STUPIDA RAZZA

venerdì 29 luglio 2022

Gli agricoltori europei chiedono la revisione dei tagli Ue alla chimica



Cresce a Bruxelles l’opposizione al previsto giro di vite Ue sulla chimica in agricoltura. Nel corso dell’ultimo Consiglio agricolo, più di una delegazione degli Stati membri ha, infatti, contestato apertamente le misure previste dalla proposta di regolamento della Commissione sulla riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari in agricoltura. Il progetto legislativo della Commissione prevede che entro il 2030 il ricorso ai fitofarmaci dovrebbe essere tagliato in ambito Ue fino a un massimo del 50% rispetto ai livelli medi di utilizzo del periodo 2015-17 e comunque con una riduzione minima del 35% per ognuno degli Stati membri. Nei mesi scorsi più di un paese aveva sollevato obiezioni puntando in particolare sul fatto che la proposta di regolamento doveva essere presentata nello scorso aprile ma poi è stata rinviata per motivi legati alla guerra russo-ucraina e all'inflazione. Tutti accadimenti che già avevano provocato non pochi contraccolpi nelle agricolture europee visto il peso delle aree coinvolte nel conflitto nella produzione di fitofarmaci e a causa del conseguente rialzo dei prezzi. Ne è nato un dibattito all’interno della Commissione tra i favorevoli e i contrari a una revisione che ha visto per il momento prevalere gli oltranzisti del Green Deal. Almeno fino al consiglio della scorsa settimana quando sono emerse nuove critiche all’impostazione Ue. Le contestazioni hanno riguardato, in particolare, i metodi di calcolo utilizzati per fissare gli obiettivi di riduzione del ricorso alla chimica in agricoltura che non terrebbero nel dovuto conto né i risultati già ottenuti e né le specificità dei diversi sistemi produttivi. Un ampio numero di delegazioni ha poi posto l'accento su un altro aspetto chiave: e cioè che il giro di vite sulla chimica possa scattare solo in presenza di alternative per gli agricoltori valide sotto il profilo agronomico ed economico e che consentano di salvaguardare il potenziale produttivo. A questo proposito è stato più volte ricordato il caso francese. Parigi nel 2017 di fronte alla tabella di marcia fissata da Bruxelles per arrivare, in un quinquennio alla messa al bando del glifosato scelse, anche su iniziativa del presidente Macron, di anticipare a livello nazionale il divieto assoluto di utilizzo del contestato erbicida. Salvo poi, di fronte alle evidenti difficoltà produttive fare marcia indietro, con annessa giravolta presidenziale, e tornare all’ipotesi di un phasing out dal glifosato almeno diluito nel tempo. «Noi condividiamo i principi alla base della Strategia Farm to Fork – ha commentato il presidente di Agrofarma, Riccardo Vanelli – e in particolare l’obiettivo di una maggiore sostenibilità ambientale, ma non il metodo individuato per raggiungerlo. L’idea cioè di target quantitativi al ribasso che rischiano di penalizzare fortemente il comparto agricolo europeo e nazionale senza una reale visione sugli impatti che tali target potrebbero comportare in assenza di reali alternative. L'industria degli agrofarmaci investe ogni anno ingenti risorse (pari al 6% del fatturato) nella ricerca di soluzioni sempre più efficaci e meno impattanti. Abbiamo assunto anche l'impegno di investire 4 miliardi per la ricerca di agrofarmaci utilizzabili in agricoltura biologica e di 10 miliardi per lo sviluppo di tecnologie di agricoltura digitale in grado di minimizzare il ricorso alla chimica».

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