerso anche durante la tappa di L av rov nella Repubblica del Congo (la prima volta di un ministro degli Esteri russo in questo Paese). «Voglio sottolineare il ruolo del presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou Ngue s s o, come presidente del Comitato di alto livello dell’Unione africana sulla Libia», ha affermato il ministro russo in una conferenza stampa lunedì, «Il presidente ha condiviso i suoi piani per organizzare una conferenza libica sulla riconciliazione nazionale nel prossimo futuro, alla quale inviterà tutti i rappresentanti delle principali forze politiche di quel Paese, senza eccezioni», ha aggiunto. Tutto questo, mentre ieri, nel corso della tappa in Uganda, secondo l’Associated Press, L av rov «ha affermato che il suo Paese sostiene la riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu per dare un ruolo più potente ai Paesi in via di sviluppo, compresi i Paesi africani». Attraverso una retorica terzomondista (e senza dimenticare la vendita di armi), Mosca punta a rafforzare la propria influenza sul continente per una serie di ragioni. Il Cremlino vuole innanzitutto consolidare ed estendere il suo blocco di alleati in seno alle Nazioni Unite: ricordiamo infatti che parte consistente dei Paesi africani non ha sostenuto le varie risoluzioni votate contro l’invasio - ne russa dell’Ucraina nei mesi scorsi. In secondo luogo, si scorge il tema energetico. La Repubblica del Congo è un notevole produttore di petrolio, mentre - come abbiamo visto - la Russia coopera con l’Egitto nel settore dell’ener - gia nucleare: quell’Egitto che ha recentemente firmato un accordo per consentire a Israele di aumentare la fornitura di gas all’Ue (un fattore che spinge probabilmente Mosca a voler rafforzare machiavellicamente la propria influenza sul Cairo). Ricordiamo inoltre che, poche settimane fa, Algeria, Niger e Nigeria hanno riavviato le trattative per il gasdotto transsahariano. Se il progetto dovesse prima o poi realizzarsi, la Russia potrebbe avvantaggiarsene, visti i suoi stretti legami con Algeri. In terzo luogo, lo abbiamo visto, non va trascurata la centralità del Sahel: area su cui anche la Turchia sta consolidando la propria influenza, a discapito della Francia. Non è quindi escluso che, nel loro prossimo incontro a Sochi il 5 agosto, Vladimir Puti n e Recep Tayyip Erdogan discuteranno anche del dossier africano: un dossier d’al - tronde significativamente connesso a quello della crisi alimentare, che si sta cercando di scongiurare attraverso i (traballanti) accordi di Istanbul, siglati la settimana scorsa. Non è d’altronde un caso che, nel suo viaggio, L av rov stia cercando di rassicurare i Paesi africani sulla delicata questione del grano. È anche su questo che si gioca la tenuta dell’influenza russa sull’area .

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